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Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

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martedì 30 aprile 2013

1974 IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Ogni racconto delle Mille e una notte comincia con una “apparizione” del destino, che si manifesta attraverso un’anomalia. Ora, non c’è un’anomalia che non ne produca un’altra. E così nasce una catena di anomalie. Più tale catena è logica, serrata, essenziale, più il racconto delle Mille e una notte è bello (cioè vitale, esaltante). La catena delle anomalie tende sempre a ritornare alla normalità. La fine di ogni racconto delle Mille e una notte consiste in una “disparizione” del destino, che si insacca nella felice sonnolenza della vita quotidiana. Ciò che mi ha ispirato dunque nel film è vedere il Destino alacremente all’opera, intento a sfasare la realtà: non verso il surrealismo e la magia, ma verso l’irragionevolezza rivelatrice della vita, che solo se esaminata come “sogno” o “visione” appare come significativa. Ho fatto perciò un film realistico, pieno di polvere e di facce povere. Ma ho fatto anche un film visionario, in cui i personaggi sono “rapiti” e costretti a un’ansia conoscitiva involontaria, il cui oggetto sono gli avvenimenti che gli accadono...
P.P. Pasolini, in IL TEMPO, 28 aprile 1974

1974 IL FIORE DELLE MILLE E UNA NOTTE

Regia di Pier Paolo Pasolini (aiuto regia: Umberto Angelucci)
Produzione: Alberto Grimaldi - PEA (Roma) / Les Productions Artistes Associés (Paris)
Distribuzione: United Artists Europa
Soggetto
: «Alf Laylah wa-Laylah» [Le mille e una notte]
Sceneggiatura
: Pier Paolo Pasolini, Dacia Maraini
Fotografia
: Giuseppe Ruzzolini
Musica
: a cura di Ennio Morricone

Fra gli interpreti
: Ninetto Davoli, Margareth Clementi

PRIMA PROIEZIONE
:
20 maggio 1974: Festival di Cannes. Versione di 155 minuti, poi ridotta da Pasolini alla durata attuale
20 giugno 1975: Milano, Cinema Capitol. Anteprima nazionale di beneficienza

USCITA NELLE SALE
:
22 agosto 1974: Roma, Cinema Barberin, Holyday, Palazzo

STORIA
:
Film girato dal 2 marzo al 3 maggio 1973 nei teatri di poa degli Stabilimenti Labaro Film (Roma). Esterni: Yemen del Nord e del Sud, Persia (Isfahan, moschea di Mesjed-esh-Shah); Katmandu (Nepal); Asmara (Etiopia); Nuova Delhi, Benares (India).

TRAMA
:
Il fiore delle Mille e una notte è una sorta di affresco di un mondo passato e presente - quel Terzo Mondo dal quale il regista si sentiva particolarmente affascinato e attratto - attraversato da un grande senso di serenità e di sensualità. Pasolini mette in scena il suo sogno, la sua idealizzazione e mitizzazione del Terzo Mondo: il sesso viene liberato dagli aspetti legati al possesso, alla prevaricazione, al predominio. La libertà sessuale si concretizza nell’autenticità e nella purezza dei sentimenti, così che il sesso si manifesti come dono reciproco, nella sua innocenza e delicatezza, mai morboso né osceno.

BIBLIOGRAFIA
:
- P.P. Pasolini, Il fiore delle Mille e una notte, in Trilogia della vita. Il Decameron - I racconti di Canterbury - Il fiore delle Mille e una notte. A cura di Giorgio Gattei, s.l., Cappelli, 1975 (ottobre). Sceneggiatura completa.


