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Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

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"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Tutti gli scritti presenti in questo post, sono tratti da Malastoria di Giovanni Giovannetti. 
Ringrazio Giovanni Giovannetti per aver concesso il permesso alla pubblicazione in queste pagine. 



“Lotta e lavoro” su M. A.,
«emerito pervertito» democristiano
(12 settembre 1948)


Massimo esponente democristiano. Emerito pervertito e corruttore di minorenni.

Da vari giorni tutto il rione di… è in subbuglio per una notizia sensazionale quanto disgustosa.
L’egregio signor maestro M. A., massimo esponente democristiano del luogo ed ex presidente dell’Azione Cattolica risulta essere un porco, un depravato, un pervertito, uno specializzato corruttore di minorenni.
Una ventina circa sono già i ragazzi dai 10 ai 16 anni che hanno presentato la loro denuncia sulle malefatte dell’esponente democristiano il quale insegnando la cristiana dottrina insegnava loro anche le più oscene malefatte allettandoli con caramelle, gite sul lago, a Venezia, a Vicenza e soprattutto in passeggiate serotine al forte di… S.
Una delle sue vittime, un bambino, sembra ridotto in gravissimo stato di salute per le sevizie oscene dell’illustre democristiano.
Tutta la democrazia cristiana della provincia è mobilitata per nascondere (come è suo costume) il grave scandalo, tanto che i carabinieri del luogo sebbene in possesso delle gravi e numerose denunce da parte dei bambini e dei genitori non si sono ancora decisi ad arrestare il pervertito.


Interrogatorio dei minori
Giuseppe Zengarli e Pietro e Ottorino Sovran
presso i Carabinieri di Cordovado
(14 ottobre 1949)

Processo verbale di interrogatorio di:

1°) – Zengarli Giuseppe di Giovanni e di Florio Bernardina, nato a Sesto al Reghena il 18 marzo 1934, ivi residente – frazione Ramuscello;
2°) – Sovran Pietro di Giuseppe e di Trevisan Berta, nato il 16 febbraio 1933 a Sesto al Reghena ivi residente – frazione Ramuscello;
3°) – Sovran Renato di Pietro e di Trevisan Angela, nato l’11 maggio 1933 a Sesto al Reghena – frazione di Ramuscello.
4°) – Sovran Ottorino di Antonio e di Augusta Svran, nato l’8 novembre 1934 a Sesto al Reghena – frazione di Ramuscello.

L’anno millenovecentoquarantanove addì 14 del mese di ottobre nello ufficio della stazione dei carabinieri di Cordovado alle ore 19,30.
Avanti a noi Scognamiglio Luigi, brigadiere comandante della stazione assistito dal carabiniere Cotugno Gabriele, previo invito si sono presentati in questa caserma i minorenni in oggetto generalizzati i quali per ordine di numero, ogni uno di essi rispondono:

1°) – Zengarli Giuseppe di Giovanni:
Circa 15 giorni fa in occasione della festa da ballo a S. Sabina di Sesto al Reghena, verso le ore 21,30 circa mi trovavo assieme ai miei amici Sovran Pietro; Sovran Ottorino, quando fummo avvicinati dal nominato da un certo Pier Paolo Pasolini da Casarsa il quale ci offriva delle paste da manciare (dolci), invitandoci poi a manciare un po’ di uva in campagna. Accettammo portandoci fuori dall’abitato ed in aperta campagna, ivi il Pier Paolo ci cominciò a baciare. A me nel baciarmi mi metteva la lingua in bocca. I due miei amici erano presenti ed il Pier Paolo si sbottonò i pantaloni cacciando fuori il membro e mentre mi palpava le carni mi faceva prendere in mano il suo membro facendosi masturbare. Allora mi ha lasciato quando la sua lussuria era stata soddisfatta.
Dopo tale fatto mi ha dato 100 lire.
Dopo di me è andato Sovran Ottorino.
Devo precisare che prima di me con il Pier Paolo è stato Sovran Pietro.

2°) – Sovran Pietro di Giuseppe:
Alla sera della festa a S. Sabina, trovandomi in compagnia con due miei amici Sovran Ottorino e Zengarli Giuseppe, il nominato Pier Paolo da Casarsa avvicinandoci ci invitò a mangiare del dolce, invitandoci poi a portarci in aperta campagna assieme a lui per mangiare dell’uva. Noi andammo e quando ivi giungemmo il Pier Paolo abbracciandomi in bocca mi palpava sulla persona prendendomi anche in mano il sedere e palpandomi pure il pene al difuori dei pantaloni stringendolo nelle sue mani poscia mi invitava a stringere nelle mani il suo pene masturbandolo fino a quando mi disse di lasciare perché desiderava un’altro ragazzo e cioè Zengarli Giuseppe dal quale se lo faceva prendere in mano facendosi continuare a masturarsi. Anche a me mi ha dato 100 lire.

3°) – Sovran Ottorino di Antonio:
Assieme a Zengarli Giuseppe e Sovran Pietro mi trovavo anche io ed ho visto che essi hanno masturbato il Pier Paolo il quale li ha pure baciati. Il Pier Paolo voleva fare pure a mè ciò che aveva fatto con i due miei amici ma non era riuscito ottenendo solo che io lo baciassi e che lui mi baciasse mettendomi la lingua in bocca. Ho rifiutato di stringere nelle mani il suo membro. Il Pier Paolo mi consegnò lo stesso le lire 100.

4°) – Sovran Renato di Pietro:
5 giorni fa il Pier Paolo trovandosi a Ramuscello ed avendomi notato che andavo a casa assieme ad altri miei amici, ci seguiva allo scopo di avvicinarci ma io sapendo che egli soffriva di questa malattia cercavo di stargli lontano malgrado che egli mi rivolgeva delle domande se lo seguissi al cinema a Cordovado. Mi offriva anche delle sigarette che io accettai ma nessun atto di libidine avvenne.

Sovran Renato
Sovran Pietro
Zengarli Giuseppe
Sovran Ottorino
Cotugno Gabriele
Scognamiglio Luigi

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso il Comune di San Vito al Tagliamento 

(donazione eredi avvocato Bruno Brusin).


