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Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

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I Turcs tal Friûl

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pier Paolo Pasolini, I Turcs tal Friûl
Caso o anticipazione profetica?


Luna, infinit il lun da la to sfera al brila tal seren dai vècius muàrs. Ma nu i sin vifs cun cuàrps di zovinús cujèrs di oru antíc e imbarlumíc […]. Luna, sclarís la ciera dai Furlàns co a clamin da li stalis: Jesus, Jesus! […]. Luna, sfavila fuàrt sora dal ciàf dai fantassús ch’a prèin tal sagràt. I vin che idea di copaju dúcius […] Luna, sclarís la ciera dai Furlàns co a cridin tal ledàn: Soi muàrt, soi muàrt.


Pasolini, I Turcs tal Friúl, pp. 68-69.



Nel settembre del 1943 Pasolini è costretto ad arruolarsi ma dopo l’8 settembre, rifiuta di consegnare le armi ai tedeschi e riesce a fuggire e a raggiungere Casarsa della Delizia, località dove la famiglia aveva trovato rifugio nel 1942. Pasolini nella primavera del 1944 scrive un breve testo teatrale, "I Turcs tal Friûl", che risulterà profetico, rispetto a ciò che da li a breve dovrà accadere.

Casarsa è colpita dai bombardamenti e i fascisti fanno rastrellamenti per l'arruolamento forzato nell'esercito della Repubblica di Salò, il fratello più giovane di Pasolini, Guido, entra nella Resistenza ( Brigata partigiana Osoppo con il nome di battaglia di Ermes ) mentre Pasolini decide di restare con la madre Susanna e insieme si trasferiscono a Versutta dove cominciano a fare gratuitamente scuola ai bambini del paese. Pasolini rifiuta di entrare nella resistenza mentre il fratello Guido, decide di combattere con le armi e nel 1945, il 7 febbraio, viene assassinato per mano di partigiani comunisti al servizio di Tito.

I protagonisti di I Turcs tal Friûl sono due fratelli che reagiscono in modo diverso alla disperata paura di morire: Pauli ( Pier Paolo ), che decide di non combattere e di seguire la strada indicata dai vecchi della comunità, la rassegnazione, si rifugia nella preghiera e nel lavoro

Crist, pietàt dal nustri país. […] Quantis mai voltis ta chista nustra Glisiuta di Santa Cròus i vin ciantàt li litania, parsè che tu vedis pietàt de la nustra ciera! […] Ucà, a si stava, Crist, cu ‘l nustri cult, cu la nustra Glisiuta […]. E tu Verzin Beata? Sint se bon odòur ch’al sofla dal nustri país…Odòur di fen e di èrbis bagnadis, odòur di fogolàrs, odòur ’i sintivi di fantassín tornant dal ciamp.

P.P. Pasolini, I Turcs tal Friúl, in Teatro, p. 42.





mentre Meni Colùs ( Guido ), che decide di combattere e di non abbandonarsi alla rassegnazione, muore eroicamente.

«E se ni àia zovàt preà, lavorà, sudà, sacramentà, pardut il timp de la nustra puòra zoventút? Se atu otignút tu, fradi, tu vif cun me, zovin cum me, martir cun me? Di nu a no restarà nuja; na muàrt spaurosa, sanc, e dopu nuja. Zèit, zèit a preà il vustri Signòur!».

 Pasolini, I Turcs tal Friúl, p. 57.

 
La lotta tra la rassegnazione di Pauli Colùs e la rivoluzionaria voglia di reagire di Meni Colùs, che non vuole più demandare ad altri, se pur a Dio, il suo destino.

Ma judicaivi vualtris, si.
Vualtris, camararios,
che ades ch'al è vignut
il timp di puartani pa
la strada justa, i vegneis a
disini di zi a preà!
Vualtris, paisans, vualtris fantas...
(ma giudicate voi, si. Voi, camerari, ora che è giunto il momento di portarci sulla strada giusta, venite a dirci di andare a pregare. Voi paesani, voi giovani... ) 
Meni grida con queste parole il suo rifiuto alla rassegnazione, alla rinuncia, alla fuga, mentre se ne va a combattere i Turchi invasori.

Una lotta tra l'irrazionale ( la preghiera ) e la ragione ( la rivolta ), all'interno della quale il potere tenta di manovrare per sopravvivere. 

Pasolini fa scappare inaspettatamente i Turchi e fa morire Meni per far comprendere a Pauli che la rassegnazione non serve.

Ma c'è anche una terza figura molto importante in I Turcs tal Friûl di Pier Paolo Pasolini, ed è una figura femminile, quella Lussia Colùs, la madre di Pauli e di Meni, che vive il dolore per i propri figli...
Profetica anticipazione di ciò che realmente dovrà accadere? I Turcs tal Friûl scritto da Pier Paolo Pasolini tra il ' 43 e il ' 44 in lingua friulana ( lingua casarsese ), fu pubblicato e rappresentato solo dopo la morte del suo autore. I Turcs tal Friul fu portato in scena una prima volta il 2 novembre del ' 76 a Venezia, nella chiesa di San Lorenzo e fu pubblicato in duemila copie, ormai introvabili, da Forum Julii a cura di Luigi Ciceri.