Curatore, Bruno Esposito

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1970 OSTIA

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





1970 OSTIA


Regia di Sergio Citti

Produzione: Alvaro Mancori A.M. Chrétien

Distribuzione: Alvaro Mancori A.M. Chrétien

Soggetto: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti

Sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti

Fotografia: Mario Mancini

Musica: Franco De Masi

Fra gli interpreti: Laurent Terzieff, Franco Citti, Ninetto Davoli

TRAMA:
Figli di padre anarchico, morto ubriaco per mano loro, e di madre cattolica credente, finita in manicomio (conseguenza di un incesto col proprio padre che le tolse l’innocenza lasciandole l’incoscienza), Rabbino e Bandiera, omosessuali inconsapevoli, accolgono nella loro catapecchia di Ostia una pupa di periferia. Sarà lei l’involontaria causa di un fratricidio.

BIBLIOGRAFIA:
- Sergio Citti, Ostia, Milano, Garzanti, 1970 (27 maggio). Sceneggiatura completa.

Fonte:
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO
IL CINEMA DI PIER PAOLO PASOLINI
Libri fotografie giornali manifesti
Filmografia completa
EDIZIONI DELL’ARENGARIO




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Curatore, Bruno Esposito

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1973 STORIE SCELLERATE

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




1973 STORIE SCELLERATE

Regia di Sergio Citti

Produzione:Alberto grimaldi P.E.A. (Roma) - Les productios Artistes Associés (Paris)

Distribuzione: United Artists Europa

Soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti

Fotografia: Tonino Delli Colli

Musica: Francesco De Masi


Fra gli interpreti: Franco Citti, Ninetto Davoli

TRAMA:
Sono 4 storie raccontate da Mammone e Bernardino, condannati a morte nella Roma papalina per aver derubato e ferito a morte un mercante. Desunta da Matteo Bandello, la 1ª narra del duca di Ronciglione e di Nicolino che scoprono di essere stati cornificati dai ragazzetti e dal parroco del villaggio. La 2ª dice di due pecorai, uno dei quali seduce la moglie dell’altro che si vendica. La 3ª mette in scena un prete gaudente e il suo servo che per avidità l’uccide. La 4ª è presa da un fatto di cronaca: un giovane che ha sedotto una donna sposata è pugnalato dal marito e dall’amante di lei. L’epilogo illumina il senso di tutto il film: i quattro finiscono davanti a un padreterno contadino che condanna i primi tre per ipocrisia e assolve il giovane incapace di nascondere il rimpianto per le gioie della vita.


Fonte:
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO
IL CINEMA DI PIER PAOLO PASOLINI
Libri fotografie giornali manifesti
Filmografia completa
EDIZIONI DELL’ARENGARIO



Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi

1970 APPUNTI PER UN’ORESTIADE AFRICANA

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




1970 APPUNTI PER UN’ORESTIADE AFRICANA


Regia di Pier Paolo Pasolini
Produzione: Gian Vittorio Baldi per IDI Cinematografica
Distribuzione: DAE
Commento e montaggio: Pier Paolo Pasolini
Voce: Pier Paolo Pasolini
Fotografia: Giorgio Pelloni
Musica: Gato Barbieri

PRIMA PROIEZIONE:
16 aprile 1970: Cannes, MIDEM. Viene presentato solo un montaggio parziale
1 settembre 1973: Venezia, Giornale del Cinema Italiano. Proiezione completa.

USCITA NELLE SALE:
29 novembre 1975: Milano, Rubino d’Essai

STORIA
Documentario girato in due diversi periodi. Una prima parte nel dicembre 1968 e un secoda nel febbraio 1969, negli esterni del Lago Vitoria e Kampala Uganda), Dar Es-Salaam, Dodoma Kigoma, (Lago Tanganica, Tanzania). Interni nel Folkstudio di Roma. Documentario scaturito dal viaggio in Uganda e Tanzania-Tanganica in vista del progetto di trasposizione dell’Orestiade di Eschilo nell’Africa di oggi. Lo completano alcuni cinegiornali della guerra in Biafra (1967/69). Successivamente viene ripreso il dibattito/confronto tra Pasolini ed alcuni studenti africani dell’Università “La Sapienza” di Roma sull’idea stessa di ambientazione per la tragedia eschilea e sui risvolti delle vicende africane post-coloniali. A questo materiale è aggiunta una jazz session eseguita da Yvonne Murray e Archie Savage al FolkStudio di Roma.

