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lunedì 14 dicembre 2020

Pasolini: < ...Dare scandalo di mitezza >. Di Adele Cambria

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




< ...Dare scandalo di mitezza >. 
«Non ho cambiato una parola del testo sacro» 
Un incontro con Pasolini dopo il successo del film 
Venezia. 4 settembre.

(Trascrizione curata da Bruno Esposito)

 (Nostro servizio particolare)

< ...Dare scandalo di mitezza >. 

Queste parole sono in una bella poesia di Pasolini dal libro La religione del mio tempo — e paiono adatte i descrivere il punto in cui s'è trovato il regista, oggi, dopo che s'era visto il suo film, Il Vangelo secondo Matteo: a doversi difendere cioè dall'accusa di mitezza, di avere fatto un film, secondo alcuni, puramente religioso. E a Questo proposito si citava, contro Pasolini, la dichiarazione del direttore dell'ufficio cinema della «Pro Civitate Christiana»: 


«...Un film assolutamente positivo per contenuto di fede, per limpidità morale e fedeltà al sacro testo ». 

«Come può un marxista — è stato domandato a Pasolini fare un film cattolico?». 

Di primo impeto, il regista ha domandato, a sua volta: 


«Perché un marxista non può essere religioso? ». 

La risposta dello scrittore provoca un'altra citazione delle sue poesie: Le ceneri di Gramsci, dove dice: 


«....Lo scandalo del contraddirmi, dell'essere — con te e contro di te... ». 

« Questo conflitto — gli è stato domandato — è ancora vivo in lei, e potrebbe essere una giustificazione del suo film? ». 


«Molte cose sono cambiate negli ultimi anni — ha risposto Pasolini — ma come schema questa poesia può valere anche per il film... » 

S'è continuato dopo a parlare, con il regista, con l'interprete de II Vangelo, lo spagnolo Enrique Irazoqui, sulla spiaggia del Lido. Altre domande polemiche a Pasolini:

«Nel film manca tutta la parte rivoluzionaria che lei dice vi sia nelle parole di Cristo... ». 


«Allora avrei dovuto fare un altro film: inventare situazioni, linguaggio, tentare di raffigurarmi la società del tempo, e le cose che vi accadevano. Io non ho voluto fare un film storico: ho voluto semplicemente trasporre sullo schermo un testo poetico, letterario, che è il " Vangelo secondo Matteo " Il tema del mio film è il mito di Cristo, non la storia di Gesù Cristo ». 

Non è un film storico: anzi non c'è nessuno sforzo di ricostruzione cronologica, nel film. 

« Non avete visto — interroga Pasolini — che le bambine di Gerusalemme hanno gli orecchini della prima comunione delle bambine di Matera? » 

perché tutte le scene di Gerusalemme sono state girate a Matera, e Betlemme invece è un villaggio della Lucania, Barile, e il tempio — da cui vengono scacciati i sacerdoti dal Cristo — è un castello normanno delle Puglie. 

«Ciò che mi interessava — dice Pasolini — era di creare un equivalente dello strato popolare, della gente semplice, in mezzo alla quale ha vissuto Cristo. E mi è sembrato che i meridionali, pugliesi, calabresi, lucani, fossero i più adatti »

E' anche la ragione per cui, nel film, il popolo che segue Cristo parla con le cadenze dialettali del Sud. E la vergine giovinetta, ricciuta, bruna e seria, è una ragazza di 16 anni. 

Sono stati cinque mesi di fatica e di felicità, per Pasolini, dirigere questo film era contento, anche, perché lavorava tra amici: il poeta Alfonso Gatto è l'apostolo Andrea, lo scrittore Enzo Siciliano è Simone, Natalia Ginzburg l'autrice di Lessico famigliare è Maria di Betania e poi, nel film, lavorano altri letterati da Mario Socrate a Francesco Leonetti (un molle Erode), a Giorgio Agamben, e la madre del Cristo in croce è la madre del regista: Susanna Pasolini. 


«La casa è piena — ha scritto il figlio, per lei — delle sue magre membra di bambina, della sua fatica... è una povera donna, mite, fine — che non ha quasi il coraggio di essere — e se ne sta nell'ombra... con i suoi radi capelli, le sue vesti dimesse...». 


Il Cristo, Pasolini l'ha scelto, dopo mesi che lo cercava in questo ragazzo spagnolo Enrique Iraaoqui, venuto da Barcellona, dove studiava (e studia) economia politica e storia all'Università, a Roma in vacanza. Aveva potuto leggere in Spagna, dove sono proibiti, un libro dello scrittore. Voleva conoscerlo, e una mattina andò a bussare a casa sua, a Monteverde vecchio, come fanno in tanti. 
Enrique ha vent'anni, una faccia che pare dipinta da El Greco, olivigna tra densi capelli neri, e la nuova passione per la tecnica, le scienze esatte, gli studi scientifici, che caratterizza i giovani spagnoli, oggi: i quali pensano di ritrovare, nella scienza, la salute privata e pubblica. 


«Non farò nessun altro film — dice Enrique — a me piace vivere per conto mio, non per conto degli altri, non all'aria aperta... Si, mi è piaciuto farlo, soprattutto perché ho potuto conoscere un uomo come Pasolini. e anche altri suoi amici. Ma credo che dovrò tornare a vivere a Barcellona ». 

Adele Cambria
La Stampa
Sabato 5 settembre 1964




Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog

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