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Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

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mercoledì 16 aprile 2014

Pasolini Pier Paolo - Romàns

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Una delle opere inedite di Pier Paolo Pasolini e pubblicate postume racchiude in sé tre interessanti racconti che affondano le radici nella sua giovinezza per stile ed ispirazione. Temi autobiografici, ideologia, contaminazioni, si susseguono tra le tracce dei racconti che hanno come principale filo conduttore l’amore per la mai dimenticata terra friulana: “Romàns”, “Un articolo per il Progresso” e “Operetta marina”.
Il primo, in particolare, scritto tra il ’47 ed il ’49, in anni assai significativi della sua vita in Friuli raccoglie i ricordi privati nel conflitto interiore della piena accettazione della sua omosessualità. “Romàns” intreccia così una confessione sofferta ed aperta dello scrittore Pasolini a quella del suo protagonista, un alter ego con gli abiti sacerdotali. Don Paolo è un giovane prete che fa propria una profonda missione educatrice nella sua vita ed in quella dei fanciulli della pianura friulana “tra le rive del Tagliamento ed i bastioni delle Prealpi”: “può educare solo chi sa cosa significa amare, chi tiene sempre presente la Divinità ”, (pag. 45). Nella missione attiva e gratuita di Don Paolo si scopre il Pasolini pubblico che in quegli anni andava maturando con viva partecipazione; ma si scopre anche la passione, l’attaccamento verso il mondo popolare nei giorni di festa, nelle piazze vivaci, nelle case contadine sovrappopolate, ricche di fame e di sogni duraturi, avide di vita. In Don Paolo vive Pasolini, nella frattura della sua interiorità, nella scoperta sofferta dell’omosessualità, dell’attrazione verso uno dei ragazzi che frequenta nella sua funzione pedagogica e la crescita in parallelo della tensione emotiva, del disagio, di un conflitto mai pronunciato ad alta voce che lo porterà a guardare dentro di sé “la sua disperazione” (pag. 75) ed a scrivere: “corse in casa, e se ne stette seduto a lungo, nel suo studio già buio, incapace di far altro che pensare alla propria angoscia: ormai non aspettava altro che essere cacciato da San Pietro”, (pag. 92). Un racconto autobiografico ma anche profetico, come tanti passaggi delle sue opere, che fa emergere il timore dell’ostracismo pubblico per quella “cosa”, come lui stesso scrive, che gli nasce da dentro e che non accetta. Non l’accetta così come non riesce ad esprimerla a pieni polmoni. Don Paolo vive tutta l’angoscia interiore di qualcosa che sente un male interiore che cresce e a cui non può sottrarsi; la sua tensione traspare tanto che la madre risente della sua disperazione e lo assiste nei momenti più drammatici. Don Paolo parla al suo confessore ed anche queste parole restano segrete, ma riceve come contropartita un atteggiamento duro che non gli dà né conforto né speranza. E quando esce per strada si sente soffocare perché teme che quel sentimento che gli cova dentro sia scritto sulle mura di ogni strada, sui volti della gente che pare fissarlo con sarcasmo: Pasolini fugge dal Friuli, Don Paolo teme la cacciata. Di minor valore o semplicemente di differente valore è il secondo racconto, “Un articolo per il Progresso” che s’innesta come naturale prosieguo di “Romàns” ma con una maggiore connotazione ideologica del primo. Poche pagine per raccontare la parentesi di vita di una giornalista appartenente al partito comunista osteggiata dalla gente. Un ragazzo prende posizione e difende per lei la libertà. Poche frasi sparse sulla carta per comprendere ancor di più l’evoluzione dell’uomo e del personaggio Pasolini. Non conosciamo altro, il racconto resta sospeso. Dagli anfratti della memoria nasce, invece, “Operetta marina” con una tecnica di ricerca affine a Proust che, tra l’altro, è citato nel testo. Una ricerca appassionata si sviluppa dalle pagine, che ha come punto di partenza le radici saciliane e prosegue lungo la linea invisibile della memoria con un ritorno all’infanzia, affondando nei meandri del mistero per scoprirlo una volta per tutte. Attraverso l’immagine del “mare”, fisico ed interiore, si rincorrono le figure della memoria di Pasolini, con un omaggio all’avventura salgariana. Si seguono i pensieri e si percepisce l’abbandono quasi mistico dello scrittore alla libertà della sua ricerca e alla sua espressione, fino all’illuminazione finale: “nel mare io mi rifugiavo, come in una non vita, un mio segreto benessere; mi lasciavo assorbire dal suo colore inanimato, che nasceva e moriva con me, come in una estensione esterna creata dentro, un esilio sconfinato, azzurro, ai cui margini come rifiuti restavano i rimborsi; era come se fin da quei lontani anni avessi imparato l’innocente gioco, accettare, dall’esterno, il male col più violento, il più conscio e il più breve dolore, ma senza dargli uno sconvolgimento, quasi assorbendolo tutto nel puro presente. Non avevo visto ancora, coi miei occhi, il mare a Sacile…” (pag. 159). La prima stesura di “Operetta marina” è del 1950, quella successiva del 1953. Un estratto venne pubblicato con il titolo di “Primavera sul Po”, ma dalle carte dattilografate di Pasolini risulta inequivocabilmente parte di un progetto molto più vasto sul tema del mare (da cui l’incompiuto “Per un romanzo sul mare”), abbandonato e ripreso più volte, dimenticato dall’intima urgenza dei racconti romani. Un peccato per i ricercatori appassionati perché da questo bocciolo sarebbe emerso, nel complesso, un autoritratto straordinario.

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Pier Paolo Pasolini (Bologna 1922 – Roma 1975) poeta, saggista, regista, narratore italiano.
Pier Paolo Pasolini, Romàns, Tea, 1996 a cura di Nico Naldini.
Prima edizione: 1994

Fonte:
http://www.lankelot.eu/letteratura/pasolini-pier-paolo-romans.html

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Curatore, Bruno Esposito

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