TRAMA:
“Questo è un progetto che non ho mai abbandonato del tutto. Anzi, credo proprio di tenerci molto. In quale forma poi lo realizzerò ancora non lo so bene. […] Quel film dovevo girarlo in diversi paesi del Terzo Mondo […] Era quindi una sorta di documentario, di saggio. Non lo potevo concepire che in questa forma. Ma allora a chi lo avrei destinato, se non alle poche élites politicizzate che si interessano ai problemi del Terzo Mondo? Per estendere questo pubblico prevedibile, avrei dovuto fare un film ‘giornalistico’. È difficile trattare un argomento del genere in tutta tranquillità, sia sul piano ideologico che politico. Penso che ai marxisti ufficiali certe verità non sarebbero state del tutto gradite. Anche i contestatori a loro volta vi avrebbero trovato materia di controversia” (P.P. Pasolini, in Jean Duflot, Pier Paolo Pasolini. Il sogno del centauro, Roma, 1983).
“[…] è uno dei più belli di Pasolini. Mai convenzionale, mai pittoresco, il documentario ci mostra un’Africa autentica, per niente esotica e perciò tanto più misteriosa del mistero proprio dell’esistenza, coi suoi vasti paesaggi da preistoria, i suoi miseri villaggi abitati da un’umanità contadina e primitiva, le sue due o tre città modernissime già industriali e proletarie. Pasolini ‘sente’ l’Africa nera con la stessa simpatia poetica e originale con la quale a suo tempo ha sentito le borgate e il sottoproletariato romano” (Alberto Moravia).

BIBLIOGRAFIA:
- P.P. Pasolini, Appunti per un’Orestiade africana, Quaderni del Centro Culturale di Copparo, 1983; pp. 23-60. A cura di A. Costa. Soggetto, con il titolo L’Atena bianca.
- P.P. Pasolini, Appunti per un’Orestiade africana, Bologna, Cineteca di Bologna, 2008

Fonte:
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO
IL CINEMA DI PIER PAOLO PASOLINI
Libri fotografie giornali manifesti
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lunedì 29 aprile 2013

1967 REQUIESCANT

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





1967 REQUIESCANT


Regia di Carlo Lizzani
Produzione: Mancori A.M. Chrétien Istituto Luce-Castoo Film (Roma) - Tefi Film (München)
Distribuzione: CIDIF
Soggetto: Franco Buccesi, Renato Izzo
Sceneggiatura: Lucio Manilo Battistrada, Adriano Bolzoni, Armando Crispino
Fotografia: Sandro Mancori
Musica: Riz Ortolani
Fra gli interpreti: Lou Castel, Franco Citti, Ninetto Davoli, Pier Paolo Pasolini (nel ruolo di Don Juan)

PRIMA PROIEZIONE
Italia, 10 marzo 1967

TRAMA:

Un bimbo di sei anni scampa miracolosamente alla strage di un piccolo pueblo messicano sul Rio Grande di cui si è macchiato Ferguson, giovane ex-ufficiale dei confederati. Il bimbo viene allevato da don Juan (P.P. Pasolini), un pastore protestante, che lo fa crescere accanto a sua figlia Princy, nascondendogli le sue origini. I due ragazzi diventano grandi e, quando Princy scappa di casa desiderosa di conoscere la libertà, è proprio lui a mettersi sulle sue tracce. Durante la ricerca, il ragazzo si imbatte in un gruppo di banditi e nello scontro a fuoco che ne segue, fa la conoscenza delle armi e scopre di avere una straordinaria abilità nel maneggiare la pistola. Da quel momento il suo nuovo nome, “Requiescant”, correrà lungo tutti i territori del West seminando terrore e rispetto. La resa dei conti è vicina.


