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domenica 13 dicembre 2020

Pasolini, la sceneggiatura-racconto dimenticata - La (RI)cotta

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pasolini, la sceneggiatura-racconto dimenticata - 
La (RI)cotta - inedito
Film non realizzato
racconto
L'Unità, domenica 6 dicembre 1964
Disegni di Bruno Caruso 

(Trascrizione curata da Bruno Esposito)


 
1°)   Vedrete un salone liberty. Dentro vedrete i < Parenti > (< Parenti tutti >), in due file, davanti i più bassi dietro i più alti. Vedrete che saranno tutti brutti. Li vedrete ballare il twist (1963).
come color che un colpo al basso ventre piega in avanti col sedere indietro. e furba beatitudine negli occhi. 
Li sentirete lanciare urla e vociferazioni con l'accento dell'Adalgisa, mentre lei, la marchesa Crespina Agnellini in Pirelloni,
"la sigherà adiritura in milanes". 
Nella colonna sonora prevarrà, con festosità reiterante prossima a litania, l'allocuzione famigliare
< Viva il nostro Papà >

2°)  5 o 6  PPP del principe De Curtis, il Papà, i cui effati celtici al telefono sveleranno anche al pubblicò più cretino (< in via di sviluppo >) i seguenti dati:
a) egli è un grande industriale milanese, e
b) sta per lanciare un nuovo prodotto e quindi si accinge a condizionare alcuni milioni di connazionali,
c) nel frattempo sta portando a termine un affare (speculazione edilizia, vendita di un'intera strada con palazzi del Settecento e dell'Ottocento) per il valore di vari miliardi,
d) sta seguendo una campagna elettorale per le elezioni amminitrative in < una città del Tacco > , dove ha intenzione di impiantare una succursale della sua industria, cercando un uomo di paglia tra gli avvocati del posto,
e) che è anche Presidente di una grande casa di Produzione cinematografica, il cui film < Botte ai buoni borghesi > di prossima programmazione in Italia, lo preoccupa per i suoi contenuti politico-religiosi, e che quindi decide
f) di andare, si, ad assistere alla lettura di poesia da Bagnacàudi, del poeta soggettista del film (per ragioni di flashes pubblicitari), ma contemporaneamente
g) di far venire davanti al Sacrario della poesia un gruppo di giovani del Comitato italo-isterico (appendice attivistica del P.I.S.C.I.O.), per coprire di ignominie e insulti il poeta, e infine
h) di interessare un avvocato per far fare una denuncia contro quello stesso poeta: nella sfilza dei reati di vilipendio, ce ne sarà qualcuno di cui incriminarlo, quel poeta del cavolo!

3°) Contro la cornea il < twist del boom > ....... adesso nel ballo dei subnormali ipersviluppati si sentiranno lacerti di osanna al Capitalismo all'antica altro che Neo-Capitalismo e Centro-Sinistra altro che Giovanni XXIII e Giovanni XXIII . viva la < Edison >, porca miseria !

4°)  Libreria Bagnacàudi.   Int. Giorno.  II poeta sta leggendo dei versi impegnati davanti al pubblico intellettuale, tra cui il principe de Curtis, che da ora in poi chiameremo Mater Danarosa.
Dall'esterno si sentono, grida, botti, pernacchie ecc.
Crescono, crescono, della gente esce ecc. Tafferugli. Intervento polizia.

Libreria Bagnacàudi. Est. Giorno. I giovani del Comitato Italoisterico, in C. L., racchioni, ciccioni, bagoloni, mosciardoni, coglioni, coi cartelloni:
« Viva Papà »,
< Viva la Terra Madre >,
«Viva la moralità»,
« Viva tutte le parole con le iniziali maiuscole » ecc. 
Gazzarra, pugni, indignazione ecc.
La Mater Danarosa che guarda col mistero e il distacco del padrone.
Il suo mistero e il suo distacco si fanno poi fisici, concretandosi in un movimento che lo portano ai margini del caos increscioso, sotto gli alberelli della grande Via della Dolce Vita, e li, ah e ll...

... Una bambina, una bambina dagli occhi di pane fresco, di mare pescoso, azzurri come un cielo rovesciato — d'una purezza che colpisce in pieno petto come un pugno, silenziosi, spalancati, severi, candidi. (Una bambina stracciona che va chiedendo l'elemosina suonando il violino, secondo la tecnica di Charlot).

Il Mater Danarosa domanda, " e lei risponde, con la diligenza della  timidezza: il nome, il cognome... una vocetta innocente, piena di tutta l'allegria del mondo fuori dalla. storia... Suo padre si chiamava Stracci, è morto sulla croce... si, è morto sulla croce facendo in un film la parte del Ladrone Buono... e morto di fame, o di indigestione, per aver mangiato troppa... RICOTTA... Nel dirlo ride e piange... Poi ricomincia a suonare la sua canzoncina al violino, con la vecchia nonna sorda accanto... Piano piano la canzoncina si muta in un sublime motivo di Bach, e i Primi Piani del Mater Danarosa e della Bambina si alternano mille volte.

