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sabato 3 novembre 2012

Giordano Bruno e Pasolini, gli eretici totali

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Esiste un cinema eretico?
Giordano Bruno e Pasolini, gli eretici totali
di Marcello Walter Bruno
.

Giordano Bruno
Guido Zingari, docente di Filosofia del linguaggio all'Università Tor Vergata di Roma (purtroppo scomparso durante il terremoto de L'Aquila del 2009), in un recente pamphlet (Il pensiero in fumo, Costa & Nolan, Ancona-Milano 1999) ha messo in analogia due percorsi eretici: quello classico di Giordano Bruno, prete votato alla contrapposizione frontale contro l'ignoranza del clero (incapace di accettare la scienza copernicana) e dunque ad essere bruciato vivo, diventando un simbolo della libertà di pensiero che non cede al potere integralista della Chiesa; e quello contemporaneo di Pier Paolo Pasolini, intellettuale e artista messo al bando per la sua diversità sessuale, che finisce ucciso forse per un complotto di quel regime clerico-fascista contro cui si scagliavano i suoi interventi giornalistici, le sue poesie e i suoi film. 
La premessa di Zingari è che l'eresia non va confusa con la modaiola "trasgressione" dei personaggi televisivi alla Sgarbi, in realtà funzionalissimi al sistema (tanto mediatico quanto socio-politico-economico), ma dev'essere ricondotta ai suoi valori più profondi e positivi: l'ossessione per la libertà, la furia della diversità (la solitudine dell'individualità), il rifiuto del rifiuto (che vuol dire anti-nichilismo, fiducia in un mondo nascente). 
Da questo punto di vista, le affinità fra Bruno e Pasolini sono soprattutto biografiche (il loro rapporto col Potere, la cui bestialità si estrinseca in quella che Zingari chiama la "retorica della condanna a morte") e solo in parte contenutistiche o stilistiche (la "bestemmia" come genere letterario). 
In particolare, manca qualunque aggancio fra le opere del filosofo nolano e i film del Pasolini regista-sceneggiatore: in campo cinematografico Zingari preferisce citare "l'eresia, l'empietà dell'abbastanza discusso regista inglese Peter Greenaway" il quale mette in scena "gli eccessi degli esseri umani" (e Pasolini no?) e anche "una realtà della realtà". "Il regista inglese si limita a descrivere fenomenologicamente, a rifare i contorni, a disegnare attentamente le presenze inquietanti del mondo" (Il pensiero in fumo, p. 64): ammesso che questa sia una descrizione dello stile di Greenaway, sono questi i tratti distintivi di un cinema eretico?
Va da sé che un film eretico non è necessariamente quello che mette in scena il personaggio dell'eretico: dunque è inutile citare il Giordano Bruno di Giuliano Montaldo interpretato da Gian Maria Volontè (1973) oppure i film dedicati a Pasolini, da Pasolini un caso italiano di Marco Tullio Giordana a Nerolio di Aurelio Grimaldi, passando per quella sorta di monumento funebre che è il pellegrinaggio in vespa fino ad Ostia (luogo del delitto Pelosi) in Caro diario di Nanni Moretti. (Ma, detto fra parentesi, sarebbe interessante una repertorizzazione dei roghi cinematografici, da La passione di Giovanna d'Arco di Dreyer a I diavoli di Ken Russell a 1492 di Ridley Scott). 
Un film eretico presume l'ereticità del suo autore? Chi sono i registi in odore di eresia? Se si escludono i personaggi a vario titolo "trasgressivi" (da Carmelo Bene a Derek Jarman), sembrerebbe che l'industria cinematografica tenda necessariamente - per il suo rapporto diretto col potere economico e/o politico - a integrare anche gli autori più redditizi nel sistema ideologico dominante (anche con mezzi esplicitamente inquisitori: si pensi alla "caccia alle streghe" voluta dal senatore McCarthy nel periodo della guerra fredda, con la costituzione delle liste nere ad Hollywood e il conseguente esilio di artisti del calibro di Chaplin). 

Pier Paolo Pasolini
Il cinema sacrilego/profano è quello che attacca la religione, che bestemmia, che viene mandato al rogo? Allora i film dell'eresia sono La via lattea di Buñuel (con gli anarchici che fucilano il papa) o i primi del toscanaccio Benigni, Je vous salue Marie di Godard e tutte le pellicole soppresse dalla censura di Stato (da Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci a Totò che visse due volte di Ciprì e Maresco). Ma forse la più grande empietà, per lo show business, è il fallimento economico: e allora i grandi registi eretici sono gli esperti dello spreco e del flop, dal Visconti di La terra trema al Cimino di I cancelli del cielo passando per il più "fallito" di tutti, il nomade apolide Orson Welles (la cui mobilità richiama curiosamente quella di Giordano Bruno).

Gilles Deleuze, nei due ormai classici volumi dedicati alla filosofia del cinema (L'immagine-movimento e L'immagine-tempo, Ubulibri), compie molti accostamenti tra pensatori e registi: Godard è come Aristotele, Lang come Protagora, Rohmer come Kierkegaard, Ozu come Leibniz, Bresson come Pascal, Welles come Nietzsche e così via alla rinfusa. Giordano Bruno non è mai citato, mentre Pasolini (inventore del proficuo concetto di "soggettiva libera indiretta") brilla come il vero nume tutelare di una teoria del cinema, in contrapposizione alla semiologia di Christian Metz. Una vera eresia, accademicamente parlando. Non esiste cinema dello scandalo senza scandalo critico, non esistono film "diversi" senza l'eroico furore di uno sguardo che sa sporgersi sull'infinito.



@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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