Fonte:
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO
IL CINEMA DI PIER PAOLO PASOLINI
Libri fotografie giornali manifesti
Filmografia completa
EDIZIONI DELL’ARENGARIO



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I film non realizzati di Pier Paolo Pasolini.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




1975 PORNO - TEO - KOLOSSAL
Film non realizzato


[Epifanio]: E’ stata un’illusione quella che mi ha guidato attraverso il mondo - ma è stata quell’illusione che, del mondo, mi ha fatto conoscere la realtà. Eppure... come tutte le Comete, anche la Cometa che ho seguito io è stata una stronzata. Ma senza quella stronzata, Terra, non ti avrei conosciuto...P.P. Pasolini, dalla sceneggiatura del film inedito Porno-Teo-Kolossal. 1975


Sceneggiatura: P.P. Pasolini, Sergio Citti
STORIA:
Porno-Teo-Kolossal è stato il progetto che Pasolini aveva in animo di realizzare dopo la lavorazione di Salò: si trattava di una sceneggiatura per “un film sull’ideologia” che doveva rappresentare tre diversi tipi di utopia, legati a un passato paleoindustriale, a un presente neocapitalistico e a un futuro tecnocratico, inesorabilmente destinati a fallire attraverso catastrofi apocalittiche che avrebbero condotto alla fine anche dell’ultima utopia: quella della Fede. Vera e propria summa poetica ed estetica del cinema di Pier Paolo Pasolini, Porno-Teo-Kolossal è il “poema” grandioso, l’opera epica, che - secondo le sue stesse dichiarazioni - avrebbe concluso la sua carriera cinematografica con esiti testamentari e definitivi. Pasolini ne aveva fatto cenno in diverse occasioni a Eduardo De Filippo, interprete designato del film. Su questo film Pasolini si era già espresso intorno alla metà degli anni Sessanta: un progetto risale al 1973, con un breve trattamento, mentre il testo che lo scrittore inviò a Eduardo è molto dettagliato.
TRAMA:
La narrazione del Porno-Teo-Kolossal si sviluppa attraverso un viaggio fantastico e allucinato compiuto dalla coppia di Nunzio ed Epifanio (Ninetto Davoli ed Eduardo De Filippo) intenta a seguire una Cometa (l’Ideologia) che si dirige verso il luogo dove è nato il Messia. La ragione del pellegrinaggio della coppia servo-padrone (anziché di quella padre-figlio) riposa dunque su una speranza di carattere religioso (l’avvento del Salvatore) e non più su una delusione di natura politica (la fine del marxismo), tanto che il “viaggio” attraverso tre città-metafora (Sodoma/Roma, Gomorra/Milano,Numanzia/Parigi con una destinazione finale in Oriente (Ur) si trasforma nella presa di coscienza di una “realtà” che coincide con la fine di ogni utopia. Ciò che risulta più significativo è il fatto che per raccontare una storia di forte impianto ideologico-simbolico, Pasolini adotta quasi esclusivamente il linguaggio del corpo, sviluppandone tutti gli aspetti relativi alla sessualità: dal ciclo divieto-trasgressione-punizione al rapporto tra permessività e comprensione o tra intolleranza e repressione, dalla scoperta dell’erotismo omofilo o eterofilo alla correzione esemplare oppure all’esecuzione capitale, dallo scandalo per la violazione del divieto alla più efferata violenza fallocratica.
BIBLIOGRAFIA:
- P.P. Pasolini - Sergio Citti, Porno - Teo - Kolossal, in CINECRITICA Nuova Serie n. 13, Roma, aprile/giugno 1989. Trattamento integrale.
- P.P. Pasolini, Lettera a Eduardo de Filippo, in Pier Paolo Pasolini. Per il cinema, a cura di Walter Siti e Franco Zabagli, Milano, Mondadori, 2001; vol. II.

