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Pier Paolo Pasolini, Affabulazione - 1977

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pier Paolo Pasolini
Il teatro

Affabulazione
1977, postumo

Commento di Angela Molteni
e Massimiliano Valente




Affabulazione è forse il più noto tra i drammi in versi di Pasolini. ripreso anche in epoca più recente da Vittorio Gassman. Narra di un padre che, durante un sogno angoscioso, si affaccia su un precipizio nel quale è destinata a finire una famiglia vissuta fino a quel momento nella tranquilla quiete di una stabilità borghese. L'"evento imprevedibile", che caratterizzerà anche la stesura di Teorema (qui l'evento sarà costituito dall'arrivo di un "Ospite" inatteso), determinerà nei componenti la famiglia un crollo morale, psicologico e sociale. In Affabulazione vi è un rapporto particolare tra padre e figlio. Scrivendola - dice Nico Naldini nel suo Pasolini, una vita - Pasolini ha sentito mutare dentro di sé l'immagine dell'antica rivalità col proprio padre e che tutta quella vita emozionale ed erotica che faceva dipendere all'odio per lui, poteva essere invece spiegata con l'amore, un amore che probabilmente deve risalire ai miei due o tre anni…
Dal prologo: 

"Colui che vi parla è l'ombra di Sofocle.
Sono qui arbitrariamente destinato a inaugurare
un linguaggio troppo difficile e troppo facile:
difficile per gli spettatori di una società
in un pessimo momento della sua storia,
facile per i pochi lettori di poesia.
Ci dovrete fare l'orecchio.
Basta. Quanto al resto,
seguirete come potrete le vicende un po' indecenti
di questa tragedia che finisce ma non comincia -
fino al momento in cui riapparirà la mia ombra.
A quel momento le cose cambieranno;
e questi versi avranno una loro grazia,
dovuta, stavolta, a una certa loro oggettività".

Un industriale lombardo, sommerso in un sogno semplice e terribile, che in qualche modo sembra riportarlo bambino, prova un'inattesa e lacerante attrazione per il figlio. Ma il figlio gli si sottrae, gli si ribella. Il padre immagina di farsi vedere dal figlio mentre si congiunge con la moglie-madre; si esibisce dinanzi a lui in un atto di masturbazione; finalmente lo implora di mostrargli il suo sesso. Il figlio inorridito lo ferisce e fugge a casa. Il padre lo raggiunge, e dopo aver spiato un incontro d'amore con una ragazza, lo uccide. 

"Ma ecco, il momento dei baci
sta per scadere, dolcemente e giustamente.
Io prendo di tasca il coltello
che ti ho donato e tu mi hai così ben restituito.

Ci sono delle epoche nel mondo
in cui i padri degenerano
e se uccidono i loro figli
compiono dei regicidi".

Dopo vent'anni di carcere finirà vagabondo e mendicante su un vagone abbandonato, mentre si interroga sul mistero della sua esistenza.
In questo dramma la diversità, anche se in forma di fabula, appare come inattingibile.

Dinanzi a quel figlio adolescente - già adulto in "tutta la sua indecenza, e insieme così puro", davanti al suo "membro, fresco, umile, assetato", che "scandalizza per se stesso", il Potere è come messo in scompiglio: uccide sì, ma si confessa perduto "in un'oasi di dimenticato dolore", ammette di vivere il presente "piuttosto come morte di valori passati che come nascita di nuovi": nella sua "persona" (che, davvero, qui e' da assumersi come la maschera dell'antico teatro) non si legge altro che "la coscienza non ammessa" della propria "impotenza".

[dalla prefazione di Guido Davico Bonino a Pier Paolo Pasolini
Il teatro, Garzanti, Milano] 

Pasolini ribalta a ritroso il mito di Edipo in quello di Crono e reincarna il Potere in un padre che si mimetizza attraverso un "rovesciamento di posizioni", in tre ruoli tipici della cultura patriarcale borghese: il padre-amante, il padre-coetaneo e il padre voyeur: 

"Migliaia di figli sono uccisi dai padri: mentre,
ogni tanto, un padre è ucciso dal figlio - ciò è noto.
Ma come avviene l'assassinio dei figli da parte
dei padri? Per mezzo di prigioni, di trincee, di campi
di concentramento, di città bombardate.
Come avviene invece l'assassinio dei padri da parte
dei figli? Per mezzo della crescita di un corpo innocente,
che è lì, nuovo venuto nella vecchia città, e, in fondo,
non chiederebbe altro che d'esservi ammesso.
Egli, il figlio, getta nella lotta contro il padre
- che è sempre il padre a cominciare -
il suo corpo, nient'altro che il suo corpo.
Lo fa con un odio pieno di purezza, oppure
con la stessa distaccata e ironica dolcezza
con cui ora tu avanzi, con questa donna, i tuoi diritti.
[...]
Ma veniamo, infine veniamo agli esempi più chiari
per spiegarci più oscuramente!
Veniamo ai semplici padri bugiardi!
Veniamo ai casi normali, per riportare le cose
a ciò che incomprensibilmente esse sono!
Ché se, del resto, quello là (che io ero) faceva piangere
i suoi successori (che io sono) non fanno certo ridere!
Veniamo ai Presidenti delle Repubbliche!
Veniamo alle autorità religiose, ai Grandi Industriali!

Pasolini intese sperimentare, prima con questo, poi con gli altri suoi drammi, una nuova forma di teatro. "Questo nuovo tipo di teatro, che io chiamo 'teatro di parola'", scrisse infatti, "è un misto di 'poesia letta a voce alta' e di 'convenzione teatrale' sia pure ridotta al minimo […] 'Poesia orale', resa rituale dalla presenza fisica degli attori in un luogo deputato a tale rito."

In Affabulazione, Pasolini affiderà a un personaggio-chiave, l'Ombra di Sofocle, il compito di enunciare le caratteristiche del nuovo teatro: 

Nel teatro la parola vive di una doppia gloria,
mai essa è così glorificata. E perché?
Perché essa è, insieme, scritta e pronunciata.
È scritta, come la parola di Omero,
ma insieme è pronunciata come le parole
che si scambiano tra loro due uomini al lavoro,
o una masnada di ragazzi, o le ragazze al lavatoio,
o le donne al mercato – come le povere parole insomma
che si dicono ogni giorno, e volano via con la vita.

Al dicembre 1977 (Roma, Teatro Tenda) risale la prima edizione di Affabulazione, che vide regista e protagonista Vittorio Gassman. Le scene erano di Gabriele Di Stefano, le musiche di Fiorenzo Carpi. Altri interpreti, Corrado Gaipa, Silvia Monelli , Luca Dal Fabbro, Roberta Paladini, Laura Tanziani, Attilio Cucari, Vanna Polverosi. Una seconda, interamente nuova edizione è del febbraio 1986 (prima: teatro La Pergola, Firenze, 2 febbraio). Le scene portano la firma di Gianni Polidori: gli attori, accanto a Gassman, sono il figlio Alessandro, Paila Pavese, Sergio Meogrossi, Giusi Cataldo, Eleonora Di Mario.

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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