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mercoledì 24 febbraio 2021

Dal teatro allo schermo: interpreti d’eccezione - di Roberto Chiesi

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Dal teatro allo schermo: interpreti d’eccezione

di Roberto Chiesi 

(Ringrazio Roberto Chiesi, per il cortese consenso alla pubblicazione)


Pier Paolo Pasolini
in Edipo re
Da una parte Pasolini ha dichiarato di non amare gli attori professionisti, di non amare la professionalità dell’attore, ma dall’altra parte ha anche ammesso, come è evidente perché all’epoca di questa dichiarazione aveva già usato diversi attori nei suoi film, che era aperto anche a usare gli attori. E allora, come usava Pasolini i grandi attori, le grandi bestie da scena? Li usava per quello che erano, per la loro presenza fisica, per la loro personalità reale, o per il modo in cui egli intendeva la manifestazione fisica di questi attori sullo schermo, o anche per quello che la personalità di questi attori poteva evocare? Si può notare come ulteriore annotazione che Pasolini era singolarmente attratto dai grandi attori comici, dai grandi mattatori, dalle grandi maschere della tradizione comica, anche popolare, non legata in alcun modo al teatro colto. E ha fatto proprio ricorso ad alcuni attori che avevano questa estrazione, che appartenevano a questo mondo.

APPUNTI PER UN’ORESTIADE AFRICANA - di Roberto Chiesi

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



APPUNTI PER  UN’ORESTIADE AFRICANA  

di Roberto Chiesi 


Titolo: Appunti per un’Orestiade africana
Regista: Pier Paolo Pasolini.
Anno: 1970 
Durata: 55’ 
Soggetto: Pier Paolo Pasolini.
Musiche: Gato Barbieri.
Fotografia: Giorgio Pelloni.
Produzione: Gian Vittorio Baldi.
Distribuzione: Dae.

(Ringrazio Roberto Chiesi, per il cortese consenso alla pubblicazione)


Nella primavera del 1968, Pier Paolo Pasolini stava progettando un film diviso in cinque episodi, sotto il titolo complessivo di Appunti per un poema sul Terzo mondo, che avrebbe voluto ambientare, rispettivamente, in Africa, India, America Latina, nei Paesi  Arabi  e  nei  quartieri  neri  dell’America  del  Nord.  Per  l’episodio  africano, considerò l’ipotesi di rielaborare la sceneggiatura di un film mai realizzato, Il padre selvaggio, ma alla fine decise di ispirarsi all’Orestiade di Eschilo.   
Erano  trascorsi  quasi  dieci  anni  da  quando  Pasolini  aveva  tradotto  la  trilogia eschilea per uno spettacolo teatrale diretto e interpretato da Vittorio Gassman. Nella Lettera  del  traduttore  (1960),  scriveva:  «Il  momento  più  alto  della  trilogia  è sicuramente  l’acme  delle Eumenidi,  quando  Atena  istituisce  la  prima  assemblea democratica  della  storia.  Nessuna  vicenda,  nessuna morte,  nessuna  angoscia  delle tragedie dà una commozione più profonda e assoluta di questa pagina. Le Maledizioni si  trasformano  in  Benedizioni.  L’incertezza  esistenziale  della  società  primitiva permane  come  categoria  dell’angoscia  esistenziale  o  della  fantasia  nella  società evoluta».  
Nell’immaginazione pasoliniana, la “società primitiva” venne ad identificarsi con l’Africa  tribale  e  arcaica.  Mentre  il  progetto  di Appunti  per  un  poema  sul  Terzo mondo si arenava per ostacoli produttivi, nel dicembre 1968, si concretizzò invece la possibilità di realizzare l’Orestiade sotto forma di “appunti per un film da farsi”, in Kenia e Tanzania.  

Laura Betti, le pagine inedite - Tratto da Laura Betti illuminata di nero.

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Laura Betti, illuminata di nero, a cura di Roberto Chiesi 


Laura Betti, le pagine inedite 
tratto da Laura Betti illuminata di nero, 
a cura di Roberto Chiesi 

(Un ringraziamento a Maria Vittoria Chiarelli, per la sua accurata trascrizione)

Teta Velata


Questa e altre pagine inedite sono state ritrovate in una cartella dell'archivio di Laura Betti, accanto a brani dattiloscritti del romanzo Teta Veleta. Possiamo quindi ipotizzare che si tratti di passaggi successivamente eliminati dalla stesura definitiva dell'opera.






7 gennaio 1976


Laura Betti, illuminata di nero, a cura di Roberto Chiesi 

Sono finite le feste. Natale. Capo d'Anno. Epifania. Giorni e giorni di silenzio atono e stravolto. Silenziose anche le urla di Susanna, la mia ultima figlia(1).
Poi le urla di Susanna sono state chiuse dentro ad un'automobile rossa che volava per l'autostrada Trieste-Casarza (sic) fino a diventare un solo, unico urlo prolungato, impastato di Pavesini, di Esso e di caschi colorati. Via, via mia figlia Susanna, chiusa dentro il suo urlo cieco, chiusa nella mia mano che le ha strappato un lieve odore di primule.