1975 SOGGETTO PER UN FILM SU UNA GUARDIA DI P.S.
Film non realizzato

BIBLIOGRAFIA:
- P.P. Pasolini, L’ha ucciso un mito del consumismo [Soggetto per un film su una guardia di P.S], in IL MONDO n. 32, Roma, 7 agosto 1975
- P.P. Pasolini, Soggetto per un film su una guardia di P.S., in P.P. Pasolini, Lettere luterane, Torino, Einaudi, 1976, pp. 99-106


1971 LIBERTY
Film non realizzato

Soggetto di Pier Paolo Pasolini
Storia dei movimenti anarchici europei tra il 1920 e il 1930, vista attraverso le avventure di due bizzarre cantanti non più giovani e disposte a tutto.


1973 HISTOIRE DU SOLDAT
Film non realizzato

Regia di Giulio Paradisi
Soggetto: dal testo omonimo di Charles Ferdinand Ramuz
Sceneggiatura: Sergio Citti, Pier Paolo Pasolni, Giulio Paradisi
TRAMA
:
E’ la storia di un soldato disertore e del suo incontro con il diavolo. Pasolini vi inserisce tutti i temi appartenenti a quella “mutazione antropologica” che aveva subìto l’Italia alla fine degli anni Sessanta: l’omologazione di massa, il consumismo su larga scala, la perdita dell’innocenza, la fine delle culture popolari, l’egemonia del patto industriale. In particolare, però, imposta la sceneggiatura sullo scontro frontale con la “televisione” e la sua “ideologia”, fondata sulla manipolazione e il livellamento delle coscienze.


1968/1969 LA VITA QUOTIDIANA DELL’AFRICA NUOVA
Film non realizzato



1968 APPUNTI PER UN POEMA SUL TERZO MONDO

Film non realizzato

BIBLIOGRAFIA:
- M. Mancini - G. Perrella (a cura di), Pier Paolo Pasolini. Corpi e luoghi, Roma, Theorema, 1981; pp. 35-44. Nota introduttiva al film.


1968 SAN PAOLO
film non realizzato

“Pasolini lavorò intensamente al progetto di un film su San Paolo nel 1968, stendendo un abbozzo di sceneggiatura, ma vicende personali e difficoltà produttive ne impedirono la realizzazione; vi tornò nuovamente sopra nel 1974, senza miglior fortuna. (...) L’idea poetica del film è quella di trasporre l’intera vicenda di Paolo ai nostri giorni, di sostituire le antiche capitali del potere e della cultura con New York, Londra, Parigi, Roma, la Germania. Pasolini voleva rendere cinematograficamente, nel modo più diretto e violento, l’impressione dell’attualità dell’apostolato di Paolo, e dire allo spettatore che «Paolo è qui, oggi, tra noi», che la sua passione militante si rivolge alla nostra società” (P.P. Pasolini, San Paolo, Torino, Einaudi, 1977; dal retro di copertina).


BIBLIOGRAFIA- P.P. Pasolini, San Paolo, Torino, Einaudi, 1977. Sceneggiatura.



1962/1967 BESTEMMIA. POEMA IN FORMA DI 

SCENEGGIATURA

O DI SCENEGGIATURA IN FORMA DI POEMA
Film non realizzato

BIBLIOGRAFIA- P.P. Pasolini, Bestemmia. Poema in forma di sceneggiatura o di sceneggiatura in forma di poema, in CINEMA E FILM n. 7/8, Roma, marzo 1967.