Nota dei carabinieri di Cordovado 
(15 ottobre 1949)

Oggetto: Corruzione di minori ed atti di libidine. Accertamenti

Al comando della stazione dei carabinieri di Casarsa
e.p.c. All’Ill.mo Sig. Pretore di S. Vito al Tagliamento

Al comando della sezione carab. Di S. Vito al Tagliamento

Urgente

Dalla voce pubblica, poiché il fatto ha suscitato scandolo, quest’Arma è venuta a conoscenza che il nominato Pier Paolo Passolinuci da Casarsa, circa dieci giorni fa si portò in Ramuscello, dove adescando i minorenni:

1°)- Zengarli Giuseppe di Giovanni d’anni 15;

2°)- Sovran Pietro di Giuseppe d’anni 16;

3°)- Sovran Renato di Pietro d’anni 16;

4°)- Sovran Ottorino di Antonio d’anni 15,

Con inganno condottoli in aperta campagna, si faceva masturbare fino al compimento di lussuria, regalando poi ad essi la somma di lire cento ciascuno.

Dovendo questo comando procedere a norma di legge sul conto del medesimo, si pregherebbe la cortesia di codesto comandante, a finché voglia rintracciare il Pier Paolo Passolinuci, sottoponendolo ad interrogatorio generalizzandolo trasmettendo il verbale in quattro esemplari a questa stazione.

Per orientamento si trasmette l’unito verbale di interrogatorio con preghiera di restituzione.

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso il Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini, 

Cineteca di Bologna, busta anni 1945-49.


Interrogatorio di Pasolini 
presso i Carabinieri di Casarsa 
(17 ottobre 1949)


Verbale di interrogatorio del professore Pasolini Pier Paolo di Carlo e di Colussi Susanna, nato a Bologna il 5 marzo 1922, residente a Casarsa, professore in belle lettere.

L’anno millenovecentoquarantanove, addì 17 ottobre, in Casarsa della Delizia, ufficio della stazione, alle ore 18,05.

Noi maresciallo capo Manservigi Mario, comandante della stazione suddetta, in ottemperanza al contenuto del foglio n. 17/78 del 15 ottobre 1949, della stazione carabinieri di Cordovado, procediamo all’interrogatorio del generalizzato in oggetto, in ordine alle deposizioni rese da Zengarli Giuseppe di Giovanni; Sovran Pietro di Giuseppe; Sovran Renato di Pietro e Sovran Ottorino di Antonio, raccolte nel verbale pervenuto in comunicazione con lo stesso foglio. Il Pasolini, in ordine alle accuse di essersi fatto masturbare dai suddetti, dichiara anzi detta le seguenti dichiarazioni:

Non posso e non devo negare che le dichiarazioni fatte, dai suddetti ragazzi rispondono in parte almeno esteriormente a verità. Del resto certi particolari mi sfuggono perché essendo sera di sagra e trovandomi in compagnia di amici avevo un po’ ecceduto nel bere: è appunto da imputarsi all’euforia del vino e della festa l’aver voluto tentare questa esperienza erotica di carattere e origine letteraria accentuata dalla recente lettura di un romanzo di argomento omosessuale di Gide. Del resto sulle ragioni letterarie e psicologica che mi hanno spinto a questo e almeno in parte lo giustificano potrò più esaurientemente spiegarmi con coloro che eventualmente mi dovranno giudicare. Non ho altro da dire, in fede di quanto sopra, previa lettura e conferma, mi sottoscrivo. Pier Paolo Pasolini”

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso il Comune di San Vito al Tagliamento 

(donazione eredi avvocato Bruno Brusin).


Denuncia dei Carabinieri 
al pretore di San Vito 
(22 ottobre 1949)


Processo verbale di denunzia a piedi libero di Pasolini Pier Paolo di Carlo e di Colussi Susanna, nato a Bologna il 5 / 3 / 1922 residente a Casarsa professore in belle lettere responsabile di atti di libidine e corruzione di minorenni art. 527 e 530 c.p.c.:

In danno di:

1°) – Zengarli Giuseppe di Giovanni e Florio Bernardina nato a Sesto al Reghena il 18 marzo 1934, ivi residente frazione Ramuscello;

2°) – Sovran Pietro di Giuseppe e di Terzan Berta, nato il 16 febbraio 1933 a Sestro al Reghena ivi residente frazione Ramuscello.

3°) – Sovran Renato di Pietro e di Terzan Angela nato a Sesto al Reghena l’11 maggio 1933, ivi residente frazione Ramuscello;

4°) – Sovran Ottorino di Antonio e di Augusta Sovran, nato a Sesto al Reghena l’8 novembre 1934 ivi residente in frazione Ramuscello.

L’anno millennovecentoquarantanove addì 22 del mese di Ottobre in Cordovado nell’ufficio della stazione dei carabinieri alle ore 11.

Noi sottoscritti Scognamiglio Luigi, brigadiere comandante la suddetta stazione Appuntato Menegotto Bartolo, entrambi dell’arma a piedi riferiamo alla competente autorità quanto appresso:

Il brigadiere Scognamiglio Luigi trovandosi a S. Vito al Tagliamento per servizio il giorno 10 corrente, da un confidente veniva a conoscenza che nella frazione di Ramuscello si era verificato uno scandolo che consisteva che quattro ragazzi minori avevano masturbato un individuo.

Poiché nessuna denunzia era pervenuta all’ufficio della stazione, noi verbalizzanti a scopo informativo il giorno 14 corrente ci portammo nella frazione di Ramuscello e tra l’altro chiedemmo a persone imparziali e di fede informazioni sullo scandolo verificatesi.

Ci veniva affermato che pochi giorni prima i minori Zengarli Giuseppe di Giovanni; Sovran Pietro di Giuseppe; Sovran Ottorino di Antonio; Sovran Renato di Pietro, avendo avuto una questione tra loro si svergognavano ed asserivano pubblicamente di “aver menato l’uccello a Pier Paolo Pasolini” tale notizia si propalò immediatamente nella piccola frazione, e passò da una bocca all’altra. In sordina e nelle trattorie e osterie del luogo, specialmente nella sede del Cral si indicavano al pubblico i minori mentre si commenta sfavorevolmente l’atto insano del Pasolini.

Fin qui erano informazioni assunte che il fatto immorale rivestiva la caratteristica pubblica.

Dovendo passare alla precisione, si invitavano nelle caserme i quattro minori, e per sapere da essi lo svolgimento della cosa che in pubblico aveva assunto il carattere dello scandolo morale, e che altri bambini e bambine del luogo ne erano a conoscenza.

La sera del 14 corrente alle ore 20 veniva interrogato il minore Zengarli Giuseppe il quale asseriva che verso le 21,30 del giorno 30 settembre u.s. In occasione della sagra di Santa Sabrina, egli trovandosi assieme ai suoi amici in rubrica generalizzati veniva avvicinato dal nominato Pier Paolo Pasolini il quale offrendo dolci ai minori invitava poi gli stessi a portarsi fuori dell’abitato in campagna. Ivi giunti il Pasolini cominciò a baciare il Zengarli mettendogli la lingua in bocca e palpandogli le carni poi sbottonandosi i pantaloni cacciava fuori il suo membro facendosi masturbare fino a l’ussuria soddisfatta pagando poi il ragazzo con lire 100. Tutto ciò avveniva alla presenza degli altri tre minori.

