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lunedì 28 dicembre 2020

Pasolini Prossimo Nostro, di Giuseppe Bertolucci

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pasolini Prossimo Nostro, di Giuseppe Bertolucci

Presentato come Evento Speciale nella Sezione Orizzonti della 63° Mostra del Cinema di Venezia, "Pasolini prossimo nostro", un documentario realizzato da Giuseppe Bertolucci, che prende il via da un’intervista rilasciata dal regista friulano a Gideon Bachmann durante la lavorazione di "Salò: le 120 giornate di Sodoma".

L’intervista è alternata alle foto in bianco e nero scattate da Deborah Imogen Beer sul set, che scorrono dando quasi il tempo alle parole di Pasolini e che raccontano, come fosse un fotoromanzo, quello che si rivelerà essere l’ultimo film girato dal regista. 
"Salò" è stato il film dello scandalo e ha subito censure che ne hanno posticipato l'uscita in sala di alcuni anni, quasi gli stessi disagi e ingiustizie inflitte al suo autore, assassinato il 2 novembre del 1975 all'Idroscalo di Ostia poco prima di finirne il montaggio definitivo.
A trentun’anni dalla scomparsa di Pasolini, se ne torna dunque a parlare attraverso un'intervista amara e disarmante, come lo stesso regista fa notare al suo interlocutore, una confessione sulla dannazione del consumismo. Un manifesto contro i giovani omologati e senza virtù, una dura accusa all'anarchia del potere, una cristallizzazione delle idee nichiliste che tormentavano il Poeta di Casarsa. 
"Salò" è il fine ultimo delle ideologie, un viaggio senza speranza, tratto liberamente dal romanzo del Marchese de Sade e ambientato nell'elegante cittadina lombarda durante il secondo conflitto mondiale. 
Le sue parole sono sorprendenti per la modernità del pensiero che esprimoni - estremamente attuale e che il titolo del
documentario coglie con quell’espressione "prossimo nostro" - e per la profondità dei concetti. Mentre osserviamo le immagini di "Salò", testamento spirituale ed artistico di Pasolini, lo ascoltiamo scagliarsi contro il potere "che mercifica i corpi" in nome del consumismo di cui non si può più fare a meno.

Il tono impassibile e statico dell’opera originaria viene qui esasperato dall’esclusivo ricorso al fotogramma fisso. Il bianco e nero porta le immagini all’ambientazione temporale del film rendendo più evidenti certe connessioni che ovviamente Pasolini aveva chiare: come l’uso di due icone del cinema dei telefoni bianchi, Caterina Boratto e Elsa De’ Giorgi, nel ruolo di turpi narratrici.
Un documentario asciutto e privo di retorica per far apprezzare, a chi ancora non lo avesse fatto, la figura di uno dei più grandi e geniali intellettuali del secolo scorso e che invoglia, chi già lo conoscesse, a rivedere i capolavori pasoliniani.
Bertolucci non vuole dire la parola definitiva su "Salò", ma riportarlo all’attenzione mediante una sintesi che è speculare, nel suo piccolo, a quella che Pasolini ha compiuto su de Sade. E l’utilità del suo documentario è soprattutto quella di ricordare, cosa non sempre recepita, come l’estremo, disperato addio di Pasolini non sia solo una sdegnosa chiusura verso il mondo, ma un testo aperto e ancora denso di problematiche da affrontare.
Emanuela Semeraro

Fonte: aise



CAST ARTISTICO E TECNICO

  • Regia: Giuseppe Bertolucci 
  • Interpreti: Pier Paolo Pasolini
  • Il cast e la troupe di “Salò o le 120 giornate di Sodoma” 
  • Voce: Pier Paolo Pasolini 
  • Fotografie: Deborah Imogen Beer 
  • Interviste: Gideon Bachmann 
  • Montaggio: Federica Lang 
  • Supervisione montaggio HD: Paolo Benassi 
  • Supervisione musicale: Fabio Venturi 
  • Musiche: F. Ansaldo, C. A. Bixio, F. Chopin, A. Moretti, C. Orff Musiche eseguite da: Nanni Civitenga, Monica Ficarra, Ensemble Roma Sinfonietta diretta da Claudio Casini e Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano diretto da Francesco Lanzillotta 
  • Montaggio suono e mix musiche: Damiano Antinori 
  • Studio di registrazione: In A Box Studio, Roma 
  • HD film mastering: Digital Film Lab, Copenhagen 
  • Digitalizzazione foto: Studio Grafite,Roma 
  • Montaggio SDI e HD: ID4, Roma 
  • Postproduzione audio: In A Box Studio, Roma 
  • Mix: Francesco Tuminello - Technicolor Sound Services, Roma Trascrizione dialoghi: Claude Woznick 
  • Organizzazione: Angelo Palmieri, Laura Scarinzi, Cristina D’Osualdo 
  • Produzione esecutiva: Angelo S. Draicchio 
  • Produzione: Ripley’s Film Srl / Cinemazero 
  • Origine: Italia/Francia 
  • Anno: 2006 
  • Formato: 1:1.33 
  • Supporto: HDCAM SR / 35mm 
  • Durata: 63’



Nota del produttore.