5°) Vedrete una borgata, non lontana dal cuore di Roma, anzi, a due passi da San Pietro. La cupola di San Pietro, la vedrete, è sempre li, in fondo ai praticelli zellosi, agli spiazzi secchi, agli ammucchiamenti ubriachi di baracche, ai montarozzi d'immondezza, alle stradine tra le frattacce sventrate: e, intorno, la visione dei grattacieli appena alzati, opere della nuova ricchezza, baciati dal sole.

Il Mater Danarosa scende (lunga carr. indietro) dalla sua macchina, e s'interna in quel letamaio, candido al sole.
Cerca la Bambina Stracci.
A ognuno a cui domanda indicazioni, dà un mucchio di soldi liquidi (sempre secondo la tecnica classica; un balletto se vogliamo un po' zavattiniano, insomma: poveri matti, e soldi che volano come uccellacci al sole della borgata).
Finalmente la Bambina Stracci è scovata, nella sua baracca orrenda, di legno putrido e secco come baccalà. E li il Mater Danarosa vuol sentirla suonare. I PP. del Mater Danarosa e della Bambina si alternano mille volte, straziati, ridotti a polpette di tenerezza dalle celesti iterazioni di Bach.


6°) Torna l'idea del twist del remoto '63. Twist di vipere scatenate, che ballano
come color che un po' di pepe al culo fa rotear sul perno della pancia ritratti, come vèrmini acciaccati.
Il dolore è quello della perdita della certezza del capitale nell'incertezza esistenziale.


7°) Ma lui il Danarosa è diventato da capitalista neo-capitalista, per ragioni di < storicità interiore >, in qualche modo mistica — che altre non ce n'è, se non le botte — e la vecchia Pietas, l'Amore dell'epoca antropologica classica, si sono trasformati in Azione. Ma di ciò in seguito. Per ora, al posto delle baracche, il Danarosa sta facendo progetti per costruire - palazzine moderne, ', con Supermarket, asili' infantili e. tutte quelle cose lì.
Intorno i baraccati son tutti contenti, e scrivono cartoline in Calabria e in Sardegna per fare venire i loro parenti ecc. ecc. (gags per Zavattini o Sonego).
L'amore ipostorico del Mater per la Bambina Stracci (che sarà l'Angelo in un film sul Vangelo - nota dell'a.) è al culmine, sempre sotto il segno della musica sacra dei tempi antropologicamente umani. Tanto al culmine, che i fratelli Stracci, che sono andati fin dalla più tenera età a Scuola da Paraguletti, pensano di fargli un ricatto... E i soldi volano, volano, nel sole di stoccafisso del mondo della fame.


8°) La marchesa Crespina  Agnellini in Pirelloni, coi parenti tutti, si sono tatuati, si sono messi le penne in testa, e hanno afferrato l'ascia di guerra. La musica del twist e ora un arrangiamento dal < Rigoletto >, ' e, ballandolo, gli allievi dei Gesuiti e delle Dorotee, lanciano urla selvagge, contro l'ex-Papà:
PAZZO PAZZO PAZZO PAZZO! 
FONDU 

9°) Rappresenterò, a questo punto, in totale, il sacro silenzio del tribunale. La gloriosa sala liberty, che sarà nei prossimi decenni dedicata ai bagni turchi, ma che intanto rappresenta ancora la maestà nazional-dannunziana in tutta la sua tragica bruttezza.
Rappresenterò, in C. L., col massimo rispetto, l'ingresso dei giudici ecc.
E, a sorpresa, nel silenzio rispettoso, il PP. del regista del film < Botte ai buoni borghesi >, che adocchia la Bambina Stracci (testimone).
Egli è fulminato da un'idea: scoprirla, lanciarla, farne una Diva! Chiama i fotografi, paparazzo grande fra i paparazzi piccoli, e flash, flash, flash, la Bambina Stracci è eternata nell'ambiente contro Crocefissi e Toghe, col suo sorriso di terre arabe, zucchero azzurro.
Rappresenterò poi, facendo andare la macchina a 12, secondo l'epica accelerazione chapliniana, la sfilata dei testimoni. A tutta velocità sfileranno uno dopo l'altro i Parenti Tutti, vomitando, come scariche sberleffi e orrende accuse di PAZZIA all'ex-Papà — che se ne sta col suo scucchione come un Cristo sul banco degli imputati. Alla fine di ogni testimonianza, ognuno rende concreta la propria esecrazione morale, prendendo una torta di RICOTTA da un vassoio retto li accanto da un vecchio servo di  famiglia, e gettandola, pànfete sulla faccia del rispettivo padre, zio, nipote, fratello, cugino, cognato, suocero, genero: toh, prendi, matto, prenditi questa ricotta in faccia, e va via, va a durmi, matto, mat d'un : mat, d'un mat, d'un mat! .