L’interrogatorio del Sovran Pietro di Giuseppe non è stato meno immorale dello Zengarli. Il Sovran Pietro afferma che mentre il Pier Paolo lo teneva abbracciato baciandogli in bocca e palpandogli le carni gli faceva prendere in mano il suo membro facendosi masturbare. Anche questo ragazzo asserisce di aver ricevuto lire 100 dal Pier Paolo Pasolini.

Sovran Ottorino di Antonio afferma di aver visto come il Pier Paolo Pasolini si faceva masturbare. Il Sovran Ottorino asserisce di essere stato solo baciato nel modo come era stato fatto al suo amico Zengarli cioè ricevuto la lingua in bocca dal Pier Paolo; e quanto il Pier Paolo voleva farsi prendere in mano il membro il ragazzo rifiutò di fare tale azione.

Anche il Sovran Ottorino ha ricevuto lire 100.

Il Sovran Renato di Pietro, ha portato a conoscenza che il Pier Paolo Pasolini una sera trovandosi a Ramuscello lo invitò ad andare al cinema a Cordovado che avrebbe pagato lui il biglietto, ma il Sovran Renato conoscendo di quale malattia il Pier Paolo soffriva non accettò l’invito anzi cercò di stargli al largo. Il Sovran Renato afferma che mentre si discuteva circa o meno l’invito per accettazione offiva delle sigarette.

Il Sovran Renato dice che nessun atto immorale è avvenuto tra lui ed il Pier Paolo però conosce che i suoi amici hanno avuto relazioni di tal genere con Pier Paolo Pasolini.

Malgrado l’invito nell’ufficio della stazione dei minori, i genitori dei medesimi non si son fatti vedere, e ciò va attribuito all’onda di vergogna che i figli hanno fatto pesare sulla famiglia.

Noi verbalizzanti per istruire definitivamente il fatto in parola con foglio 17/78 del 15 andante, trasmesso per conoscenza anche all’Ill/mo Signor Pretore di S. Vito al Tagliamento e al Comando della Sezione carabinieri di S. Vito al Tagliamento si chiedeva all’Arma di Casarsa interrogatorio ed identificazione del Pier Paolo Pasolini.

La stazione dell’Arma di Casarsa con foglio 17/86 del 17 ottobre 1949 rimetteva a questo comando processo verbale dell’interrogatorio del professore Pasolini Pier Paolo di Carlo e di Colussi Susanna nato a Bologna il 5 marzo 1922 residente a Casarsa professore in belle lettere il quale ammette in pieno di aver commesso gli atti immorali in danno dei minori sopra citati e giustifica il suo operato nell’aver ecceduto, quella sera nel bere vino ma aggiunge che quella sera ha voluto tentare un esperienza erodica di carattere e origine letteraria, accentuata dalla lettura di un romanzo di argomento omo sessuale di “Gite” e quindi afferma che sulle ragioni ragioni letterarie e psicologica che lo hanno spinto all’atto insano e che almeno in parte lo giustificano, potrà più esaurientemente spiegare alla illustrissima S. V. che lo dovrà giudicare.

Tali affermazioni sono state ripetute anche nell’ufficio della stazione dei carabinieri di Cordovado al Brigadiere Scognamiglio anzi il Pier Paolo Pasolini asseriva di aver voluto tentare l’esperimento in quei ragazzi avendoli notati meno educati degli altri. A tali affermazioni e sorta spontanea a rispondergli “che lui col suo gesto immorale ha completato l’educazione dei ragazzi”.

Da parte di noi verbalizzanti in data 21 corrente ci siamo portati in Ramuscello e ai famigliari dei minori abbiamo chiesto se essi intendevano o meno querelarsi contro Pier Paolo Pasolini. I capi famiglia pur tentennando hanno fatto intendere di voler riservare il diritto alla querela, ma la madre dello Zengarli ha fatto intendere che è decisa a sporgere querela contro il Pier Paolo Pasolini e quindi si faceva riserva dovendo consultare il marito che non era presente quando noi verbalizzanti facevano la richiesta. Con foglio 34/139 del Pasolini Pier Paolo si chiedeva all’Arma di Casarsa le rituali informazioni, e con foglio 34/298 perveniva a questo comando la risposta nella quale si legge che il Pier Paolo Pasolini è laureato in belle lettere, è scrittore; lo scorso anno ha insegnato presso le scuole di avviamento di Valvasone mentre quest’anno è in attesa di riavere tale posto però non è di ruolo.

Socialmente appartiene a famiglia media, è figlio di colonnello di fanteria della riserva mentre la madre è un’insegnante a riposo, nullatenente e vive con i suoi guadagni non sempre floridi. In Casarsa gode poca stima, perché sospettato di commettere atti immorali.

Poiché la parte danneggiata ha riservato il diritto di querela ed in considerazione che il ratto si è reso pubblico suscitando indignazione generale perché il Pier Paolo Pasolini dovrà insegnare nelle scuole medie, è stato provveduto a compilareil presente verbale in tre copie, per trasmetterne una all’Ill/mo Signor Pretore di S. Vito al Tagliamento al quale deferiamo il Pasolini ai sensi degli art. 521 e 530 del C.P.C., e sempre quando la querela sarà presentata lo deferiamo anche per l’art. 726 del C.P.C.. Una copia la trasmettiamo ai nostri Superiori e la terza la tratteniamo per gli usi del nostro ufficio.

Fatto, letto chiuso e sottoscritto.

Menegotto Bortolo app.

Scognamiglio Luigi br.

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso il Comune di San Vito al Tagliamento 

(donazione eredi avvocato Bruno Brusin).



Il “Messaggero Veneto
” sui “fatti di Ramuscello” 
(28 ottobre 1949)


Grave denuncia a carico di un letterato. Una grave denuncia è stata inoltrata all’Autorità giudiziaria dai Carabinieri di San Vito al Tagliamento a carico del dottore in belle lettere Pier Paolo Pasolini, noto in Friuli e fuori per una sua certa attività poetica e letteraria. Il dott. Pasolini, nato 27 anni or sono a Bologna e residente a Casarsa della Delizia dove ha anche fondato un’accademia di friulano, poco dopo le 21 del 20 settembre scorso – secondo la denuncia – avrebbe indotto a compiere atti di libidine sulla propria persona certi Z. G. di G. di 15 anni, S. P. di G, di 18 anni, G. R. di F. di 18 anni e S. O. di A. di 15 anni, tutti di Ramuscello di Sesto al Reghena. Il fattaccio si sarebbe verificato in luogo pubblico in località «Sabina» di Sesto dove in quel giorno si è svolta una festa.

