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lunedì 31 maggio 2021

LA LUNGA STRADA DI SABBIA - Pasolini, giro d’Italia in Fiat 1100

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro




LA LUNGA STRADA DI SABBIA
Pasolini, Giro d’Italia in Fiat 1100
Di Massimiliano Sardina
Letto e recensito da Amedit


   Quando s’incammina sulla lunga strada di sabbia Pasolini ha da poco compiuto trentasette anni. Siamo alla vigilia dei mitici anni Sessanta, precisamente tra il giugno e l’agosto del 1959, e al volante di un’agile e scattante Fiat 1100 lo scrittore si lancia in un avventuroso tour lungo le coste della penisola italiana, dal confine con la Francia fino a Trieste. Una U che arriva ad abbracciare anche la Sicilia (e che per ragioni logistiche lascia fuori la Sardegna), un’ellisse che risalendo il suo tracciato sulla via del ritorno – quando Pier Paolo rivisita i luoghi e le sabbie della sua infanzia – sembra virare nella geometria simbolica di un cerchio che si chiude. Scopo dell’insolito viaggio è la realizzazione di un ampio reportage per la rivista Successo, un documentario sull’estate degli italiani (dal nord borghese dei moderni stabilimenti attrezzati al sud preumano, incantevole e primitivo); Pasolini ai testi e Paolo di Paolo alle

Pasolini - "Arrivo a Napoli la sera"...

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Pasolini - "Arrivo a Napoli la sera"...
(Tratto da: La lunga strada di sabbia)

 La lunga strada di sabbia uscì nel 1959 sulla rivista «Successo»
Oggi in: Pier Paolo Pasolini. Romanzi e racconti 1946-1961, a cura di Walter Siti.

Napoli, luglio

Arrivo a Napoli verso sera: il temporale gira lontano sui monti pagani. Ceno da Ciro, fermato invano dalla Bersagliera in persona che mi trattiene per la camicia, poi dai camerieri della Zi’ Teresa. Passo il ponticello, là dietro la sagoma del castello: un giovane con un mazzo di rose mi ferma, mi offre una rosa.
«La vita è dura, signorì!» 
mi fa. È il primo. Accanto al ristorante ce n’è a frotte, piccoli come insetti, che si lanciano sul forestiero, picchiando come aviogetti, insistendo come vecchie mosche. La ragione è sempre loro. Tutto il porticciolo è in subbuglio: una folla di barche sotto la luna immensa, e mucchi infiniti delle cose più incredibili, sul mare, sulle banchine. I guaglioni si gettano in mare a raccogliere le monete gettate dagli stranieri. Girano intorno ai venditori di ostriche e cozze.

Esco dal ristorante, mi adocchiano ma non si fidano: vesto con una maglietta, i calzoni americani bianchi Lee e ho i capelli tagliati corti: sono incerti. Ma poi il più piccolo di tutti, un mostro, poverino, senza testa senza gambe senza braccia, senza corpo: solo con due scarpe sfondate e con una bocca, mi si mette davanti, in coda alla ganga: mette una mano dietro la schiena, la tende aperta, e chiede:
«Dieci lì, dieci lì!» 
Gliene do cinquanta. È fatta: l’esercito dei poveri pidocchi mi è attorno: riattraverso il ponte seguito da loro: il venditore di rose anche lui, «speruto» (ansioso) di guadagnare qualcosa, ci rifà:
«La vita è dura, signorì!». 
Sotto l’acqua ribolle, vecchia come il mondo: con una puzza di pesce che accora. Via Caracciolo davanti è una carambola. Tutta Napoli intorno al golfo è solo una pioggia di lumi in infinite ghirlande.
 «Dieci lì, dieci lì!» «Cinguanta lì!» 
In capo al ponte, un cocchiere afferra uno dei pidocchietti che, sollevato da terra, dimostra gli anni che ha, cioè ormai sedici diciassette: è un nano. Messo a sedere sul muretto e sbatacchiato a colpi sulla capa, si mette sul tono malandrino, parla come un avvocato, come Marotta:
«Io songo piccolo!» 
Fa la faccia del cinque-e-tre-otto, del mariuole-’e-mezzanotte: la furberia guappa e inespressiva:
«Songo pìccolo!» 
(con un fortissimo accento sulla i)
«Songo nano! Tutti nella famiglia mia siamo nani!» 
Passa lenta per via Caracciolo una scartellata (auto della polizia), seguita subito da una urtulella (jeep). Le facce diventano ilari. Tutti sono lì innocenti a pigliare il fresco. Un nacannella (sfruttatore) lì accanto, davanti al Santa Lucia, fischietta:
’Na frangetella ’e nuvole
’na vranca ’e stelle chiare...
Il piccolissimo delle dieci lire parte a razzo, a testa bassa, pieno di energia come un pazzo, assale una coppia di capitalisti tedeschi, lui in kaki, con cappello a larghe tese, lei con un truce vestito stampato a fiori verdi e celesti, con due gambe che sembrano vasi da fiori: non li lascia finché non gli ha strappato una moneta: con la moneta stretta in pugno, senza vedere se si tratta di un pataccone, di un centone o solo di dieci lire, schizza verso il nano: e gliela dà. Il nano è il capo: gli altri, di sei sette anni, lavorano per lui. Passa, con la gamba corta, il calzone largo alla pulcinella e delle meravigliose magliette, una ganga di paladini (ragazzi di vita): cantano a squarciagola:
’Na frangetella ’e nuvoleee
’na vranca ’e stelle chiare...
Quella notte a Napoli non sono andato a dormire: ho girato come un pazzo: là si poltriva in mezzo ai giardini, qua si inaugurava un nuovo caffè, tutto rosso, il Caffè del Sole, là marinai combinavano con donne, lungo ammassi di barche, qua borghesi si dondolavano alle sdraie dei bar scintillanti. Tre o quattro volte sono andato e tornato da Posillipo. Ho fatto l’aurora, ho visto il Vesuvio, vicino che si poteva toccarlo con la mano, contro un cielo, ormai rosso, avvampante, come nascondesse dietro un paradiso incendiato.



