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giovedì 19 giugno 2014

Pier Paolo Pasolini e gli effetti del Potere. Uno sguardo a Petrolio

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pier Paolo Pasolini e gli effetti del Potere. Uno sguardo a Petrolio

Negli anni 70 i processi economici avevano iniziato a confliggere con il mondo della vita, perché il denaro, allora come oggi, è diventato il generatore simbolico di tutti i valori. L’aveva capito molto bene Pier Paolo Pasolini che, con grande lungimiranza, denunciava la trasformazione della società capitalistica in un dispositivo di Potere massificante.

Siamo tutti consumatori, vittime, ma soprattutto complici – la maggior parte delle volte – di una omologazione imposta, con la nostra predisposizione ad accettare lo sviluppo che non sempre va di pari passo con il progresso. Spendi Spandi Effendi, cantava Rino Gaetano nel 1977 e già allora ci consegnava una foto, nitida e verosimile, del panorama italiano dell’epoca. Eravamo già pronti a tutto pur di godere dei nostri agi e Rino Gaetano, con questa canzone, prendeva in giro lo stereotipo dell’italiano medio tutto donne e motori e lo inseriva nel gravoso contesto del 1973, in occasione della crisi petrolifera. Negli anni 70 i processi economici avevano iniziato a confliggere con il mondo della vita, perché il denaro, allora come oggi, è diventato il generatore simbolico di tutti i valori. Marx scrisse che se il denaro è la condizione universale per realizzare qualsiasi scopo, allora non è più un mezzo ma è il primo scopo. Scopo che subordina a sé gli altri nel senso che diventano mezzi per generare il denaro. La cultura capitalista prevede che se non si possono produrre le cose, si devono almeno produrre i bisogni. E lo fa allettando le persone attraverso la pubblicità, che fa sorgere i bisogni che possono produrre. Il capitalismo porta le cose al niente; le risolve nel niente. Una cultura che ragiona in questo modo realizza quello che in filosofia si definisce nichilismo.
L’aveva capito molto bene Pier Paolo Pasolini che, con grande lungimiranza, denunciava la trasformazione della società capitalistica in un dispositivo di Potere massificante. Egli era un personaggio “inattuale” poiché si era sempre posto di traverso nei confronti della società e della cultura del suo tempo. In questo senso, è inattuale anche oggi ed è per noi essenziale riguadagnare la sua figura in un momento in cui le esistenze vengono costantemente livellate dalla trionfante omologazione che aveva anticipato. Solo chi non è compromesso nella pratica con il potere può avere il coraggio di dire la verità e i testi di Rino Gaetano, come quelli di Pier Paolo Pasolini, sono fortemente legati alle vicende storiche, culturali e politiche degli anni in cui furono pubblicati. Entrambi si discostarono dai binari sui quali viaggiavano i colleghi – intellettuali e cantautori – e, come spesso accade agli artisti fuori dalle righe, non furono subito compresi.
Pasolini analizza in modo molto lucido gli effetti che il capitalismo produce sulla società. Ne parla in Scritti corsari ed è proprio da un articolo presente in questo libro (Il genocidio) che troviamo il collegamento aPetrolio, romanzo postumo e mai terminato a causa della morte improvvisa, iniziato nel 1972, “la summa – scriveva Pasolini – di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie, il preambolo di un testamento”. Vi leggiamo la personale versione del potere che appiattisce le persone, il Potere dei consumi che agisce attraverso la persuasione della televisione. Un potere, specificherà, con la P maiuscola perché impossibile da identificare in un soggetto preciso. Le critiche presenti in Scritti corsari (la mutazione antropologica degli italiani, la borghesizzazione del popolo, la relativa abiura dei precedenti modelli di vita e l’afasia dilagante), confluiscono in un passo di Petrolio. Pasolini decide di prendere alla lettera l’espressione “genocidio” utilizzata da Marx; ciò che il capitalismo ha attuato, infatti, è una progressiva e velata cancellazione di interi strati della società. Il protagonista del romanzo è Carlo Valletti, un ingegnere della borghesia torinese, cattolico e comunista, in carriera presso l’Eni. Un personaggio che richiama alla memoria Enrico Mattei, allora reale presidente dell’ente pubblico. Attraverso la metafora di una immaginaria discesa negli inferni, Carlo percorre una strada principale di Roma ed apprende dagli dei, trascinatori del carretto sul quale è seduto, che ciascuna delle strade che incrocerà costituisce un girone o una bolgia. In ogni stradina, dentro un tabernacolo, è presente un Modello, cioè uno stile di vita che i ragazzi che abitano le vie cercano di emulare. C’è il girone della bruttezza, dove i giovani tentano di mascherare i propri difetti cercando di adeguare il proprio corpo al canone estetico imposto dal Potere; c’è il girone del conformismo interclassista, dove i poveri abbandonano i propri abiti in favore di un’utopica uguaglianza, quella del vestito, che è la sola che viene loro concessa dal Potere; c’è la bolgia caratterizzata dall’afasia, cioè dalla perdita di capacità espressiva in favore di una nuova lingua tecnica, tanto parlabile quanto arida. Gironi e bolge si susseguono e Pasolini sottolineerà che in essi ogni Modello raschia le coscienze e le plasma a suo piacimento e somiglianza. Gli stili di vita imposti dal Potere penetrano negli individui, nella loro ‘antropologia’, deformandone i corpi e l’espressione. “Il genocidio è compiuto”. Dopo aver raccontato la Visione di Carlo, Pasolini si appresta a descrivere un altro aspetto del Potere, che lo porta a compiere una sua scissione: da un lato troviamo il potere dei consumi, dall’altro troviamo il violento potere dello stato che opera mediante le stragi. Il potere delle trame. Non a caso nel libro scorgiamo riferimenti alle bombe di Milano, di Brescia, di Torino, in cui anche Carlo vi è coinvolto, tanto per citarne alcune.
Quello raccontato da Pier Paolo Pasolini è un potere negativo, in quanto la sua dimensione e la sua logica dovrebbero avere come finalità la protezione della comunità. Il potere, diceva Carl Schmitt, “è ‘buono’ se ne conserva l’esistenza e ‘cattivo’ quando la compromette”. Evidente intenzione del potere è l’appiattimento delle coscienze, l’azzeramento dei valori e per cui, data la negatività con cui è utilizzato, non può che danneggiarci. Possiamo però ancora discernere il suo reale funzionamento. Possiamo fronteggiarlo opponendogli il nostro rifiuto. Nonostante il futuro che ci garantisce la società attuale si presenti imprevedibile, esso deve comunque retroagire come motivazione, quella che ci permetterà di non essere dei meri burattini parcheggiati in un mondo che non ci convoca.

Fonte: www.lintellettualedissidente.it
http://www.informarexresistere.fr/2014/04/14/pier-paolo-pasolini-e-gli-effetti-del-potere-uno-sguardo-a-petrolio/


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Curatore, Bruno Esposito

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