I Carabinieri, venuti a conoscenza del grave fatto in seguito a diverbi insorti fra i ragazzi vittime dello scempio, hanno interrogato il Pasolini il quale ha ammesso che i fatti rispondono in parte a verità: egli ha dichiarato che in quella sera aveva bevuto e che perciò certi particolari gli sfuggono ma che ricorda di aver tentato questa esperienza erotica di origine letteraria – l’ha definita così – perché esaltato dalla recente lettura di un romanzo di Gide di argomento omosessuale.

La notizia della denuncia, che si è rapidamente propagata ha destato notevole impressione anche perché il protagonista è una delle figure che più si mostrano sulla scena politica locale. Il Pasolini. Di fatti, iscritto al P. C. I. è ispettore per la Destra Tagliamento dell’organizzazione dell’«Alleanza della gioventù», tiene sovente conferenze e comizi, scrive sui giornali ed ha partecipato al convegno dei «Partigiani della pace» a Parigi assieme ai maggiori esponenti del comunismo friulano. Lo scorso anno scolastico aveva insegnato alla Scuola di Avviamento di Valvasone, posto al quale tuttora aspirava.



Il “Gazzettino
” sui “fatti di Ramuscello” 
(28 ottobre 1949)


Professore denunciato per immoralità

Siamo informati che i Carabinieri hanno denunciato al Pretore di San Vito al Tagliamento il prof. Pier Paolo Pasolini, di Carlo, di 27 anni, nativo di Bologna e residente a Casarsa della Delizia. In seguito alle indagini compiute dai Carabinieri, è risultato che lo scorso 30 settembre, verso le ore 21,30, nella frazione di Ramuscello (comune di Sesto al Reghena) e precisamente in località «Sabina», in occasione di una festa, il Pasolini compiva degli atti immorali verso quattro ragazzi. Interrogato dai Carabinieri egli ha ammesso che i fatti rispondono in parte a verità ma che certi particolari gli sfuggono perché allora aveva bevuto.

Il Pasolini fino allo scorso anno era insegnante nella scuola di avviamento di Valvasone.


La notizia dell’espulsione di Pasolini dal Pci 
sull’“Unità” 
(29 ottobre 1949)


Espulso dal P.C.I. Il poeta Pasolini. Pordenone, 28. – La Federazione del P.C.I. di Pordenone ha deliberato in data 28 ottobre l’espulsione dal partito del dott. Pier Paolo Pasolini di Casarsa per indegnità morale.

Prendiamo spunto dai fatti che hanno determinato un grave provvedimento disciplinare a carico del poeta Pasolini per denunciare ancora una volta le deleterie influenze di certe correnti ideologiche e filosofiche dei vari Gide, Sartre e di tanto decantati poeti e letterati, che si vogliono atteggiare a progressisti, ma che in realtà raccolgono i più deleteri aspetti della generazione borghese.


Lettera di Pasolini 
a Ferdinando Mautino 
(31 ottobre 1949)


Caro Carlino,

circa tre mesi fa, come forse sai, sono stato ricattato da un prete: o io la smettevo col comunismo o la mia carriera scolastica sarebbe stata rovinata. Ho fatto rispondere a questo prete come si meritava dalla intelligente signora che aveva fatto da intermediaria. Un mese fa un onorevole democristiano amico di Nico mi avvertiva molto indirettamente che i democristiani stavano preparando la mia rovina: per puro odium theologicum – sono le sue parole – essi attendevano come iene lo scandalo che alcune dicerie facevano presagire. Infatti appena la manovra di Ramuscello, sempre per odium theologicum, è riuscita (altrimenti si sarebbe trattato di un fatterello senza importanza, una qualsiasi esperienza che chiunque può avere nel senso di una vicenda tutta interiore), probabilmente il Maresciallo dei Carab. di Casarsa ha eseguito gli ordini impartitigli dalla Dc, mettendo subito al corrente i dirigenti, che a loro volta hanno fatto scoppiare lo scandalo in Provveditorato e nella stampa. Mia madre ieri mattina è stata per impazzire, mio padre è in condizioni indescrivibili: l’ho sentito piangere e gemere tutta la notte. Io sono senza posto, cioè ridotto all’accattonaggio. Tutto questo semplicemente perché sono comunista. Non mi meraviglio della diabolica perfidia democristiana; mi meraviglio invece della vostra disumanità; capisci bene che parlare di deviazione ideologica è una cretineria. Malgrado voi, resto e resterò comunista, nel senso più autentico di questa parola. Ma di che cosa parlo, io in questo momento non ho avvenire. Fino a stamattina mi sosteneva il pensiero di avere sacrificato la mia persona e la mia carriera alla fedeltà a un ideale; ora non ho più niente a cui appoggiarmi. Un altro al mio posto si ammazzerebbe; disgraziatamente devo vivere per mia madre. Vi auguro di lavorare con chiarezza e passione; io ho cercato di farlo. Per questo ho tradito la mia classe e quella che voi chiamate la mia educazione borghese; ora i traditi si sono vendicati nel modo più spietato e spaventoso. E io sono rimasto solo col dolore mortale di mio padre e mia madre.

Ti abbraccio Pier Paolo


Lettera di Nico Naldini 
a Luca Cavazza 
(novembre 1949)


Ho ricevuto stamattina da Serra una lettera molto allarmata; cosicché la bomba è scoppiata anche a Bologna. La situazione è questa: si attende che la denuncia segua il suo corso e sia aperta l’istruttoria presso la pretura di una cittadina qui vicino (San Vito). Probabilmente non si avranno esiti gravi perché si spera che i genitori dei ragazzi firmino una dichiarazione di rinuncia alla querela. Forse cosí tutto potrebbe assopirsi: dico potrebbe perché ci sono naturalmente delle incognite. Se tutto va bene, Pier Paolo fra qualche settimana andrà a Roma da nostro zio dove cercherà lavoro. I fatti poi si sono svolti cosí: una sera di festa ín un paese poco distante da Casarsa, PP si è trovato con tre ragazzi che già conosceva e senza alcuna proposta venale si è allontanato nei campi con loro e lí ci sono stati dei rapporti erotici molto semplici: c’è stata una masturbazione. Ora questo fatto ad un osservatore estraneo può sembrare quasi mostruoso ma per chi conosce i ragazzi dei nostri paesi, non può né destare meraviglia né essere giudicato severamente. I ragazzi alcuni giorni dopo hanno litigato, non si sa perché, e si sono rinfacciati questo contatto. Qualche persona presente ha scritto una lettera anonima al brigadiere del luogo, il quale, essendo il fatto divenuto di dominio pubblico, ha steso una denuncia dopo aver interrogato i ragazzi. PP qui ha parecchi nemici fra i democristiani per la sua attività politica i quali hanno colto la palla al balzo e hanno fatto di tutto perché questo fatto, e lo dico con una mano sul cuore, di nessuna importanza, provocasse lo scandalo che poi lo avrebbe rovinato per tutta la vita. Tutto ciò è successo: sono stati di un’abilità diabolica.

