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Le pagine corsare - Riflessioni su "Processo alla DC"

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giovedì 30 dicembre 2021

Stefano Rodotà Il processo - In memoria di Pier Paolo Pasolini -

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



Stefano Rodotà
Il processo
 In memoria di Pier Paolo Pasolini

Tratto da:



È perfino banale scrivere che non ci sono tanti processi quanti sono i procedimenti giudiziari iniziati contro Pier Paolo Pasolini e che c’è, invece, un processo solo, ininterrotto per almeno vent’anni, che si gonfia e si assecchisce, si dirama e si ritrae, sempre con lo stesso oggetto e la stessa finalità: mettere in dubbio la legittimità dell’esistenza di una personalità come Pasolini nella società e nella cultura italiana. Ma questa impressione di continuità e compattezza non nasce da una imputazione monotona di reati sempre identici. Al contrario. Pasolini viene messo sotto accusa per tutto un campionario di trasgressioni; è osceno e seminatore di oscenità, pornografo, corruttore e diffamatore, rapinatore e favoreggiatore, istigatore a delinquere, uomo di vilipendi alla religione e alla nazione. Non c’è angolo della sua vita pubblica e privata che si riveli accettabile.

Pasolini, lettera a Luciano Serra dell'agosto 1943

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Eretico e Corsaro



Pasolini
lettera a Luciano Serra

Agosto 1943
Tratta da "Lettere" 1940-1954
Einaudi
a cura di Nico Naldini



@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

Grazie per aver visitato il mio blog

mercoledì 29 dicembre 2021

Pier Paolo Pasolini, Pascoli - Officina numero 1, Maggio 1955.

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Pier Paolo Pasolini
Pascoli

Officina numero 1
Maggio 1955.

Pier Paolo Pasolini - GIORNALISTI, OPINIONI E TV, DROGA E CULTURA - Tempo n. 53, 28 dicembre 1968

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Pier Paolo Pasolini
GIORNALISTI, OPINIONI E TV
DROGA E CULTURA 

Tempo n. 53
28 dicembre 1968



GIORNALISTI, OPINIONI E TV


Mi è stato chiesto da un giornalista perché gli intellettuali collaborano così poco, così malvolentieri, con così poca partecipazione alla televisione.
Gli ho risposto facendo un’ipotesi, più o meno nel modo seguente: «Ammettiamo che la televisione non rappresenti più, diciamo, genericamente, il Potere, ma, direttamente e concretamente, il Parlamento. Ammettiamo, dunque, che sia diretta dai rappresentanti dei partiti, che verrebbero così ad avere su di essa una fetta di responsabilità proporzionale alla loro rappresentanza in Parlamento. Ecco che in tal modo le fonti di informazione si moltiplicherebbero e nel tempo stesso perderebbero ogni crisma di ufficialità. Lo spettatore finirebbe di essere un bambino che sente parlare dal video il padre (anche se quasi sempre qualunquista e benevolo) e diventerebbe un adulto “costretto” dalla natura stessa del rapporto a giudicare ciò che gli viene comunicato. Cadrebbe ogni autoritarismo e ogni forma, degradante, della comunicazione di massa: infatti l’ascolto, diverrebbe per forza un ascolto critico. Com’è per esempio, l’ascolto di Tribuna politica. Nell’ipotesi qui prospettata, è chiaro che gli intellettuali si deciderebbero a partecipare con entusiasmo alle trasmissioni televisive, ognuno nel suo campo ideologico e politico: e sarebbe stupendo».

martedì 28 dicembre 2021

SALÒ o le 120 giornate di Sodoma - Pier Paolo Pasolini

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Ho finito per dimenticare com’era l’Italia fino a una decina di anni fa e anche meno, e, poiché non ho altra alternativa, ho finito con l’accettare l’Italia com’è diventata. Una immensa fossa di serpenti, dove, salvo qualche eccezione e alcune misere élites, tutti gli altri sono appunto dei serpenti,
stupidi e feroci, indistinguibili, ambigui, sgradevoli... E tutto ciò a causa, a) del loro degradante consumismo coatto, b) della scuola d’obbligo che li ha frustrati rendendoli coscienti della propria ignoranza e nel tempo stesso presuntuosi per quelle quattro sciocchezze moralistiche e pseudo-
democratiche che vi hanno imparato; c) della televisione, che mostra loro i modelli di vita e concretizza i valori attraverso il suo linguaggio che, essendo pura rappresentazione, non ammette repliche logiche; d) di un’infinità di altre cause tutte

Pier Paolo Pasolini, Il fiore delle mille e una notte - 1974

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Il fiore delle mille e una notte di P.P. PASOLINI

Le foto sono di Roberto Villa
Pasolini sul set
Fondo Roberto Villa, Cineteca di Bologna

Le immagini per cortese concessione di Roberto Villa per solo scopo culturale.

