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lunedì 22 marzo 2021

Pasolini voleva essere compreso - Di Maria Vittoria Chiarelli.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Pasolini voleva essere compreso 
Di Maria Vittoria Chiarelli.
( Tratto da una conversazione tra me (Bruno), Dario (Amico) e Maria Vittoria ( Amica autrice del commento )


Ecco cosa succede quando si ama sinceramente e, ribadisco, sinceramente uno scrittore che, volente o nolente, ha illuminato con tanti percorsi di intelligenza e di poesia la vita di tutti noi. Contraddittorio Pasolini? Ma certo, ci mancherebbe altro! Come si fa ad esprimere cultura senza contraddizioni? Credo profondamente che a Pasolini fosse estranea completamente ogni tentazione al successo "che è una cosa brutta per un uomo", ma la comprensione la voleva eccome, quella comprensione fraterna che viene dallo studio libero, dal confronto senza pregiudizi, dallo sguardo puro, senza conformismi. Pensare con la propria testa, esattamente come manifesta Bruno, quando dice che non sempre è d'accordo con il Poeta. 

Orgoglioso? Sì, ma io lo intendo come il narcisismo necessario per farsi capire, nel mettere a nudo il proprio pensiero, nell'esporsi, nel provocare sommovimenti fertili di idee, per prepararsi ad azioni ragionate. Pasolini era fautore di una cultura che si fabbricava in "officina", che si sperimentava in ogni momento, che scrive nuove piste tra radicamento nella tradizione e proiezione nel "sogno di una cosa".

L' arbitrio capitalistico che voleva imbrigliare la cultura dentro gli interessi economici non faceva parte del mondo che voleva e sognava Pasolini, ma inevitabilmente bisogna attraversare le strade del "nemico" , cioè quei circuiti che non approvi, ma ti ci ritrovi, sempre con la preoccupazione di comunicare ed essere compresi. Questa è la funzione di un intellettuale. Ma Pasolini , da disorganico qual era, li ha sempre evitati poi, gli sono risultati repellenti, tanto è vero che nel 1968 ha ritirato il suo libro "Teorema" che diventerà uno dei suoi più bei film: la lingua e il messaggio che il testo veicolava, aveva trovato altri codici per arrivare alla mente di tutto noi, perché Pasolini aveva la capacità ed una competenza consolidate con umiltà, ripeto umiltà, di esprimersi con una pluralità di linguaggi , che , se permettete, non è da tutti.

Carissimi amici, Pasolini si è consumato nell'arte della comunicazione, fino ad arrivare a rappresentare la "parola" in teatro con una traccia stilistica che ancora oggi ci fa riflettere e proponendo temi così universalmente densi del significato ultimo della nostra presenza su questo dannato mondo, che nessuno si può sottrarre a tali urgenti interrogativi.

Ancora: "Pasolini lercio, perverso, insano nella condotta, frequentatore del fango e dell'orrore sulla terra, ma uscito indenne da tutto questo per elevare il suo spirito verso la celestialità della più candida e meravigliosa poesia?" Giusto? Ho compreso bene? Alcune volte mi chiedo: come fa un Poeta che si esprime con una pluralità di linguaggi per esprimere poesia, a non scendere all'inferno? Perché è proprio lì lo "zoccolo duro" contro cui sbattiamo ogni volta con i nostri sistemi astratti di pensiero. Pasolini è sceso nel fango, ma non si è sporcato, come giustamente afferma Dario, utilizzando l'aggettivo "indenne", perché lui era una persona pura e si manifestava come pura, cioè sinceramente interessata al vero progresso dei più umili: riusciva a vedere, lui un borghese, la grazia ed un potenziale di palingenesi, laddove noi avremmo visto soltanto degradazione, abbrutimento e atteggiamenti violenti che pure ha subito. Ma ha continuato per la difficile strada della conoscenza della realtà: anche adoperando i mezzi che la borghesia gli offriva ( e negava continuamente, occorre ribadirlo); la sua umiltà e la sua ricerca di fraternità lo portavano ad affiancarsi a persone sensibili ed aperte come lui che avevano compreso le sue finalità culturali profondamente connotate da un'ansia davvero pedagogica, da poeta civile, assetato di socratica verità, non da trasmettere, ma da far emergere dentro di noi, senza falsi pregiudizi, e quindi con uno sguardo pulito. Pensiamo ai suoi compagni di strada, come Alfredo Bini, Dante Ferretti, i meravigliosi maestri della fotografia, che lo hanno così bene saputo raccontare, l' "eroico" Tonino Delli Colli, i fratelli Citti.

Insano nella condotta: ebbene, mi fa male quest'espressione! Ma non perché voglia fare di Pasolini, un santino, ma perché proprio non gli appartiene. Pier Paolo ha pagato amaramente la sua solitudine, l'ha spiegata, l'ha rifiutata e l'ha accettata a più riprese nel corso della sua vita e, infine, l'ha rivendicata come cifra assoluta del suo essere, da cui scaturiva il suo particolare sentire la realtà e sentirsi "carne e cielo" nella profondità delle sue viscere. Perché Pasolini voleva conoscere con il suo corpo ed il contatto con i corpi: i corpi erano terreno di conoscenza ed il sesso la forma più alta di conoscenza, istintiva , naturale, immediata. La vera violenza è stata perpetrata dal potere dei consumi che ha stravolto quei corpi, rendendoli irriconoscibili. Questo suo percorso, per quanto possa scendere nelle fibre della degradazione, non può macchiare, ( passatemi questo termine cattolico, così forse ci capiamo), perché lui non conosceva violenza e non ha mai esercitato un atto di violenza in vita sua. Si esponeva alla violenza e lo sapeva e si sarà pure difeso in molte occasioni: ma gli vogliamo negare l'istintiva reazione a proteggersi? Non era un martire per vocazione, Pier Paolo!
Tutti i suoi atti di vita sono stati una ricerca della verità, un progetto di progresso, attraverso le vie dolorose delle contraddizioni, delle abiure, delle analisi spietate. Eppure Pier Paolo era nato per essere gaio e gioioso e forse lo è sempre stato, nonostante tutto.

Maria Vittoria Chiarelli.


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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