Il maresciallo di Casarsa, ricevuta la denuncia ha interrogato PP il quale ha ritenuto opportuno confessare e addurre oltre lo stato di ubriachezza, le ragioni che conoscete dal “Candido” («ricordo di aver tentato un’esperienza erotica di carattere e origine letteraria accentuata dalla lettura di un romanzo di argomento omosessuale di Gide») che dovevano servire per il maresciallo il quale si era dimostrato molto comprensivo delle bizzarrie eroticoletterarie tipo D’Annunzio. La dichiarazione di PP è subito pervenuta alla Democrazia cristiana di Udine che si è incaricata di farla pervenire con il testo della denuncia alle redazioni di tutti i giornali della regione. Nota bene che già tre mesi prima dell’accaduto, un prelato molto importante di Udine aveva fatto dire a PP che se non avesse smesso la sua attività politica, avrebbe fatto di tutto per rovinarlo, intenzioni poi confermateci da un deputato democristiano mio amico. Questi sono i fatti le cui conseguenze sono state gravissime. PP ha infatti perso subito la cattedra e non credo che abbia molte possibilità di riaverla. Non potete immaginare la propaganda che si è fatta in Friuli e il dolore di tutti noi.

Scusa la confusione della mia esposizione: avrei voluto rendervi meglio la sottile perfidia degli organizzatori di questo scandalo.

(Nico Naldini, Pasolini, una vita, 

Einaudi 1989, 

pp.134-35)



Sentenza di primo grado 
della Pretura di San Vito 
(28 dicembre 1950)


In nome del popolo italiano

Il Pretore di S. Vito al Tagliamento, ha pronunciato la seguente sentenza nella causa penale contro

1) – Pasolini Pier Paolo di Carlo e di Colussi Susanna, nato il 5 marzo 1922 in Bologna, resid. In Casarsa;

2) – Zengarli Giuseppe Antonio di Giovanni e di Fiorio Bernardina, nato il 18 marzo 1934 a Sesto al Reghena, ivi residente;

3) – Sovran Pietro di Giuseppe e di Trevisan Filiberta, nato il 16 febbraio 1933 a Sesto al Reghena, ivi residente.

Imputati: Pier Paolo Pasolini del reato previsto all’art. 530, 542 n. 2 C.P. Per aver commesso atti di libidine su Zengarli Giuseppe minore degli anni 16 e su Sovran Pietro.

Tutti e tre del delitto previsto all’art. 527 C.P. Per avere in luogo pubblico compiuti atti osceni.

In Ramuscello di Sesto al Reghena il 30/9/1949

In fatto e in diritto:

In esito all’odierno dibattimento, celebratosi a porte chiuse ai sensi dell’art. 424 c.p.p. Sentito il P.M. I difensori e gli imputati si osserva premettendo: Con verbale di denunzia dei Carabinieri di Cordovado del 22 ottobre 1949 venivano denunziati per rispondere dei reati previsti dagli art. 527 e 530 C.P. I nominati Pasolini Pier Paolo, Zengarli Giuseppe e Sovran Pietro nonché Sovran Renato e Sovran Ottorino. Con il detto rapporto, veniva riferito che la sera del 30 settembre 1949, il Pasolini aveva attratto in prato fuori dall’abitato di Ramuscello, Zengarli Giuseppe, Sovran Pietro e Sovran Ottorino, adescandoli con offerte di dolci, compiendo atti di libidine e facendosi dai medesimi masturbare fino all’eiaculazione.

A seguito di ciò il Pasolini lo Zengarli e il Sovran Pietro furono rinviati a giudizio per rispondere, il Pasolini di corruzione di minorenne, essendo lo Zengarli minore degli anni 16 e tutti e tre del reato di atti osceni.

Non vennero rinviati a giudizio gli altri due denunziati Sovran Ottorino e Sovran Renato, il primo perché si era astenuto dal compiere gli atti richiesti dal Pasolini e l’altro perché era stato estraneo ai fatti denunziati.

All’odierno dibattimento i tre pervenuti ammisero i fatti, eccependo però che gli stessi non si erano svolti in luogo pubblico, bensì in campo privato, non esposto alla vista dei passanti, perché protetto da una folta siepe e da un boschetto di acacie e pertanto il difensore chiese che gli stessi venissero assolti, con formula piena, per il reato previsto dall’art. 530 C.P.

Osserva il giudicante che non può accogliersi la tesi degli imputati, nonostante le dichiarazioni rese al dibattimento del teste Mezzavillo Niccolò [Nicola Mezzavilla] il quale riferì che effettivamente i fatti avvennero in un campo privato, coperto da una boscaglia di acacie, in quanto, non possono escludersi le caratteristiche di luogo pubblico ad un prato in aperta campagna, al quale chiunque può facilmente accedere, senza che a ciò sia impedito, per la presenza di stabili mezzi di preclusioni.

In conseguenza deve affermarsi la responsabilità del Pasolini in ordine al delitto previsto dall’art. 527 C.P.

Non ritiene però il giudicante di potere affermare la responsabilità del Pasolini in ordine al reato previsto dagli art. 530 e 542 C.P. Commesso in danno di Zengarli Giuseppe, minore degli anni 16, in quanto lo stesso non curò di presentare nei termini di legge la prescritta querela. Pertanto, in ordine al reato di corruzione di minorenne deve emettersi nei confronti del Pasolini sentenza di non doversi procedere per mancanza di querela. Devono infine dichiararsi interamente condonate le pene che saranno erogate nei confronti di tutti e tre gli imputati e le dette pene non saranno superiori ad anni due. E ciò a norma dell’art. 1 del D.P.R. 23 dicembre 1949 n° 930.

P.T.I.

Il Pretore suddetto:

dichiara Pasolini Pier Paolo, Zengarli Giuseppe e Sovran Pietro colpevoli del reato previsto dall’art. 527 C.P. E visti il citato art. 527 C.P. e gli art. 483 e 488 C.P. L. li condanna alla pena di mesi tre di reclusione per ciascuno, nonché al pagamento delle spese processuali.