***   
Crist pietàt dal nustri pais.

A Casarsa nell’anno 1499. Dentro il portico della casa dei Colus, con il carro ed altri altrezzi per terra.
[La preghiera è intonata da Pauli Colus]

.
Crist pietàt dal nustri pais.
No par fani pì siors di chel ch'i sin
No par dani ploja
No par dani soreli.
Patì çalt e freit e dutis li tempiestis dal seil al è il nustri distìn. Lu savìn.
Quantis mai voltis ta chista nustra Glisiuta di Santa Cròus i vin ciantàt li litanis, parsè che Tu ti vedis pietàt da la nustra çera!
Vuei i si 'necuarzìn di vèj preàt par nuja:
vuei i si 'necuarzìn qe tu ti sos massa pì in alt da la nustra ploja e dal nustri soreli e dai nustris afàns.
Vuei a è la muart c’a ni speta cà intor.
Cà intor, Crist, dulà q'i sin stas tant vifs da crodi di stà vifs in eterno e qu in eterno Tu ti ves di daighi ploja ai nustris çamps, e salut ai nustris puors cuarps.
Ma di-n-dulà vènia qe muart?
Cui àia clamàt qì zent di un altri mont a puartani la fin da la nustra puora vita, sensa pretesis, sensa ideài, sensa 'na gota di ambisiòn?
Ucà, a si stava, Crist, cu 'l nustri çar, cu la nustra sapa, cu 'l nustri colt, cu la nustra Glisiuta...
Esia pussibul che dut qistu al vedi di finì?
Se miracul èsia, qistu, Signour, che Tu ti vedis di vivi ençamò, quant che dut cà intor, che adès al è vif, coma che s'al ves di stà vif par sempri, al sarà distrut, sparìt, dismintiàt?
[Al si met in zenoglòn]
E tu Verzin Beada?
Sint se bon odour q'al sofla dal nustri paìs...
Odour di fen e di erbis bagnadis;
odour di fogolars;
odour ch'i sintivi di fantassìn tornant dal çamp.
Tu, almancul, Tu, q'i ti vedis pietàt di nu, q'i ti fermis il Turc


 

Traduzione italiana di Luigi Ciceri dalla prima edizione del 1976.

PREGHIERA (CRISTO, PIETÀ DEL NOSTRO PAESE) 


Cristo, pietà del nostro paese.
Non per farci più ricchi di quello che siamo.
Non per darci pioggia.
Non per darci sole.
Patire caldo e freddo e tutte le tempeste del cielo, è il nostro destino, Lo sappiamo.
Quante volte in questa nostra Chiesetta di Santa Croce abbiamo cantato le litanìe, perché Tu avessi pietà della nostra terra!
Oggi ci accorgiamo di aver pregato per niente;
oggi ci accorgiamo che Tu sei troppo più in alto della nostra pioggia e del nostro sole e dei nostri affanni.
Oggi è la morte che ci aspetta qua attorno.
Qua attorno, Cristo, dove siamo stati tanto vivi da credere di vivere in eterno e che in eterno Tu dovessi dare pioggia ai nostri campi, e salute ai nostri poveri corpi.
Ma da dove viene quella morte?
Chi ha chiamato qui gente di un altro mondo a portarci la fine della nostra povera vita senza pretese, senza ideali, senza una goccia d'ambizione?
Qui, si stava, Cristo, con il nostro carro, con la nostra zappa, con il nostro concime, con la nostra Chiesetta...
È possibile che tutto questo debba finire?
Che miracolo è, questo, Signore, che Tu debba vivere ancora, quando tutto qua attorno, che
adesso è vivo, come se dovesse rimanere vivo per sempre, sarà distrutto, sparito, dimenticato?
[Si mette in ginocchio]
E Tu Vergine Beata?
Senti che buon odore che soffia dal nostro paese;
odore di fieno e di erbe bagnate,
odore di focolari,
odore che io sentivo da ragazzo tornando dal campo.
Tu, che almeno Tu abbia pietà di noi, che Tu fermi il Turco!


***
  Madonuta 
  Il testo è una poesia di Pier Paolo Pasolini

[da I Turcs tal Friúl, 1976]


Madonuta, a mi a no mi impuarta di nuia romài. 
Vecia e sola ch’i soi, in pont di muàrt, 
nuja a mi resta pí di spetá al mont.
Ma ben par chistu tu ti às 
di scoltà di pí
la me preiera. 
Salva il nustri país, 
salvilu
E ten lontana la muàrt 
dai puors fantàs, 
ch’e àn tant da vivi 
enciamò, 
e gioldi, e ciantà, e 
lavorà, e balà, 
e amà e preati. 
Amen.

 

Traduzione italiana 

MADONNINA

Madonnina, a me non importa di niente oramai.
Vecchia e sola che sono in punto di morte,
niente mi resta più d’aspettare al mondo.
Ma ben per questo tu devi
ascoltare dippiù
la mia preghiera.
Salva il nostro paese,
salvalo
E tieni lontana la morte
dai poveri giovani,
che tanto ancora hanno da vivere
ancora
e godere, e cantare, e
lavorare, e ballare.
E amare e pregarti.
Amen.






Curatore, Bruno Esposito

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