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domenica 4 maggio 2014

"Chiedo scusa a Pasolini" -

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



"Chiedo scusa a Pasolini"
Il pentimento di Andreotti

 di Federico De Melis da "Il Manifesto" del 28/3/93 pagina 2

In uno dei suoi "scritti corsari" pubblicati sul Corriere della sera di Ottone tra il '73 e il '75, Pier Paolo Pasolini chiedeva un "pubblico processo" per i "potenti democristiani". Fu un articolo scandaloso per la furia iconoclasta e la lucidita' di pensiero che lo ispiravano. Ieri, nel giorno in cui Giulio Andreotti riceveva dalla Procura di Palermo un avviso di garanzia per "attivita' mafiosa", tre lanci di agenzie informavano che il senatore democristiano si sarebbe ricreduto sulle posizioni di Pasolini, con cui aveva polemizzato aspramente nel '75 per quelle che giudicava estremistiche prese di posizione contro il "palazzo". "Gli chiedo scusa ora per allora" scrive Andreotti in una nota che sara' pubblicata sul secondo numero del mensile "lettere romane". E ricordando "per i piu' giovani" l'articolo che scateno' la polemica, dal titolo "vuoto di potere", scrive che si trattava di un "elogio funebre della Democrazia Cristiana e in genere degli uomini di potere , definiti 'maschere che a sollevarle non si troverebbe neppure un mucchio d'ossa e di cenere'" Chiamato da Ottone a rispondere alle accuse di Pasolini, Andreotti difese strenuamente le "conquiste" del dopoguerra, cio' che diede l'opportunita' all'intellettuale friulano di distinguere, in un successivo articolo sul Corriere, il concetto di " sviluppo" da quello di "progresso", e di sottolineare per la prima volta nella storia italiana, col neocapitalismo, questi due concetti finivano per diversificarsi tragicamente. "Seguii anche io - scrive oggi Andreotti - un sia pur diverso massimalismo. Forse a differenza dei giovani che come tali non avevano conosciuto il sottosviluppo di prima, noi sentivamo l'orgoglio di un'indubbia crescita economica collettiva. Ci scandalizzava lo scagliarsi di molti, in nome della critica del consumismo, contro gli undici milioni di elettrodomestici entrati nelle famiglie. Io invece ricordo le mani di mia madre spaccate per il bucato e vedevo le lavatrici come strumento di redenzione familiare". Infine Andreotti, mostrandosi contrito per non aver condotto il dialogo "approfondendo di piu' i valori culturali e morali dell'analisi pasoliniana", osserva che il poeta friulano, "senza enunciarlo", ricordava a lui "che l'uomo non vive di solo pane". "Io ero forse prosaicamente radicato alla convinzione che senza pane non si vive sicuramente", conclude Andreotti, che pur "pentito" non sembra riuscire a cogliere tuttora, cosi', il senso del discorso pasoliniano sui costi "antropologici", in termini di "omologazione culturale", dello sviluppo neocapitalistico. Sarebbe stato importante, anche alla luce dell'avviso di garanzia da lui ricevuto ieri, che Giulio Andreotti tornasse su un altro articolo di Pasolini, intitolato "Il romanzo delle stragi" del 14 novembre 1974. Da quel giorno, in cui Pasolini - da intellettuale che "sa", perche' "ristabilisce la logica la' dove regna l'arbitrarieta'" - rifletteva sul senso politico delle tragedie di Piazza Fontana, Brescia e Bologna, l'elenco delle stragi, di diverso stampo, si e' allungato a dismisura. Il "Romanzo delle stragi" si e' complicato e intorbidito ulteriormente. Ed e' ormai chiaro che e' un capitolo di un romanzo piu' ampio su cui la "rivoluzione italiana" non ha fatto finora alcuna chiarezza. Scriveva Pasolini a proposito delle stragi: "Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (.....), a giovani neofascisti (.....) e infine a criminali comuni (......). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocita' fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che sono messi a disposizione , come Killer e sicari". E concludeva: "Probabilmente (.....) questi nomi prima o poi saranno 16/06/00 detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (....). Questo sarebbe in definitiva il vero colpo di Stato". 

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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1 commento:

  1. All'entrata nell'aula del suo processo Andreotti ha chiesto di nuovo scusa a Pasolini, affermando che era l'unica cosa di cui si pentiva. Di cosa ?

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