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domenica 3 febbraio 2019

Pasolini e il Caravaggio - Di Mario Pozzi

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Pasolini e il Caravaggio 


Non c’è nulla di più imparagonabile di Pasolini al Caravaggio “Michelangelo Merisi” da una certa critica, iniziando da Federico Zeri che ha detto delle idiozie non avendo evidentemente letto l’opera Pasoliniana, ma come si dice a Roma “non sapeva neanche dove stava di casa” E non è il solo e poi danno delle capre agli altri, quando belano i caproni, almeno avessero il vello d’oro da renderli Dei – ma come scrisse il Leopardi, oltre la vita c’è solo la sepoltura e Shakespeare – siamo solo pasto per vermi. 
Due personalità totalmente diverse e lontane tra loro che le separa uno oceano, ma un oceano di cultura. Pasolini classicista dedito alla tradizione “ solo nella tradizione è il mio amore”. I suoi studi sono prettamente umanistici anche se segue i corsi a Bologna di Roberto Longhi. Pasolini poeta, romanziere, critico letterario, cineasta e anche pittore abbraccia tutta l’arte della cultura – “la cultura sublime”. Caravaggio è soltanto un pittore anche se geniale ed è rilegato al suo tempo storico. Pasolini supera la storia, come la superata il Petrarca e il leopardi finché esisterà il barlume del tempo umano. Anche le vite sono state totalmente diverse e non si può neanche paragonare le loro morti avvenute in circostanze totalmente dissimili. Caravaggio morirà fuggiasco e di stenti malato di febbre malarica sulla spiaggia della Feniglia. Pasolini verrà ucciso selvaggiamente in modo atroce esordito da un complotto. “Dirà in una sua poesia - amo talmente la vita che non mi porterà nulla di buono”.
Il Caravaggio vivrà sin dall’infanzia in estrema solitudine e povertà, ed era estremamente ateo, viveva per se stesso prendendo la vita come veniva, dal carattere ribelle e indisciplinato, incurante di ogni regola, frequentatore di bettole e puttane e amava i fanciulli. Nei suoi quadri non c’è nulla di religioso, erano rappresentati da gente che viveva nelle bettole e nella strada e per dipingere le madonne adoperava le prostitute. Le luci dei suoi quadri vengono dettate dagli ambienti che frequentava, nel suo periodo esistevano solo le candele e i lumi a petrolio che formavano il buio e i chiaroscuri e anche le bettole erano sempre in penombra, essendo uno di loro la luminosità dei suoi dipinti vanno a dar luce ai loro visi e ai corpi dove tutto il resto è rilegato alla penombra. Gli esempi sono molteplici. Prendiamo la conversione di San Matteo che si trova nella cappella Contarelli – Roma. Non ha nulla di religioso è una semplice disputa di denaro in una bettola dove per questioni di soldi il personaggio che conta il denaro è a tasta bassa, e i due personaggi che entrano in piedi uno indica il gabelliere, l’altro il complice che non a caso possiede una spada come se li avessero derubati, gli altri tre uno è vecchio sta a testa bassa come fosse un complice, l’altro indica il gabelliere per discolparsi e la luce cade sul viso del fanciullo illuminandolo. Caravaggio o si riferisce a se stesso, oppure illumina la sua debolezza per i fanciulli come nel Bacco, David con la testa di Golia, il suonatore di liuto, San Giovanni Battista, fanciullo con cesto di frutta, i bari ecc … L’esempio più lampante è la Madonna dei pellegrini nella basilica di sant’Agostino a Roma. Una prostituta con bambino in un angolo di Roma e i due inginocchiati, uno dei pellegrini evidenzia i piedi sporchi per dare realtà alla miseria e al degrado umano. Era il secolo della chiesa cattolica e il Caravaggio era costretto a rappresentare i suoi canoni per sopravvivere.
Pasolini spiega benissimo la sua mancanza di affinità con il Caravaggio “lo prendo dal blog di Bruno Esposito – la luce del Caravaggio”. Pasolini - tutto ciò che io posso sapere, intorno al Caravaggio lo disse Roberto Longhi che appresi dalle sue lezioni.

Cosa ha inventato il Caravaggio. Pasolini è una domanda che nemmeno mi pongo per pura retorica, non posso che attenermi a Roberto Longhi. Nell’articolo ripete in una sintassi diversa “tutta propria” quello che ho descritto sopra. Ed essendo un cineasta parla di profilmico, cioè la presa di coscienza della realtà, la realtà del cavalletto, come la realtà della macchina da presa che ha davanti l’oggetto come la concepiva Pasolini. E il Caravaggio usando la sua realtà “quella che ho descritto sopra” rompeva lo schema tradizionale per entrare in un mondo tutto suo dove regna la sua stessa infelicità. Pasolini scrive: “ qui i tratti popolari e realistici dei volti si levigano in una caratteriologia mortuaria; e così la luce, pur restando così grondante nell’attimo del giorno in cui è colta, si fissa in una grandiosa macchina cristallizzata. Non solo il bacchino è malato ma anche la sua frutta. E non solo il Bacchino, ma tutti i personaggi del Caravaggio sono malati, essi dovrebbero essere per definizione vitali e sani, ma hanno invece la pelle lacerata da un bruno pallore di morte”. Con questo scritto si differenzia l’enorme veduta della vita da quella del Caravaggio. I primi romanzi e le prime poesie di Pasolini sono l’esaltazione della vita e dei suoi personaggi e della natura sia rurale che contadina. “Periodo Friulano”. Anche nella sua discesa a Roma la distanza è abissale sia nelle poesie, sia nei romanzi, sia nei film. Io Mario Pozzi sono stato un borgataro –“un ragazzo di vita” e sono testimone della immensa felicità che abbiamo provato di vivere quella vita “la vita che bastava a se stessa, nei suoi mattini pieni di luce e nelle sue notti stellate, assaporando la libertà dell’esistenza quotidiana”. Ed è questa vita che Pasolini descrive nelle sue due raccolte di liriche – le ceneri di Gramsci e la religione del mio tempo e nei film cosa sono le nuvole e la terra vista dalla luna. Paolini era un medievalista “ trilogia della vita” dove nel Decameron si rifà a Giotto e tutto il film si ispira allegria popolare come esaltazione della vita. in mamma Roma il ragazzo morto è preso dal cristo morto del Mantegna. Nella ricotta la scena della deposizione è presa dalla pala di Rosso Fiorentino e di Pontormo due pittori manieristi del cinquecento pieni di luce. La luce come la intendeva Pasolini era una luce viva dettata dalla luce della vita. Nell’ immensa opera Pasoliniana non c’è nessun riferimento ai dipinti del Caravaggio.

Accademico Mario Pozzi
anno domini 2019


Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi

1 commento:

  1. Estupendo comentario que me lleva a un entendimiento mas pleno de la obra pasoliniana. Agradecido.

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