"Spero, possa essere usato per promuovere il Grande Uomo di Cultura che è stato in tutti i settori che ha toccato."
Roberto Villa


.
Troupe - Personaggi - Interpreti

Regia e sceneggiatura
: Pier Paolo Pasolini, liberamente ispirata a Le Mille e una notte (in particolare a Storia di Ali Shar e della schiava Zumurrud, Storia di Azíz e Aziza, Storia dei re Shariyàr e Shahzamàn, Storia del facchino e delle ragazze, Storia di Harún ar-Rashíd e di Zobeida, Storia di Abu Nuwàs e di Harún ar-Rashíd, Harún ar-Rashíd e le due schiave, Harún ar-Rashíd e le tre schiave, Storia del re Omar an-Numàn, Storia dell’amante e dell’amato: Tagi al-Mulúk e Dúnya

Collaborazione alla sceneggiatura: Dacia Maraini
Fotografia: Giuseppe Ruzzolini

Pier Paolo Pasolini,1972 I RACCONTI DI CANTERBURY

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Pasolini sul set dei Racconti di Canterbury 
Perché io sono giunto all’esasperata libertà di rappresentazione di gesti e atti sessuali, fino alla rappresentazione in dettaglio e in primo piano, del sesso? Ho una spiegazione che mi fa comodo e mi sembra giusta, ed è questa. In un momento di profonda crisi culturale (gli ultimi anni Sessanta), che ha fatto (e fa) addirittura pensare alla fine della cultura - che infatti si è ridotta, in concreto, allo scontro, a suo modo grandioso, di due sottoculture: quella della borghesia e

Pier Paolo Pasolini, 1971 - IL DECAMERON

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“È stata una gran voglia di ridere che ha ispirato Il Decameron... non sono io che ho scelto Il Decameron, è Il Decameron che ha scelto me.”

( Pasolini: c’est le Décameron qui m’a choisi, 
“La Galérie”, 111, 
dicembre 1971)


Decameron è un’opera che vuole essere
completamente gioiosa, in maniera astratta (...). L’ottimismo del Boccaccio era un ottimismo storico. Cioè, nel momento in cui lui viveva, esplodeva quella meravigliosa e grandiosa novità, che era la rivoluzione borghese: cioè nasceva la borghesia. E, in quel momento, intorno al Boccaccio, la borghesia aveva la grandezza, che avrebbe raggiunto solo in certi momenti, e in certi stadi, e in certe, diciamo così, aree marginali della sua storia. [...] Quindi il Boccaccio ha vissuto in questi momenti di esplosione, di nascita, di inizio e di principio di una nuova era. E questo ottimismo suo, che è razionale e logico (perché la ragione è il segno della borghesia), fa sì che l’opera del Boccaccio sia una grande opera gioiosa. 

 (Pier Paolo Pasolini).

Poer Paolo Pasolini, 1969 - PORCILE

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1969 PORCILE


Scritto e diretto
da: P.P.P.; 
fotografia: Armando Nannuzzi (1° ep.), Tonino Delli Colli, Giusppe Ruzzolini (2° ep.); 
costumi: Danilo Donati; 
musica originale: Benedetto Ghiglia; 
montaggio: Nino Baragli; 
aiuti regista: Sergio Citti, Fabio Garriba; 
assistente alla regia: Sergio Elia; 

interpreti e personaggi: 


1° episodio
Pierre Clementi (1° cannibale); 
Franco Citti (2° cannibale); 
Luigi Barbini (il soldato); 
Ninetto Davoli (Maracchione, il testimone dei due episodi); 
Sergio Elia (un domestico); 