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Curatore, Bruno Esposito

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Pier Paolo Pasolini - Come leggere Penna

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Eretico e Corsaro




Come leggere Penna
Pier Paolo Pasolini
Tratto da Passione e Ideologia
Garzanti -1960.


   Un esame critico della poesia di Penna, abbastanza esteso, sulla rivista «Paragone» l’abbiamo scritto a proposito della plaquette Una strana gioia di vivere (Scheiwiller , 1956) ora inclusa nelle recenti poesie (Garzanti, 1957, e uno dei premi Viareggio dell’anno): a proposito di queste poesie, dunque, che sono gran parte della produzione di Penna, non ci resterebbe qui che riassumerci: perciò preferiamo fare alcune osservazioni marginali ma nuove. 

IN CERCA DI TOMMASO - nei luoghi di "Una vita violenta" di Pasolini

"ERETICO & CORSARO"



Il romanzo è ambientato nella periferia di Roma, a Pietralata, sulle rive dell’Aniene. La "Piccola Shangai”, un quartiere di baracche dove viveva Tommasino e descritto dall'autore nel suo romanzo. Pasolini fa una rapida descrizione di luoghi fino ad arrivare ai caseggiati dell' INA-case, nuova abitazione della famiglia di Tommaso, che rappresenta la meta desiderata. Descrive i luoghi per utilità di

Pasolini a Ravello

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Pasolini a Ravello

E' il 1959, ha appena pubblicato "Una vita violenta" e, con una Millecento, gira l’Italia per il settimanale “Successo” (diretto da Tofanelli) che, dal 4 luglio 1959, pubblicherà a puntate "La lunga strada di sabbia". Partito dalla Liguria, traccia nel suo viaggio una linea continua: scende l’Italia e arrivato a Napoli (“che ebbrezza partire da Napoli”), gira in semicerchio alle falde del Vesuvio

Pasolini sui fatti di Reggio Emilia - Vie Nuove n. 33 a. XV, 20 agosto 1960

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Dalla rubrica "Dialoghi con Pasolini"
Vie Nuove n. 33 a. XV, 20 agosto 1960

Ho acquistato il disco realizzato da Vie Nuove sui fatti di Reggio Emilia e le assicuro che quella cronaca sonora di un delitto tanto efferato mi ha profondamente colpito. Suppongo, del resto, che anche lei l'abbia ascoltata, per cui non sto a descriverle i sentimenti che ho provato durante l'audizione. Ciò che vorrei chiederle, invece, è cosa pensa dell'iniziativa. Credo si tratti di una iniziativa assolutamente nuova e penso sarebbe il caso di estenderla e potenziarla. In un paese dove i dischi che si vendono contengono quasi sempre