Visto l’art. 1 del D.P.R. 23 dicembre 1949 n. 930, dichiara interamente condonate le pene come sopra inflitte agli imputati.

Visto l’art. 479 C.P.P. Dichiara non doversi procedere contro il Pasolini per il reato previsto dagli art. 530 e 542 C.P. Per mancanza di querela.

S. Vito al Tagliamento, 28 dicembre 1950

Il Cancelliere, F.to Jus Angelo

Il Pretore, F.to Dr. Testone Baldassare

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 
presso il Comune di San Vito al Tagliamento 
(donazione eredi avvocato Bruno Brusin).


Sia Pasolini (il 30 dicembre 1950) che il Pubblico Ministero (il 9 gennaio 1951) ricorreranno in appello.


Interrogatorio dell’imputato Pasolini 
(8 aprile 1952)


Il Presidente domanda all’imputato Pasolini Pier Paolo le generalità che le declina come in testa al verbale. Dopo di ciò espone in forma chiara il fatto che gli è attribuito e le circostanze di esso, e lo invita ad indicare le sue discolpe e quan’altro ritenga utile alla sua difesa.

L’imputato risponde: Confermo integralmente quanto ho dichiarato in istruttoria davanti al pretore di S. Vito, precisando soltanto che il punto in cui i fatti avvennero è quello che ora vi ho indicato in occasione della descrizione della località.

Faccio ancora presente che si trattava di notte senza luna e quindi oscura, perché erano già le 22 circa.

Siamo venuti sul posto scavalcando il cancello posto sulla strada una ventina di metri più a nord che avete descritto. Giunti in questo punto ci siamo posti proprio sotto e a ridosso dei cespugli.

Confermo la confessione dei fatti come descritti in rubrica, per quel che si riferisce alla loro materialità.

D. R.: Non avevo esposto chiaramente agli altri due imputati le mie intenzioni; non sono in grado di dire se essi le abbiano intuite fin dal primo momento.

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso presso il Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini, 

Cineteca di Bologna, busta anni 1945-49.


Il sopralluogo del Tribunale 
(8 aprile 1952)


Verbale di visita e descrizione località. Noi componenti del Tribunale ci siamo recati in detta località all’oggetto di descrivere la località in cui avvennero i fatti di cui alla imputazione.

Partendo dalla chiesetta antistante alla chiesetta si S. Sabina, dopo circa un centinaio di metri si incrocia la strada comunale Morsano-S. Vito al Tagliamento; proseguendo oltre sulla strada campestre che è la continuazione della precedente e che conduce alla strada provinciale, strada campestre denominata Viale e perpendicolare alla comunale Morcano-S. Vito, dopo circa 180 metri dall’attraversamento si giunge alla altezza della casa Centis portante il n. 6.

Detta casa si trova alla sinistra della strada, per chi proviene da S. Sabina ed il recinto del suo cortile confina colla strada.

A destra vi è una zona con ceppaia cedua con arbusti di acacia, alti circa cinque-sei metri. Questa zona del diametro nel senso parallelo alla strada di oltre trenta metri e in quello perpendicolare alla strada di circa 25, è attraversata in corrispondenza dell’ingresso del cortile della casa Centis, da una traccia di sentiero perpendicolare alla strada, attualmente ben delineato.

L’imputato Pasolini a dom. del Presidente dichiara che i fatti avvennero nel prato in prossimità al limite del boschetto dal lato opposto alla strada, facendo presente che a quella epoca non esisteva il sentiero oggi visibile e in luogo di esso vi era altra vegetazione di natura cespugliosa.

L’Ufficio dà atto che né sul sentiero stesso, né per una fascia di terreno della ampiezza di circa tre metri, il cui centro è costituito dal sentiero, non si scorge alcuna ceppaia o radice d’albero o di arbusto.

Il punto indicato dal Pasolini ha ad oriente il già descritto boschetto di acace cedue; a sud, prato con visuale libera per circa 150 metri; in fono in tale direzione si scorgono tre abitazioni rurali, attualmente ben visibili perché gli alberi sono sprovvisti di foglie, ma che durante la stagione estiva debbono essere quasi totalmente nascoste alla vista da alberi che sorgono qualche decina di metri prima di esse. La vista continua ad essere circolarmente libera sempre per una distanza non inferiore ai 150-200 metri ad ovest dove il primo ostacolo alla visuale è dato da cedui di acacia, e fino a nord ovest, dove la profondità del prato è anche maggiore. Da nord-ovest, sud-est, si avvicinano progressivamente al punto indicato dal Pasolini dal quale distano a nord 22-23 metri circa.

Si dà atto che circa una ventina di metri a nord del punto in cui il sentiero si stacca dalla strada campestre vi è un cancello della ampiezza di oltre tre metri e mezzo, tra due piante di alto fusto, che dà accesso, presumibilmente anche a carri agricoli su una strada appena trcciata che con movimento serpeggiante rasentando la estremità sud est del filare di viti già descritto e poi addentrandosi nella macchia cespugliosa, viene ad entrare nel prato circa 12 metri più a nord del punto indicato dal Pasolini.

Dà atto ancora che a nord, al dilà del filare di viti si trova altra casa rurale la cui vista, nel preciso punto indicato dal Pasolini, è occultata da due ceppaie di acacia, ma le cui finestre del primo piano hanno libera visuale sul prato fino a circa tre metri ad ovest dal punto indicato dal Pasolini.

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso presso il Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini, 

Cineteca di Bologna, busta anni 1945-49.


Sentenza d’appello del Tribunale di Pordenone 
(8 aprile 1952)


In nome del popolo italiano

Il Tribunale penale di Pordenone, composto dai signori:

Dr. Eugenio Zumin, presidente

Dr. Nicolò Nicolosi, giudice

Dr. Agostino Fernicola, giudice

ha pronunziato la seguente sentenza nella causa contro:

Pasolini Pier Paolo di Carlo e di Colussi Susanna nato il 5 marzo 1922 a Bologna residente a Casarsa. Libero – presente.

Zengarli Giuseppe Antonio di Giovanni e di Florio Bernardina nato il 18.3.1934 a Sesto al Reghena, ivi residente ora in Francia. Libero – contumace.

Sovran Pietro di Giuseppe e di Trevisan Filiberta nato il 16.2.1933 a Sesto al Reghena, ivi residente. Libero – presente.

Appellanti il I° ed il P.M. Nei confronti del Pasolini.