50 ore di interviste audio, 3.000 metri di negativo cinematografico, 7.200 fotografie, centinaia di pagine di trascrizioni audio, 23 mesi di lavoro, tra preparazione, riflessioni, pause, discussioni e ripensamenti, un risultato di 63 minuti circa.

Sono trascorsi poco più di 2 anni dal momento in cui Andrea Crozzoli e Piero Colussi mi proposero di realizzare insieme un documentario su Pasolini, utilizzando l’enorme quantità di materiale girato da Gideon Bachmann e Deborah Beer sul set di Salò o le 120 giornate di Sodoma, e sono trascorsi quasi due anni dal giorno in cui, con Giuseppe Bertolucci, a cui avevamo deciso di affidare la regia, saggiammo i primi materiali a Pordenone.
Nonostante questi avessero un forte impatto emotivo - e fossero in buona parte assolutamente inediti -, altrettanto forte fu la sensazione di incertezza che provammo nell’immaginarne un film, per di più l’ennesimo, su una delle più importanti personalità della cultura italiana del ‘900.
Decidemmo comunque di provarci, trascrivendo dapprima tutto l’audio a nostra disposizione e analizzandolo, quasi fosse un testo incompiuto, abbandonato dall’autore. Un puzzle confuso da cui emergeva, a tratti tenera, la voce inconfondibile, potente, di un Pasolini amarissimo e disilluso che abiura la Trilogia della vita e, lucidamente, non lascia speranza alcuna. Un testo a cui abbiamo voluto dare voce, contestualizzandolo, con le immagini del regista alle prese con quella che sarà la sua ultima e straziante opera.

Piaccia o meno, Pasolini prossimo nostro ha la valenza di un definitivo testamento intellettuale; vuole essere un ulteriore tassello nella memoria collettiva, vuole dar voce, ancora una volta, a una delle intelligenze più vive e lucide della nostra cultura e, in generale, del secolo scorso.
Angelo S. Draicchio



Riassunto della trama.

Una voce, calma ed inconfondibile, emerge dal rumore di un operoso, disciplinato set cinematografico. È la voce di Pier Paolo Pasolini, al lavoro per completare la sua ultima, contestatissima (e postuma) opera cinematografica: Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Nonostante le enormi, preventive polemiche suscitate dal film, un Pasolini tranquillo, quasi gioioso, si lascia seguire sul set da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann, che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione.
Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l’intervista in un lucido e violento attacco alla società; un grido d’allarme che assieme alle immagini del set da vita ad una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità.
È un Pasolini inedito, drammaticamente disperato e sdoppiato nel suo non concedere/si un futuro,una possibilità, seppure accennata, nel catartico e liberatorio primo finale del film, eliminato dal regista e qui ricostruito fotograficamente.




Note del regista

Il termine fotoromanzo, associato a un film “maledetto” come il Salò di Pasolini, sembra incongruo e quasi inopportuno. E invece a me pare assolutamente appropriato, perché di un foto-romanzo si tratta. Con Federica Lang abbiamo rivisitato il piccolo tesoro delle foto di scena di Deborah Beer (impeccabili sul piano della fedeltà e della qualità) e abbiamo creato una sorta di sintesi dell’ultima opera di Pasolini: sostituendo le immagini fisse alle sequenze cinematografiche. Ma l’archivio di

Gideon Bachmann conteneva anche alcune preziose testimonianze (filmate e sonore) dell’autore, che abbiamo posto a commento del nostro fotoromanzo. Arrivando, io credo, a una rilettura  inedita, assolutamente attendibile, di uno dei film più sconvolgenti degli anni settanta. Dalla quale emerge,potente, la spietata analisi pasoliniana di una società italiana sempre in bilico sulla voragine del fascismo. Il suo grido d’allarme fu strozzato la notte del 2 novembre 1975, ma continua ad  arrivarci,nitido e straziante, a trent’anni di distanza.


Fonte: https://docs.google.com/file/d/0B7DAI2JRpAZmZnFfSG1tWWhZT00/edit




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Grazie.

Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi


4 commenti: