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lunedì 6 giugno 2022

Pier Paolo Pasolini, Calderón

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pier Paolo Pasolini
Il teatro
Calderón
1973

commento di Massimiliano Valente

Calderón è stato l'unico dramma teatrale pubblicato in vita da Pier Paolo Pasolini (presso Garzanti di Milano). Pasolini si rifà al grande tragediografo spagnolo del "Siglo de Oro" Pedro Calderón de la Barca (1600-1681) e alla Vida da es sueno, considerato il suo capolavoro. I personaggi si chiamano, come in Calderón, Basilio, Sigismondo, Rosaura, ma la trama è diversa. Il dramma è ambientato in Spagna, ma nella Spagna franchista del 1967, e si sviluppa, rispetto alla trama, in tre sogni successivi, in tre ambienti: aristocratico, proletario, medioborghese. E' soprattutto una parabola sull'impossibilità di evadere dalla propria condizione sociale.
La protagonista è Rosaura che attraverso il sogno tenta di infrangere e sottrarsi al clima soffocante in cui vive. Ma la diversità di Rosaura, il suo essere donna, madre, figlia, e il suo puerile tentativo di fuga non porterà a nulla, perché il potere la spingerà "a obbedire senza essere obbediente".

Pier Paolo Pasolini, Bestia da stile

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Pier Paolo Pasolini
Il teatro
Bestia da stile

1977, postumo
commento di Angela Molteni


Di Bestia da stile dice Pasolini nella nota che introduce il dramma:

"Ho scritto quest'opera teatrale dal 1965 al 1974, attraverso continui rifacimenti, e quel che più importa, attraverso continui aggiornamenti: si tratta, infatti, di una autobiografia".

Questi continui rifacimenti operati da Pasolini nel corso di quasi un decennio, hanno permesso al poeta di inserire nel dramma teatrale anche avvenimenti del 1968; inoltre, vi fa cenno ad una polemica del 1971 con Eugenio Montale sul significato della poesia.

È curioso e interessante leggere quanto Pasolini aggiunge, più avanti nella stessa nota sopra citata, soprattutto per i pareri, sia pure sintetici, che egli esprime nei confronti di alcuni uomini di teatro: "Il teatro nuovo – che in altro non consiste che nel lungo marcire del modello del 'Living Theatre' (escludendo Carmelo Bene, autonomo e originale) – è riuscito a divenire altrettanto ributtante che il teatro tradizionale. […] Quanto all'ex repubblichino Dario Fo, non si può immaginare niente di più brutto dei suoi testi scritti. […] Tutto il resto, Strehler, Ronconi Visconti, è pura gestualità, materia da rotocalco".

Dopo un'introduzione del Coro, che annuncia che l'azione si svolge alla fine degli anni Tenta in Boemia, il dramma inizia con il protagonista (Jan / Pasolini), identificato come un piccolo borghese, che si masturba sulla riva di un fiume.

Pier Paolo Pasolini, Affabulazione

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




Pier Paolo Pasolini
Il teatro

Affabulazione
1977, postumo

Commento di Angela Molteni
e Massimiliano Valente




Affabulazione è forse il più noto tra i drammi in versi di Pasolini. ripreso anche in epoca più recente da Vittorio Gassman. Narra di un padre che, durante un sogno angoscioso, si affaccia su un precipizio nel quale è destinata a finire una famiglia vissuta fino a quel momento nella tranquilla quiete di una stabilità borghese. L'"evento imprevedibile", che caratterizzerà anche la stesura di Teorema (qui l'evento sarà costituito dall'arrivo di un "Ospite" inatteso), determinerà nei componenti la famiglia un crollo morale, psicologico e sociale. In Affabulazione vi è un rapporto particolare tra padre e figlio. Scrivendola - dice Nico Naldini nel suo Pasolini, una vita - Pasolini ha sentito mutare dentro di sé l'immagine dell'antica rivalità col proprio padre e che tutta quella vita emozionale ed erotica che faceva dipendere all'odio per lui, poteva essere invece spiegata con l'amore, un amore che probabilmente deve risalire ai miei due o tre anni…

Pier Paolo Pasolini, Pilade

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro





Pier Paolo Pasolini
Il teatro
Pilade
1973


"Pilade non è tanto un dramma 'dialettico' contro il potere, quanto epico-lirico sul potere. Non ne metaforizza il contrasto con l'individuo quanto ne descrive l'inarrestabile ascesa. A dispetto dell'infittirsi degli episodi, dell'accrescersi dei personaggi (ma anche questi, in Pasolini, così avverso al plot, sono segnali; per negativo, molto parlanti), Pilade è di una estrema linearità: non ha più novità strutturale (non la struttura ad eclisse, d'improvviso tronca, di Orgia: non quella a cerchi concentrici di Calderón; non quella a politico di Affabulazione), è una sorta di (rassegnata?) appendice dell'Orestiade eschilea (tradotta da Pasolini nel 1960); ma il timbro e il ritmo stesso della scrittura sono piuttosto quelli di un'aspra e pessimistica epitome: e, per di più, epitome (cioè, compendio) del già accaduto, che si contempla a ritrovo con l'amara consapevolezza che il "tempo" ci "ha lasciati indietro". Atena, la Ragione-Potere "non ha ricordi - sa soltanto la realtà. - Ciò che essa sa, il mondo è..." Sotto la sua luce imperiosa le Furie si sono mutate in Eumenidi, le quali ora "sanno - dar grazia con la parola a quei sogni - che ci facevano solo urlare" (giacché ormai "il Passato noi dobbiamo soltanto sognarlo"). Certo Pilade ("l'obbediente, - il silenzioso, il discreto, - il timido, Pilade, nato per essere amico") è ancora figura di "diverso" ("uno di noi", ma "dotato di una misteriosa grazia"): ma Atena "non conosce il ventre-materno, né le perversioni che nascono dalla nostalgia". La "cieca irragionevole voglia di distruzione" dell'uno, l'"abbietto e intransigente - desiderio di capire e di negare" non sanno risolversi altrimenti che nel gesto, splendido ma gratuito, di un "poeta", non sanno produrre altro che "un terribile, - sanguinario, puro, disperato amore". Pilade rincorre "come un santo una luce" che lo distrae: è la luce, purtroppo "consolatrice", della Ragione-Potere, che, dopo averlo abbagliato, sorride di lui ("Tutto dunque finisce - in una elegia notturna?") e lo abbandona all'atroce tortura di "una pura e semplice incertezza". "Usare la Non Ragione contro la Ragione" (come hanno fatto, per l'appunto, nel recente passato, "poeti" e "assassini") non muta in nulla il futuro della "vecchia città", che s'appresta impavida alla sua "nuova storia", sotto "la prima luce" di un'immutabile aurora".

Di Pilade sono degne di nota due edizioni teatrali successive: la prima, nella Cavea del Teatro Greco di Taormina, il 29 agosto 1969, per la regia di Giovanni Cutrufelli, interpreti, tra gli altri: Annibale e Arnaldo Ninchi, Claudia Giannotti e Lombardo Fornara; la seconda, per la regia di Melo Freni, nel giugno 1981, intrepreti Luigi Mezzanotte, Ida Di Benedetto, Franco Interlenghi, Mario Maranzana. Nel 1982, in sede di ripresa, gli attori furono Michele Placido, Barbara Valmorin, Franco Interlenghi, Guido Leontini.


Fonte: dalla Prefazione di Guido Davico Bonino a Pier Paolo Pasolini. Il teatro, Garzanti, Milano 1973.

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Curatore, Bruno Esposito

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