Avverso la sentenza del 28.12. 1950 del Pretore di S. Vito al Tagliamento, colla quale, nei confronti del Pasolini veniva dichiarato non doversi procedere perché l’azione penale non poteva essere iniziata per mancanza di querela in ordine al reato di cui all’art. 530, 542 n. 2 C.P. Per avere commesso il 30.8.1949 [30 settembre 1949] in Ramuscello di Sesto al Reghena, atti di libidine su Zengarli Giuseppe – minore degli anni 16 – e su Sovran Paolo [Pietro].

E colla quale tutti e tre venivano condannati alla pena di mesi tre di reclusione ciascuno (pena interamente condonata per effetto dell’indulto di cui all’art. 1 del D.P. 23.12.1949 n. 930 nei confronti di tutti e tre) quali colpevoli del delitto di cui all’art. 527 C.P. Per avere, nel luogo e giorno sopraindicato compiuto atti osceni in luogo pubblico.

In esito all’odierno dibattimento svoltosi in S. Sabina di Sesto al Reghena e conclusosi a porte chiuse nella sede della Pretura di San Vito al Tagliamento, sentiti gli imputati Pasolini e Sovran, in contumacia dell’imputato Zengarli Giuseppe legalmente dichiarata, sentiti il Pubblico Ministero ed i difensori degli imputati;

Fatto

Con rapporto 22 ottobre 1949 il Comando della stazione Carabinieri di Cordovado riferiva alla Pretura di S. Vito al Tagliamento che un confidente aveva informato l’Arma che a Ramuscello di Sesto al Reghena aveva destato scalpore la notizia che quattro ragazzi ancora adolescenti avevano masturbato un individuo.

Svolte indagini in paese, il comandante della stazione, brigadiere Scognamiglio, veniva a sapere che la notizia del fatto si era avuta in seguito ad una discussione tra i giovinetti, che si erano pubblicamente rinfacciati a vicenda di avere menato l’uccello di Pier Paolo Pasolini; e che i quattro minori erano Zengarli Giuseppe di Giovanni, Sovran Pietro di Giuseppe, Sovran Ottorino di Antonio e Sovran Renato di Pietro.

Chiamati in caserma e interrogati dal sottufficiale tre dei ragazzi ammettevano la verità del fatto, mentre Sovran Renato negava di essere stato insieme al Pasolini e agli altri tre, limitandosi ad affermare che il Pasolini aveva tentato di avvicinarlo offrendogli sigarette, ma egli aveva rifiutato.

Dei tre giovani, il Sovran Pietro dichiarava che la sera della Festa di S. Sabina egli si trovava appunto in località S. Sabina insieme ai suoi amici Zengarli Giuseppe e Sovran Ottorino. Il prof. Pier Paolo Pasolini da Casarsa li aveva avvicinati ed aveva offerto loro dei dolci, invitandoli poi ad andare con lui in campagna a mangiare un po’ d’uva. Quando si furono allontanati dal paese, il Pasolini lo aveva abbracciato e baciato sulla bocca, palpandogli con una mano il sedere e con l’altra dall’esterno dei pantaloni il pene; gli aveva poi messo in mano il proprio pene, che aveva estratto dai calzoni, facendoselo masturbare e facendolo interrompere la masturbazione prima di giungere all’eiaculazione per chiamare lo Zengarli. Per compenso il Pasolini gli aveva dato 100 lire.

Lo Zengarli a sua volta precisava che il fatto si era svolto fuori dall’abitato e in aperta campagna verso le 21,30 e che il Pasolini, chiamatolo a sé dopo aver mandato via il Sovran, lo aveva baciato mettendogli la lingua in bocca, lo aveva palpato e si era fatto masturbare fino all’eiaculazione, dando anche a lui per compenso 100 lire.

Il Pasolini – laureato in lettere, allora professore supplente in una scuola media, giovane poeta e critico di un certo nome – interrogato in merito a quanto avevano narrato i tre giovani, ammetteva i fatti da essi descritti, asserendo di non ricordare tutti i particolari perché quella sera aveva ecceduto nel bere, dichiarava di avere voluto tentare quell’esperienza erotica soto l’influsso di un romanzo di argomento omosessuale di Gide.

Iniziata istruttoria a rito sommario, lo Zengarli, esaminato dal Pretore di S. Vito al Tagliamento, ripeteva quanto aveva detto ai Carabinieri, precisando che il fatto era avvenuto su di un viottolo campestre a poca distanza (circa 30 metri) da una casa colonica abitata, a circa 200 metri fuori paese.

Analoga precisazione veniva fatta dal Sovran Pietro e dal Sovran Renato.

I genitori dei tre adolescenti, esaminati dal Pretore, si dichiaravano edotti di quanto era accaduto; ma uno solo – Sovran Giuseppe, padre di Sovran Pietro – sporgeva in termine querela contro il Pasolini.

Il 28/12/1950 il Pretore di S. Vito al Tagliamento celebrava il dibattimento contro il Pasolini, imputato di corruzione di minorenni e di atti osceni e contro lo Zengarli e Sovran Pietro, imputati di atti osceni.

Il Pasolini confermava la confessione resa, asserendo però che i fatti non si erano svolti in luogo pubblico, ma in un campo privato di proprietà di un certo Centis, distante un centinaio di metri dalla strada campestre e separata da questa da un canale e da un boschetto di acacie. Analoga deposizione renderanno lo Zangarli e il Sovran Pietro. Venivano poi escussi alcuni testi che deponevano in merito alla località in cui il fatto era avvenuto.

Con la sua sentenza il Pretore affermava la colpevolezza di tutti e tre gli imputati in ordine al delitto di corruzione di minorenni, condannando ciascuno a mesi tre di reclusione, pena che dichiarava interamente condonata; assolveva il Pasolini dall’imputazione di corruzione di minorenni in persona dello Zengarli per mancanza di querela, omettendo ogni pronuncia in ordine alla parte d’imputazione concernente il Sovran Pietro, in rubrica erroneamente indicato come Paolo.

Avverso tale sentenza, proponevano tempestivo appello i difensori degli imputati, che chiedevano in base al riesame dei fatti l’esclusione dell’estremo della pubblicità del luogo e quindi assoluzione degli imputati dal delitto previsto all’art. 527 C.P.; e il Procuratore della Repubblica che chiedeva che venisse riparato all’omissione del Pretore pronunciando assoluzione del Pasolini per la parte dell’imputazione di minorenni concernente il Sovran Pietro perché il fatto non costituisce reato in quanto il Sovran all’epoca dei fatti aveva compiuto i 16 anni, e venisse pronunciata condanna del Pasolini per la parte della stessa imputazione concernente gli atti compiuti sulla persona dello Zengarli, perché sussisteva la procedibilità d’ufficio per effetto della connessione col delitto di atti osceni (art. 542 C.P.).

