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venerdì 20 febbraio 2015

Caso Pasolini, parla l’ex generale del Ris Luciano Garofano - di Simona Zecchi

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



 
Ciao Eretico
nella ricostruzione della storia di questo Cold Case non si può omettere la richiesta di archiviazione sottoscritta il 28 gennaio 2015 dal P.M. Minisci.
Visto l'articolo 415 c.p.p. viene in sostanza affermato che non ha senso continuare ad indagare, che non è possibile rinviare alcuno a giudizio, e che nulla di nuovo è venuto fuori in 5 anni di indagini.
Noi non siamo stati d'accordo. Per molti motivi. E ti spiego perché.
Leggendo la richiesta di archiviazione per intero e l'intero faldone con 5 anni di indagini, abbiamo potuto constatare che i Carabinieri hanno svolto un lavoro eccellente. Deve per noi essere approfondito.
Per la prima volta sono stati eseguiti accertamenti tecnici sui reperti al RIS di Roma e molte cose sono venute fuori. Tante altre però abbiamo chiesto che venissero espletate.
Molte piste sono state seguite. A nostro avviso andrebbero ancor più circoscritte.
Per questo abbiamo lavorato, e l'Avvocato Maccioni in ciò ha fatto un lavoro straordinario, per preparare la nostra istanza di opposizione alla richiesta.
Non si archivia una vita così.
Simona Ruffini criminologa.

 
 

Caso Pasolini, parla l’ex generale del Ris Luciano Garofano
  Il cold case sull’assassinio di Pier Paolo Pasolini ha attraversato gli sprazzi ampi di due secoli, 1975-2015. Quarant’anni non sono pochi, eppure il caso ogni volta non cessa di lasciare innumerevoli interrogativi, anche quando le azioni giudiziarie che lo riguardano sembrano avere il crisma del rigore. L’archiviazione delle indagini richiesta dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal pm Francesco Minisci di Roma deve ancora vedere apposta la parola "fine" sul fascicolo. Secondo ciò che è trapelato il 6 febbraio scorso, si sarebbe arrivati alla richiesta d’archiviazione a causa dell’impossibilità di attribuire le identità dei 5 profili genetici individuati dal Ris sui reperti esaminati.

Nel corso dei 5 anni di indagini preliminari, gli elementi apportati come eventuali indizi su cui indagare sono stati diversi; diversi anche i nuovi testimoni che si sono avvicendati, alcuni molto attendibili; persino l’omicida ufficiale Pino Pelosi (che per la prima volta aveva deciso di collaborare con le autorità giudiziarie) ha fatto la sua parte. Sarà ora il Gip (Giudice per le indagini preliminari) a proferire l’ultima parola: se continuare a indagare ed eventualmente arrivare a un processo attraverso dei rinvii a giudizio, oppure mettere un sigillo giudiziario definitivo ai fatti avvenuti la notte fra il 1° e il 2 novembre del 1975, quando il corpo massacrato dello scrittore e poeta fu rinvenuto all’alba all’Idroscalo di Ostia.

Intanto l’avvocato Stefano Maccioni che rappresenta un familiare di Pasolini, il musicista Guido Mazzon, nella denuncia presentata per riaprire il caso, ha depositato l’istanza per l’opposizione all’archiviazione. Lo ha annunciato sul suo profilo Facebook la criminologa Simona Ruffini che insieme all’avvocato Maccioni, nel 2009, depositarono la richiesta di apertura delle indagini lavorando su nuovi elementi.

Intervistato da Lettera35, Luciano Garofano, l’ex generale del Reparto investigazioni scientifiche dell’Arma, racconta la sua esperienza in merito alla consulenza da lui svolta per il Comune di Roma.

 
Generale Garofano quando ha iniziato a occuparsi del caso?
«Io e la dottoressa Cinzia Gimelli, psicologa giuridica, ci occupammo della morte di Pier Paolo Pasolini nella fase iniziale della riapertura delle indagini preliminari promosse dalla Procura di Roma nel 2010, come consulenti dell’avvocato Guido Calvi» (allora nominato dal Comune di Roma come legale di parte civile ndr).

