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Salvatore Fittipaldi
 
 
 
Pasolini, LA RESISTENZA E LA SUA LUCE
Con traduzione di Brandon Brown
 

L’uomo non è niente altro che quello che progetta di essere.
Jean Paul Sartre


Questa «pura luce», irradiata dal gesto politico, riaccendeva il ricordo di un’altra luce intravista qualche anno prima sulle colline bolognesi di Paderno.È questa la luce originaria, la luminosità Re-esistente, che orienterà l’impegno artistico e civile del poeta, proteso a percorrere una vita che afferma la centralità di quella primigenia fonte luminosa, nella quale egli si era immerso, ancora giovane, per sortirne uomo:

Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra luce.
Poi variò: da luce diventò incerta alba,
un’alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge.
Illuminava i braccianti che lottavano.
Così l’alba nascente fu una luce
fuori dall’eternità dello stile….
Nella storia la giustizia fu coscienza
d’una umana divisione di ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.

LA RESISTENZA E LA SUA LUCE
da La religione del mio tempo, in Pier Paolo Pasolini, Bestemmia.
Tutte le poesie, vol. I, Garzanti, Milano 1993.


Così giunsi ai giorni della Resistenza
senza saperne nulla se non lo stile:
fu stile tutta luce, memorabile coscienza
di sole. Non poté mai sfiorire,
neanche per un istante, neanche quando
l’Europa tremò nella più morta vigilia.
Fuggimmo con le masserizie su un carro
da Casarsa a un villaggio perduto
tra rogge e viti: ed era pura luce.
Mio fratello partì, in un mattino muto
di marzo, su un treno, clandestino,
la pistola in un libro: ed era pura luce.
Nella soffitta del casolare mia madre
guardava sempre perdutamente quei monti,
già conscia del destino: ed era pura luce.
Coi pochi contadini intorno
vivevo una gloriosa vita di perseguitato
dagli atroci editti: ed era pura luce.
Venne il giorno della morte
e della libertà, il mondo martoriato
si riconobbe di nuovo nella luce…
Quella luce era speranza di giustizia:
non sapevo quale: la Giustizia.
La luce è sempre uguale ad altra luce.
Poi variò: da luce divenne incerta alba,
un’alba che cresceva, si allargava
sopra i campi friulani, sulle rogge.
Illuminava i braccianti che lottavano…
Così l’alba nascente fu una luce
fuori dell’eternità dello stile…
Nella storia la giustizia fu coscienza
d’una umana divisione di ricchezza,
e la speranza ebbe nuova luce.
Pier Paolo Pasolini

 
 
The Resistance and Its Light

Pier Paolo Pasolini
translated by Brandon Brown
 

so I came to the days of the Resistance
I didn’t know anything but style
it was a style made totally of light
memorable recognition
of sun. It could never fade
not even for an instant
even as Europe trembled
on its deadliest evening
we escaped from Casarsa
with our stuff in a cart
to a ruined village
among canals and vineyards it was pure light
my brother left, it was a mute morning
March, in a train, disguised
his pistol in a book it was pure light
he lived a long time in the mountains
which shone like paradise in the blue gloom
of Friulian plains it was pure light
in the attic of our farmhouse my mother
always stared at those mountains
hopeless, she saw the future it was pure light
with a few poor people I lived
a glorious life, persecuted
by despicable rhetoric it was pure light
the day of death came
Independence Day, the martyred world
knew itself again in the light…
the light was the thought of justice
I didn’t know what kind of justice
all light equal to all other light
then it changed, the light like an uncertain morning
a waxing dawn that spread all over
Friulian fields and canals
struggling workers in the light
the rising dawn was a light I mean
beyond the eternity of style
in history, justice has been
the realization of a humane
distribution of money, hope
maybe, brighter than that
new light

Fonte:http://www.poets.org/poetsorg/poem-day?utm_medium=email&utm_campaign=Poem-a-Day%20%20March%204%202015&utm_content=Poem-a-Day%20%20March%204%202015%20CID_05d7b32742832c9f3ff459fb32eef64a


Pier Paolo Pasolini rievoca in una lettera la morte del fratello Guido, iscritto a "Giustizia e libertà", ucciso in un agguato da un gruppo di partigiani di diverso orientamento ideale, comunisti vicini a Tito. Lo scrittore friulano si sente erede degli ideali civili libertari per i quali il fratello è morto.
Nel gennaio del ’45 era con Bolla e Enea a Porzùs, dove gli osovani si stavano riorganizzando dopo il disastroso rastrellamento del novembre. Frattanto Guido si era iscritto al Partito d’Azione. Il giorno in cui Bolla e Enea furono ammazzati egli si trovava a Musi con l’amico D’Orlandi per non so che missione; e stavano tornando insieme verso Porzùs. Ed ecco che alcuni loro compagni (i quali, dislocati in una malga sottostante, si erano accorti del tradimento, e si stavano ritirando), avvisarono i due ragazzi del pericolo. Ma essi non vollero saperne di tornare sui loro passi, e anzi si slanciarono di corsa verso Porzùs per portare aiuto agli amici! […] Spesso penso al tratto di strada tra Musi e Porzùs percorso da mio fratello in quel giorno tremendo; e la mia immaginazione è fatta radiosa da non so che candore ardente di nevi, da che purezza di cielo. E la persona di Guido è così viva. "

Il 21 agosto 1945 così scrisse a Luciano Serra:

"Bisognerebbe essere capaci di piangerlo sempre senza fine, perché solo questo potrebbe essere un poco pari all’ingiustizia che lo ha colpito. Eppure la nostra natura umana è tale che ci permette di vivere ancora, di risollevarci, perfino, in qualche momento. Perciò l’unico pensiero che mi conforta è che io non sono immortale; che Guido non ha fatto altro che precedermi generosamente di pochi anni in quel nulla verso il quale io mi avvio. E che ora mi è così famigliare; la terribile oscura lontananza o disumanità della morte mi si è così schiarita da quando Guido vi è entrato. Quell’infinito, quel nulla, quell’assoluto contrario ora hanno un aspetto domestico; c’è Guido, mio fratello, capisci, che è stato per vent’anni sempre vicino a me, a dormire nella stessa stanza, a mangiare nella stessa tavola. Non è dunque così innaturale entrare in quella dimensione così a noi inconcepibile. E Guido è stato così buono così generoso da dimostrarmelo, sacrificandosi pel suo fratello maggiore, forse a cui voleva troppo bene a cui credeva troppo."

Pier Paolo Pasolini
 
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Curatore, Bruno Esposito

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