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giovedì 1 novembre 2012

Pier Paolo Pasolini , intervista a Patti Smith

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Io ho conosciuto l' opera artistica di Pier Paolo Pasolini grazie a Patti Smith. Potrà sembrare strano, ma nel 1975 avevo dodici anni, troppo pochi per comprendere quello che era accaduto, quello che quella persona Significava. Nel 1977 leggendo le interviste della Smith mi accorsi che citava continuamente due poeti francesi Rimbaud e Verlaine e Pier Paolo Pasolini. Mi incuriosii e scoprii un' opera artistica ed un pensiero che non mi avrebbero abbandonato più. Pensare che sono passati trentacinque anni dal suo omicidio fa venire i brividi, non soltanto per la violenza fisica, politica, storica e sociale di quella morte, ma con le orribile analogie contemporanee. La volgarità del potere, la pornografia della pornografia a cui assistiamo ogni giorno esposta, il definitivo degrado di ogni idea sociale, sono figlie di una visione che Pasolini aveva predetto, annunciato, combattuto sempre e comunque. Ho vissuto leggendo i suoi libri, i suoi articoli, guardando i suoi film straordinari, rimanendo sempre impressionato dalla luce accecante dei suoi pensieri e dalle sue parole. Per un ragazzo di quattordici anni disperso nel bronx eroinomane di un quartiere ravennate nel 1977 leggere "Una vita violenta" è stato uno shock incredibile. Ero io, erano le persone che mi giravano attorno. E in quelle parole, probabilmente, trovai la forza di decidere di scappare via. Non mi interessa "cosa direbbe adesso", "cosa farebbe adesso" Pasolini. Perchè lui ha fatto, ha scritto pagine talmente importanti, che ancora adesso la sua forza Morale, sì con la maiuscola, è devastante nella sua potenza. Il suo film "Le 120 giornate di Sodoma" siamo noi adesso. "Il Vangelo secondo Matteo" è uno dei momenti artistici più belli che abbia mai visto, uno dei manifesti sociali più alti mai filmati. E non ho neppure il coraggio di permettermi di scrivere qualcosa su di lui. Sto solo ricordando una persona che mi è stata vicina in un momento fondamentale della mia vita con i suoi testi, le sue immagini, cose rare come l' oro in questa epoca. Combattere, agire, lottare, partigiani contro quello che ci circonda. Questo il suo insegnamento più importante.