Celebratosi una prima volta il dibattimento d’appello il 15 maggio 1952, il Tribunale, ritenuta la necessità di accertare se il luogo ove avvennero i fatti era o meno pubblico o esposto al pubblico, disponeva accesso super locale con rinnovazione totale del dibattimento, che veniva rinviato a nuovo ruolo.

Dopo un rinvio dipendente da un errore di notificazione l’accesso del Collegio aveva luogo il giorno 8 aprile 1952; e dopo esaurita l’istruttoria dibattimentale il Tribunale si trasferiva nella sede della Pretura di S. Vito al Tagliamento, ove aveva luogo la discussione finale e la pronunzia della sentenza.

L’accesso super locale portava ad accertare che il viottolo menzionato dagli imputati in sede istruttoria è un sentiero che si diparte perpendicolarmente sul lato destro da una strada campestre ed attraversa una lieve radura al centro di un boschetto di ceppaie di acacia cedua profonda circa 25 metri. L’inizio del sentiero si trova di fronte al cortile di una casa rurale abitata, la quale sorge praticamente al bordo della strada sul lato sinistro di essa, per chi da S. Sabina vuol raggiungere la strada provinciale. Il viottolo si trova a circa 180 metri dalla strada comunale Morsano-S. Vito e a circa 280 metri complessivi dalla chiesetta di S. Sabina.

Tutti e tre gli imputati, però, hanno concordemente affermato che il fatto non si è svolto nel viottolo né sui tratti erbosi a destra o a sinistra di esso, bensì dopo la fine di esso sotto un’alta pianta di acacia posta a sinistra nel lato che dà verso un prato. Il prato è risultato essere proprietà privata; e la visibilità del punto indicato, in ore diurne, risulta essere ampia in tutte le direzioni, ma non tanto estesa da giungere né alla pubblica via, né alle finestre di case vicine.

Ciò premesso e chiarito, il Collegio osserva: non ci sono stati testimoni oculari del fatto, né tracce o dati obbiettivi che consentano di stabilire prescindendo dalla deposizione degli imputati su quale punto il fatto sia realmente avvenuto.

Se si dovesse ritenere esatta e sufficientemente precisa la dichiarazione dello Zengarli e del Sovran in istruttoria, si dovrebbe affermare che il fatto è avvenuto nel trato erboso fiancheggiante il sentiero già descritto; se si dovesse accettare la versione ordinaria il luogo verrebbe spostato di pochi metri, ma diversamente riparato dalla vista di chi transitava sulla pubblica via.

Tra le due versioni è difficile fare una scelta sicura non già perché il Collegio non sia orientato a giudicare più veritiera la prima, ma piuttosto perché la descrizione resa in istruttoria è piuttosto approssimativa, non essendo stato chiesto agli imputati né se c’era visibilità della strada, né se si erano trattenuti allo scoperto o giunti sotto un albero di acacia (si tratta di piante alte 5-6 metri, come risulta dalla descrizione di località).

In questa situazione generale il Collegio non può affermare con sicurezza la verità della prima versione interpretata nel senso più sfavorevole agli imputati, ma è costretto ad assumere una posizione di dubbio o di perplessità circa il punto esatto in cui i fatti avvennero.

Ora se i fatti fossero avvenuti lungo il viottolo, sull’erba, lontano dalla pianta d’acacia, ci sarebbe stata visibilità in linea retta dalla strada e quindi il luogo sarebbe da considerarsi esposto al pubblico; ma se il fatto è stato compiuto all’ombra di un’acacia nel lato interno del boschetto ceduo, a destra o a sinistra dal punto dove il sentiero si perde nel prato, la situazione si modifica di molto, perché il luogo è privato e da nessuna casa né da alcuna strada pubblica si potrebbe avere visuale diretta fin là neppure di giorno: tanto meno di notte, all’ombra del fogliame; né si può tener conto della astratta possibilità di passaggio di persone, perché trattasi – è bene ripeterlo – di una proprietà privata.

Nell’incertezza fra le due ipotesi, delle quali la prima può apparire più probabile perché fondato sulla prima descrizione dei luoghi, che può esser ritenuto più sincera, la seconda può apparire più credibile perché resa sul posto con chiarezza di dettagli e perché più verosimile per quel minimo di pudore che non abbandona l’uomo se non eccezionalmente e che lo induce a fare al riparo della vista di terzi atti di libidine e osceni, il Collegio ritiene doveroso assolvere i tre imputati dall’imputazione di atti osceni con formula dubitativa, attinente al luogo e non alle modalità dei fatti che non tornano molto ad onore di chi li commise e del Pasolini in particolare.

Venendo meno il delitto perseguibile d’ufficio, la corruzione di minorenni diviene possibile soltanto a querela di parte, e si deve dichiarare l’improcedibilità dell’azione nei confronti del Pasolini per questo motivo in ordine ai fatti concernenti lo Zangarli.

Pasolini dev’essere invece assolto perché il fatto non costituisce reato dal delitto di corruzione di minore in persona del Sovran, perché questi al momento del fatto aveva compiuto gli anni 16.

Nessun provvedimento ritiene il Collegio di emettere in merito allo stralcio del procedimento nei confronti de Sovran Ottorino o della trasmissione degli atti al P.M. Dopo il passaggio in giudicato della sentenza, data la decisione oggi adottata nei confronti degli appellanti; fermo restando la libera facoltà del P.M. Di richiedere di sua iniziativa gli atti stessi, ove lo creda.

P.Q.M.

Reati agli art. 479, 517, 520, 523 C.p.p.

In riforma della sentenza 28 dicembre 1950 del Pretore di S. Vito al Tagliamento assolve Pasolini Pier Paolo, Zengarli Giuseppe e Sovran Pietro dall’imputazione di atti osceni per insufficienza di prove;

Assolve Pasolini Pier Paolo dall’imputazione di corruzione di minori in ordine in persona di Sovran Pietro perché il fatto non costituisce reato e dichiara non doversi procedere nei confronti del Pasolini in ordine alla corruzione di minorenni in persona di Zengarli Giuseppe per mancanza di querela.

Così deciso a S. Vito al Tagliamento l’8 aprile 1952.

Eugenio Zumin, Nicolò Nicolosi, Agostino Fernicola

Dal fascicolo processuale di Pier Paolo Pasolini 

presso il Comune di San Vito al Tagliamento 

(donazione eredi avvocato Bruno Brusin).


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Curatore, Bruno Esposito

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