DISSOLVENZA
"Adesso tocca testimoniare al Poeta: la macchina va a velocità normale, e nella pace della luce che filtra dal dolce mondo, giù dai davanzali di vainiglia, egli dice le ragioni della Pazzia del vecchio Capitalista lombardo, sulla via del neo-capitalismo al di fuori della razionalità, per un vecchio sentimento d'Amore, destinato rapidamente a invecchiare nel futuro del mondo reale del neo-capitalismo, dove, a mascherare la brutale realtà delle cose, i sentimenti dovranno essere definitivamente finti.

DISSOLVENZA
Un urlo di rapace annuncia che la Corte rientra; e, sempre nel massimo rispetto consentito dall'architettura nazional-termale, la Corte pronuncia il verdetto:



INTERDIZIONE. 

10°) Un manifesto per le strade — quelle per cui passava Arcibaldo nell'America degli Anni Trenta: sul manifesto campeggia lo scucchione del Mater, che, onesto, mortificato, chiotto, volge intorno gli occhioni da interdetto, mentre sotto, occhieggia la scritta delle vipere:
« Cattolici, ' non votate più ' ' Mater Danarosa: egli vi tradisce con i social-comunisti »
(ogni riferimento a un manifesto simile apparso l'anno scorso, contro Fanfani o Moro, ad opera del MSI è puramente casuale). 
Il Mater in carne e ossa passa ' davanti alla sua effige: senza più la sua macchinona, a pedagna, col cavallo di San Francesco, e piuttosto male in arnese. Schierati davanti a un Liceo, i mammoni, bagoloni, racchioni, coglioni coi loro cartelloni, lo guardano, con l'ironia dei prodi, degli intatti, che benché squisiti fiori di borghesia, possono concedersi la violenza militaresca e popolana della viril pernacchia.
E lo < spectaculum vulgi >, se ne va, col suo scucchione, seguito da un coro di pernacchie nazionali, per la Via del Barbone.


11°) E' la strada che porta nel mondo umanistico dell'Amore. La borgata polverefango dominata dalla cupola oromarmo. Cerca di Baracca in baracca la sua Bambina Stracci, l'angelo dagli occhi di pane che fu emblema di quell'Amore: ma non ha più soldi, per ottenere informazioni: deve mendicarle. (Balletto zavattiniano alla rovescia, con secco, rapido, significativo, esplicito < voltar di spalle» da parte della gente già beneficiata, che dà chiaramente a divedere come nei film americani di Capra, i suoi sentimenti nuovi, che sono di sufficienza, disprezzo e noia contro l'ex benefattore. Il buon selvaggio è cattivo. E perchè dovrebbe essere buono?).
Arriva, il Mater, al tugurio degli Stracci: ma la Bambina non c'è. E' laggiù, nel cielo delle Gaioni, delle Sandrelli, delle Spaak. Qui c'è un mucchio di parenti maschi venuti da Sardegne e da Calabrie, neri, ancora, e torvi, perduti come lupi nella loro alloglossia.


12°) Twist di trionfo del Parenti [tutti con osanna osanna al Corriere della Sera e appelli alle ombre di Balbo e di Schuster...........


13°) Il Mater è ora un barbone, e da bravo barbone, vaga per il fango e la polvere della borgata, lungo il filo bruciante di sole dei grattacieli lontani. E' brutto, brutto ch'el fa spavent, co la palandrana, i scarp che paren cos, la barbacia longa de tre di.
Il gà fame, povareto. Mannaggia, non ciò un c... da magna. Va parlando da solo sotto una scarpata, piena di manichi di vasi da notte, bottigliette di medicinali, ovatta sporca di iodio, fondi di ceste marce, carogne di gatti coi dentini scoperti... Finalmente trova un secchio di immondezza, e cerca li dentro se trova qualcosa da mangiare. Arriva anche un cane, che ha le stesse intenzioni. Ma indugia un po' per ragioni di delicatezza, facendo finta di essere li per caso, stirandosi, e leccandosi le labbra distrattamente. Ma il Mater gli fa posto, e cosi cercano tra l'immondezza - insieme da buoni compari. Cercano, capano, ogni tanto mangiano qualcosa: e, intanto, cominciano a scambiarsi qualche parola. Il Mater si sente vicino alla fine, e vorrebbe lasciare le sue ultime volontà a quel solo casuale amico delicato. Ma... non ha « ultime volontà »: non ha che il desiderio di averle... Cerca, cerca, costernato dentro di sé,  ma non trova parole per esprimerle, né come capitalista, né come barbone. Non sa niente, lui, non sa quello che gli è successo, non sa quello che è successo, e succederà, al mondo, quali siano le ragioni dell'ingiustizia, del dolore, dell'amore e della mancanza d'amore. C'è dentro, in tutto questo, ma non Io sa. Cosi muore, senza lasciare neanche una parola.
Il cane, povero santo, mormora una preghiera (o se questo dovesse suonare vilpendioso alla religione, un elogio funebre laico): poi se ne va, su per l'erba che incrosta come una rogna la scarpata.
Pier Paolo Pasolini

(Trascrizione dal cartaceo curata da B.Esposito




Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi

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