Fonte:e20romagna


Io, Patti Smith a scuola da Pasolini


di Silvia Boschero

Nel Village, alla fine anni Sessanta, una giovane onnivora Patti Smith scopriva Pier Paolo Pasolini: lei, Andy Warhol e Robert Mapplethorpe si davano appuntamento al cinema per seguire la rivoluzione intellettuale di quell'italiano che infiammava gli ambienti culturali di New York. Qualche anno dopo, nello stesso novembre 1975 in cui Pasolini ci lasciava, usciva l'esordio (Horses) di quella che sarebbe diventata, nell'iconografia del rock, la «sacerdotessa», sempre in bilico tra tensione religiosa e furia iconoclasta. A fine settimana Horses viene ristampato con una versione intera del disco registrata dal vivo a Londra. Stasera Patti è attesa a Rockpolitik. Chi meglio di lei per duettare (forse) su People have the power? Cosa rappresenta Pier Paolo Pasolini per Patti Smith? Pasolini, come William Blake, ha avuto un'influenza fondamentale. Offriva una nuova possibilità, un nuovo modello. Un mentore, culturalmente completo, poiché era riuscito a lanciare un ponte tra l'arte, la poesia e la politica. Profondamente spirituale e politico al tempo stesso. E poi c'era l'uso libero del linguaggio e dei mezzi di comunicazione: pittura, cinema, poesia. Un ottimo maestro. Vedi… da ragazza sono cresciuta con una forte educazione religiosa alla quale ovviamente mi ribellai. Lui mi offrì una nuova interpretazione di Gesù Cristo. Gesù Cristo è un rivoluzionario, il Gesù del Vangelo secondo Matteo è l'uomo tra gli uomini e per gli uomini. E l'ho capito dopo aver scritto il disco Horses e la canzone Gloria: Pasolini mi ha aperto una nuova strada a Cristo. Un Cristo visto semplicemente per come è, anziché mutuato dal ritratto che ne dà la religione. Nell'ambiente intellettuale newyorkese che lei frequentava Pasolini era noto? Pasolini a New York negli anni Sessanta era considerato un maestro da tutti noi. Andare a vedere i suoi film era un rito. Ricordo una volta mi recai al cinema con il mio amico Mapplethorpe e in sala si erano già sistemati Warhol, tutti i poeti e gli artisti che come noi lo studiavano e si ispiravano a lui. Qualcuno ha raccolto l'eredità di Pasolini? Difficile. Ci sono state persone che hanno lavorato per questa poetica fusione tra politica e arte, su tutti Allen Ginzberg, ma Pasolini rimane ad oggi insostituibile. La sua freschezza, la sua capacità educativa e rivoluzionaria è ancora dentro la nostra coscienza. Possiamo azzardare un paragone, con tutte le ovvie differenze: Patti Smith e Pasolini: entrambi animati da una grande tensione religiosa, entrambi a loro modo, moralisti, seppur di una morale iconoclasta… È vero. Io sono moralista nella misura in cui seguo alcuni codici imprescindibili che altro non sono che i semplicissimi insegnamenti di Cristo: amarsi l'un l'altro, aiutarsi, essere più compassionevole e lasciare la libertà agli altri. Ma Pasolini bilanciava perfettamente il suo forte codice morale e la sua assoluta libertà nell'esprimersi. Un'altra lezione: lui sapeva già cosa avrebbe portato la globalizzazione. Era già allarmato della deriva materialista della nostra cultura. Un insegnamento da tenere a mente oggi come non mai. La società attuale manca totalmente di morale. Così come manca totalmente l'uso della parola «amore», a cui Pasolini tendeva. «Solo l'amare, solo il conoscere, conta. Non l'aver amato, non l'aver conosciuto» diceva Pasolini… Le parole di oggi sono: consumismo, materialismo, sesso, droga, potere, voracità, cupidigia. Banale da dire, ma amore è la parola che manca, è il potere più forte. Torniamo a 30 anni fa, quando moriva Pasolini e quando usciva il suo esordio, «Horses». Era il 1975, c'era ancora il Vietnam. Oggi c'è l'Iraq… È terribile notare come nel 2005 gli Usa stiano facendo lo stesso errore, tragico e illegale. Dopo l'11 settembre Bush è stato abile nel suscitare così tanta paura nella gente da renderla incapace di reagire contro una decisione scellerata. Bush ha rielaborato alcuni dei fondamenti del vivere sociale, la costituzione, la religione, ha condizionato i media. E in Usa i media si limitano ad un atteggiamento di accondiscendenza. I media… Forse la signora Smith è stata messa al corrente proprio da Celentano che anche l'Italia per libertà di informazione, non eccelle... So molto bene chi è Adriano Celentano e sono consapevole dell'impatto che il suo programma ha in Italia. Faremo qualcosa nel rispetto reciproco di quello che siamo, ma non abbiamo fatto prove. Credo che canterò una canzone. Riascoltando «Horses» trent'anni dopo, trova qualche ingenuità? Trovo una ragazza giovane e senza paura che crede che tutto sia possibile. Tra un anno e mezzo avrò sessant'anni, eppure sento dentro di me la ragazza che imbracciava la sua prima chitarra elettrica e voleva salvare il rock and roll. Ancora oggi Patti vuole salvare il rock? Lascio quella battaglia alle nuove generazioni e mi limito ad essere un buon esempio. Il rock è una voce culturale che appartiene alla gente e include la rivoluzione, il sesso, la poesia, l'energia, la consapevolezza politica, tutto. Salvarlo significa usarlo nella sua valenza globale.
 
@BE:BOSCHERO
3 novembre 2005 pubblicato nell'edizione Nazionale (pagina 19) nella sezione "Spettacoli"
http://www.unita.it



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Curatore, Bruno Esposito

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