1962/1963 IL PADRE SELVAGGIO
Film non realizzato


E’ stato il processo alla «Ricotta» per vilipendio alla religione che mi ha impedito di realizzare «Il Padre Selvaggio». Il dolore che ne ho avuto ancora mi brucia dolorosamente. Dedico la sceneggiatura del Padre Selvaggio al pubblico ministero del processo e al giudice che mi ha condannato...P.P. Pasolini, Il padre selvaggio, Torino, Einaudi, 1975; pag. 58
BIBLIOGRAFIA:
- P.P. Pasolini, Il padre selvaggio, in FILM SELEZIONE, Roma, 12 luglio/agosto 1962. Soggetto.
- P.P. Pasolini, Il padre selvaggio, in ABC, n.4, Milano, 26 gennaio 1964. Soggetto.
- P.P. Pasolini, Il padre selvaggio, in OGGI, Milano, 5 marzo 1967. Ttrattamento.
- P.P. Pasolini, Il padre selvaggio, in CINEMA E FILM, Roma, 3 luglio 1967 / settembre 1967. Sceneggiatura.
- P.P. Pasolini, Il padre selvaggio, Torino, Einaudi, 1975. Sceneggiatura.



1955 IL SOLE NEL VENTRE 
film non realizzato

Soggetto: dall’omonimo romanzo di Jean Hougron
Sceneggiatura: Alberto Lattuada - Pier Paolo Pasolini


Fonte:
L’ARENGARIO STUDIO BIBLIOGRAFICO
IL CINEMA DI PIER PAOLO PASOLINI
Libri fotografie giornali manifesti
Filmografia completa
EDIZIONI DELL’ARENGARIO


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domenica 28 aprile 2013

Accattone non muore mai


"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro

 




