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mercoledì 14 maggio 2025

Pasolini, Le ragioni di un non amore - Uccellacci e uccellini - Vie nove numero 21, del 27 maggio 1965, pag. 26

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Pasolini, Le ragioni di un non amore

Uccellacci e uccellini

Vie nove

numero 21

27 maggio 1965

pag. 26

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


Ho letto il suo soggetto intitolato «L’aquila» e vi ho ritrovato un’accentuata francofobia, che del resto non da oggi rilevo nelle sue posizioni critiche e letterarie. Non capisco in concreto che cosa voglia dimostrare l’allegoria del domatore francese i cui sforzi per addomesticare l’aquila non soltanto risultano vani, ma addirittura alla fine mutano lui stesso in aquila. La Sua francofobia giunge fino al punto di definire «pernacchiette» quel piccolo caratteristico soffio con il quale i francesi hanno l’abitudine di sottolineare certe frasi. Ma ciò che è più grave, ciò che fa torto alla Francia, alla sua universale cultura e alla sua tradizionale generosità è che Lei mette tutti i francesi nello stesso sacco, come se niente di ciò che è francese meriti non dico ammirazione, ma almeno stima e comprensione. Infatti nel pantheon del Suo sovrano disprezzo Lei colloca alcuni rappresentanti illustri di correnti politiche constrastanti, da Sartre a Mauriac, da Camus a Claudel. 

Giordano Siviero

Terville (Moselle)

Francia


Cominciano le illazioni, le facili accuse che partono da un particolare isolato, anziché dall’insieme. Io non ce l’ho affatto con la Francia, che considero il centro della mia cultura. Ce l’ho, nel mio episodio, contro un certo tipo di intellettuale laico parigino, in quanto rappresentante supremo di una certa borghesia del mondo occidentale. Inoltre ho molte osservazioni anche polemiche da fare sulla cultura francese di questi anni (però Barthes, Fanon, Lévi-Strauss sono francesi!).

Pasolini, L’aquila e la preda - Uccellacci e uccellini - Vie Nuove, numero 20, del 20 maggio 1965, pag. 30

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Eretico e Corsaro




Pasolini
L’aquila e la preda
Uccellacci e uccellini


Vie Nuove
numero 20
del 20 maggio 1965
pag. 30

( © Questa trascrizione da cartaceo, è stata curata da Bruno Esposito )


 Mentre, presumibilmente, i lettori di «Vie nuove» che si interessano alla cosa, stanno onestamente digerendo il secondo e il terzo apologo di Uccellacci e uccellini, io mi occuperò delle prime reazioni al primo. Che non vengono, no, dai lettori di «Vie nuove» che, com’è giusto, aspettano di aver letto l’opera completa – sia pure nei miei brevissimi riassunti – prima di intervenire.

 La prima reazione è reazionaria. Nelle infami colonne di un giornaletto neo-fascista o paleo-fascista – comunque son sempre quelli, i fascisti in paglietta – una infelice ragazza o signora, è stata la prima a occuparsi della storia dell’aquila. Questa infelice, preda probabilmente di traumi infantili ingigantiti, nel suo fisico adulto, dalle soluzioni borghesi a quei traumi – che sono soluzioni moralistiche e retoriche – questa povera bambina andata in cannone, insomma – non ha potuto evidentemente essere così oggettiva da capire neanche la pura e semplice lettera del mio raccontino. Naturalmente, siccome è una moralista, in nome delle sue alte verità morali, ha creduto lecito di esercitare nei miei riguardi uno spirito ricattatorio, che io del resto le perdono, come tutte le altre cose cattive che dice sul mio conto – ma su cui non posso tacere, per rispetto ai terzi, cui essa, nel suo ricatto, si rivolge. Questi terzi sono i cattolici, con cui ho avuto dei rapporti concreti di dialogo durante la stesura del Vangelo, e con cui mantengo una relazione di leale amicizia. Ecco (dice l’infelice preda dei terrori di una bambinella diventati terrorismo nelle malconformazioni dell’adulta) Pasolini, dopo aver fatto il Vangelo, tradisce i suoi amici cattolici: e, rappresentando nell’aquila della sua favola il Comunismo, attribuisce solo ad esso dei valori veramente religiosi (naturalmente io riassumo il pensiero della polemista, attribuendole tutta la nobiltà che non c’è).