 
Quali sono state le vostre prime attività?
«La nostra attività investigativa e scientifica è stata purtroppo breve perché sin da quando il legale di allora, Guido Calvi, lasciò l’incarico perché nominato consigliere laico al CSM non fu più possibile proseguire il lavoro. Sino a quando era presente l’avvocato Calvi svolgemmo delle riunioni per decidere come affrontare il caso e partecipammo ai primi rilievi e alle prime ispezioni fatte dal RIS di Roma sulle tavolette di legno, presenti tra i reperti e i corpi di reato custoditi sino ad allora dal Museo Criminologico di Roma».

In tutto due sono i pezzi di legno esaminati da Garofano e dalla Gimelli. Si tratta in un caso del pezzo di legno usato come insegna per una via dell’Idroscalo (Via dell’Idroscalo, 93), nell’altro di una tavoletta sempre di legno con su scritto un cognome (Buttinelli A.): al tempo gli abitanti che avevano delle case sullo spiazzo in cui avvenne l’omicidio vi apponevano i loro cognomi indicarne la "proprietà".

 
Cosa successe, perché non vi fu possibile proseguire?
«Purtroppo dopo l’avvicendamento del legale, non riuscimmo più a interloquire con il nuovo avvocato e dunque anche a seguire l’attività investigativa svolta successivamente ed i risultati degli esami effettuati dal RIS. Non riuscimmo insomma a proseguire nelle indagini (procedere allo studio delle carte e a svolgere un ulteriore lavoro investigativo e scientifico sui fatti). Attualmente, inoltre, risulta ancora aperto un contenzioso con lo stesso Comune di Roma poiché nonostante noi fummo nominati come consulenti per il caso, non ci è stato mai riconosciuto alcun rimborso per tutte le attività e le spese sostenute allora. Per cui, poi, non abbiamo avuto più modo di conoscere né esiti degli esami né i successivi elementi di indagine».

 
Cosa riusciste a fare in quel breve lasso di tempo?
«Durante quelle attività preliminari seguimmo l’apertura dei plichi contenenti i reperti e partecipammo alle prime ispezioni sulle tavole, ai prelievi delle tracce biologiche da avviare alle analisi del DNA (come sa, date le ultime notizie relative alla richiesta di archiviazione pare siano stati individuati almeno 5 profili genetici) e anche ad esami concernenti l’individuazione di impronte digitali. Ritenevamo che il progresso scientifico potesse consentire interessanti sviluppi sia in ambito genetico che dattiloscopico, con la speranza di individuare i veri colpevoli, pur con le difficoltà legate alla mancanza di una banca dati del DNA attraverso la quale effettuare i confronti dei profili genetici. (E’ possibile effettuare tali confronti solo se esistono dei sospettati o degli imputati, ndr) . Esisteva pur sempre una banca dati delle impronte digitali con la quale confrontare i frammenti papillari eventualmente evidenziati».

 
Nel provvedimento i pm affermerebbero che oltre alla impossibilità a dare una paternità ai codici genetici individuati è anche impossibile collocarli temporalmente, ossia sembra non sia possibile determinare con certezza se quelle tracce siano esattamente databili a quella sera del delitto. E’ così?
«Certo le confermo che c’è sempre la difficoltà, nonostante i mezzi odierni, di datare la formazione di una macchia di sangue o un’impronta sulla scena del crimine. Vi erano naturalmente molti altri atti da esaminare e dai quali trarre ulteriori spunti di interesse investigativo, ma come le ho detto non è stato possibile».

Nel libro scritto nel 2008 dal titolo Delitti e misteri del passato, nel capitolo riservato a Pasolini, l’ex generale del Ris aveva spiegato come la tecnica del Bpa in particolare (la Bloodstain Pattern Analysis) che permette lo studio della distribuzione e delle caratteristiche morfologiche delle macchie di sangue, si potesse associare all’esame del DNA. Insieme all’omicidio Pasolini, Garofano e gli altri due co-autori Giorgio Gruppioni e Silvano Vinceti avevano analizzato dei misteri del passato arcaico come i delitti di Giulio Cesare e di Pico della Mirandola. Il delitto Pasolini, non un mistero arcaico ma un caso sempre attuale difficile da risolvere questo si, veniva definito nel libro "un caso da riaprire", oggi si potrebbe scrivere invece un capitolo sul "caso risolto". Il calcio finale ora spetta al Gip.

 Fonte:
http://www.lettera35.it/garofano-caso-pasolini/

 


@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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