Accattone non muore mai


Emilio Ranzato per “L’Osservatore Romano

Negli ultimi cinquant’anni tante volte, persino troppe, si è sottolineata la santità dei personaggi diAccattone. Per quell’innocenza garantitagli dall’essere fuori dalla storia.
Ma il capolavoro di Pasolini va anche in una direzione per molti versi opposta, verso l’essenza di un problema moderno: l’eccesso del corpo e della materia. Ovvero il corpo rifiutato, emarginato, non utilizzato da una società che al contrario accoglie e accumula oggetti inutili, effigi di un benessere di cartapesta. Un problema ideologico, dunque. Ma anche estetico.
Tanto si è detto della frontalità dell’immagine pasoliniana, della figura umana sempre centrale, con un riferimento alla pittura medioevale che in seguito diventerà esplicito citazionismo. In effetti il dato più innovativo e sconcertante dell’esordio cinematografico del poeta e intellettuale sono i personaggi che attraversano i luoghi senza abitarli, senza viverli, come fossero davvero gli sfondi di un dipinto.
Questa frontalità, però, richiama anche il cinema muto, fonte d’ispirazione del nuovo regista per sua stessa ammissione. Al di là di precise influenze — Pasolini parlerà di Chaplin, Ejzenštejn, Dreyer — ciò che riporta al cinema degli albori è il problema dell’utilizzo del corpo. Problema che nasce dalla trasparenza quasi scandalosa dei mezzi espressivi cinematografici, e dalla difficoltà di apporvi dei filtri. E il profano della cinepresa Pasolini, abituato a trincerarsi dietro l’ambiguità rassicurante della parola, proprio grazie al suo sguardo ancora vergine avverte subito questa sfida. Tuttavia, non vi si sottrae. Vi intravede, anzi, la soluzione estetica alle proprie posizioni ideologiche, che già in quei primi anni Sessanta stavano perdendo la monolitica consistenza marxista per aprirsi a derive più complesse, pessimistiche, ma anche più universali e poetiche.
Il cinema con la sua trasparenza disarmante, e il poeta con in mano una cinepresa che per lui è ancora un mistero, diventano quindi un’alchimia perfetta per l’intellettuale ossessionato dall’incombere della società dei consumi. Che non ha trovato nella politica risposte sufficienti per sé e per gli altri. E che ora vuole lasciarsi andare a una risposta personale tutta poetica, finalmente libero dai vincoli di un’ideologia precostituita. Il cinema, da questo momento in poi, sarà per Pasolini il territorio franco dove far convivere tutte le sue contraddizioni, e dare ampio sfogo a quella permeabilità di dottrine interiori che sulle pagine dei giornali continuerà a far discutere, scandalizzare, disorientare gli esponenti di ogni parte politica.
Ecco dunque che in quel viaggio a ritroso verso le radici antropologiche dell’uomo moderno, verso il primitivo, che sarà Accattone, Pasolini si imbatte senza paura anche nell’atavico problema della presenza di un corpo o di oggetto sullo schermo, e della sua incontenibile forza. Che sia la locomotiva di Lumière che minaccia di uscire dall’inquadratura facendo fuggire gli spettatori, o un eroe delle comiche che rimbalza sulla scena distruggendo tutto come una mina vagante.
Nel cinema di Pasolini questo problema estetico ed espressivo diventerà un tutt’uno con i problemi che la modernità sembra non poter risolvere, e anzi sembra alimentare: cosa fare degli emarginati, dei non impiegati, degli ultimi. Di coloro che rimangono sulla faccia oscura della società dei consumi. Che cosa fare dei corpi e degli oggetti in eccesso. Con questa geniale sintesi, l’outsider coglie dunque nel segno. Mettendo il dito in una tematica che da lì in avanti avrà lungo corso e ampia fortuna sul grande schermo, divenendo addirittura il concetto più politico espresso dalla settima arte. Il corpo come escrescenza. Il corpo come materia non utilizzata di cui sbarazzarsi in qualche modo.
Sovrapposto com’è a uno scenario di borgata che non offre più nulla di abitabile, Accattone è sì un martire di Mantegna, ma è anche a un passo dalle orde di zombi costretti a reiterare azioni inutili nel cinema di Romero, dai reietti stipati in ghetti sempre più istituzionali di Carpenter, dal connubio fra organico e inorganico come aberrazione della tecnologia in Cronenberg, dalle suburre industriali che creano mostri nel primo Lynch. D’altronde persino lo splatter — termine inaugurato proprio per Romero — prima di diventare un passatempo per palati forti nasce come simbolo dei metodi con cui la società moderna si libera di tutto ciò che produce in eccesso, e di tutti coloro che non riesce a impiegare.
Naturalmente, Pasolini non propone soluzioni altrettanto drastiche. L’anelito di morte che grava sul suo protagonista, però, assolve in fin dei conti la stessa funzione. Se la società non riesce a riconoscere in quel corpo una persona, Accattone farà in modo di liberarsene per conto proprio. Non a caso, con l’aiuto di un simbolo della modernità. Ruba una motocicletta come l’Antonio di Ladri di biciclette (Vittorio De Sica, 1948) rubava la più umile delle due ruote. Entrambi falliscono nel loro maldestro, illusorio tentativo di scalare la piramide sociale.
Ma se Antonio veniva graziato in un finale aperto, Accattone trova l’agognata morte in un finale che non potrebbe essere più definitivo.
Ecco come Pasolini liquida gli strascichi neorealisti che pure pervadono la sua opera. A pochi anni di distanza, quella speranza di andare avanti nonostante tutto, sembra già svanita.
I suoi primi tre lungometraggi, d’altronde, finiscono con una morte. Ma se nel seguente Mamma Roma(1962) il protagonista sfiorava l’alterità assomigliando al Cristo più famoso di Mantegna, ne Il vangelo secondo Matteo (1964) si parla già di una morte solo apparente. Il Cristo pasoliniano è in fin dei conti un alter-ego e un contraltare di Accattone: rappresenta la grazia di essere fuori dalla storia.
Nella sua brama febbrile, quasi disperata di vivere, anche a dispetto della difficoltà di trovare un posto nel mondo come i suoi personaggi, Pasolini forse aveva già scorto una nuova risposta per sé e per l’uomo moderno.

Fonte:
http://sottoosservazione.wordpress.com/2011/08/30/accattone-non-muore-mai/#more-23769

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