2° episodio
Jean-Pierre Léaud (Julian); 
Alberto Lionello (Klotz, il padre); 
Margherita Lozano (M.me Klotz, la madre, doppiata da Laura Betti); 
Anne Wiazemsky (Ida); 
Ugo Tognazzi (Herdhitze); 
Marco Ferreri (Hans Guenther, doppiato da Mario Missiroli); 

produzione 


1 ° episodio: Gianni Barcelloni Corte, BBG cin. s.r.l.;produzione 
2° episodio: Gian Vittorio Baldi e IDI Cinematografica (Roma), I Film dell’Orso, C.A.P.A.C. Filmédis (Paris);

pellicola
: Kodak Eastmancolor; 
formato: 35 mm., colore, 1:1.85; 
macchine da presa: Arriflex, non sonora nel 1° episodio; 
sviluppo e stampa: Technostampa; doppiaggio: C.I.D.; 
sincronizzazione e sonorizzazione: NIS Film; 
distribuzione: INDIEF; 

riprese: 

1969 LA SEQUENZA DEL FIORE DI CARTA [ VANGELO ’70 ]

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Tempo 19 ottobre 1968

Pier Paolo Pasolini, 1969 - MEDEA - con un'intervista a Maria Callas

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Eretico e Corsaro



Ho riprodotto in Medea tutti i temi dei film precedenti. Medea è il confronto dell’universo arcaico, ieratico, clericale, con il mondo di Giasone, mondo invece razionale e pragmatico. Giasone è l’eroe attuale che non solo ha perso il senso metafisico, ma neppure si pone ancora questioni del genere. E’ il tecnico abulico, la cui ricerca è esclusivamente intenta al successo.
Confrontato all’altra civiltà, alla razza dello spirito, fa scattare una tragedia spaventosa. L’intero dramma poggia su questa reciproca contrapposizione di due culture, sull’irriducibilità reciproca di due civiltà. Potrebbe essere benissimo la storia di un popolo del Terzo Mondo, che vivesse la stessa catastrofe venendo a contatto con la civiltà occidentale materialistica. Del
resto, nell’irreligiosità, nell’assenza di ogni metafisica, Giasone vedeva nel centauro un animale favoloso, pieno di poesia. Poi, man mano che passava il tempo, il centauro è divenuto ragionatore e saggio, ed è finito col divenire un uomo uguale a Giasone. Alla fine, i due centauri si sovrappongono, ma non per questo si aboliscono. Il superamento è un’illusione. Nulla si perde...

P.P. Pasolini, in Jean Duflot, 
Il sogno del centauro, Roma, 1983

1968 CHE COSA SONO LE NUVOLE?

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1968 CHE COSA SONO LE NUVOLE?

(3° episodio di CAPRICCIO ALL’ITALIANA)


Regia
di Pier Paolo Pasolini (aiuto regia: Sergio Citti)
Produzione:Dino De Laurentiis Cin.
Distribuzione: Euro International Film
Soggetto e sceneggiatura: Pier Paolo Pasolini
Fotografia: Tonino Delli Colli
Musica: Domenico Modugno («Così sono le nuvole»)
Fra gli interpreti: Totò, Ninetto Davoli, Laura Betti, Adriana Asti, Franco
Franchi, Ciccio Ingrassia, Francesco Leonetti, Domenico Modugno

USCITA NELLE SALE:

13 aprile 1968: Bari, Cinema Impero; 
14 giugno 1968: Roma: Cinema Paris, Reale, Ritz.

STORIA:

Film girato fra marzo e aprile 1967; nei teatri di posa di Cinecittà; esterni nei dintorni di Roma. Terzo episodio del film Capriccio all’italiana. 

Gli altri sono: 

Il mostro della domenica di Steno; 
Perché di Bolognini; 
Viaggio di lavoro di Pino Zac; 
La bambinaia di Monicelli; 
La gelosa di Bolognini.

TRAMA:

In un teatro, dinanzi a un pubblico popolare, viene messa in scena una versione in chiave comica dell’Otello: i personaggi sono attori-marionette: Totò rappresenta Jago, Ninetto Davoli è Otello. Jago mette in atto nei confronti di Otello il falso tradimento di
Desdemona con Cassio: Otello riceve da Jago un fazzoletto avuto con l’inganno da Desdemona e che lo stesso Jago utilizza come prova dell’infedeltà della donna, suscitando la gelosia e le smanie di vendetta di Otello. Il pubblico che assiste alla rappresentazione non accetta la conclusione della storia che, come nella tragedia di Shakespeare, prevede l’assassinio di Desdemona da parte di Otello: gli spettatori salgono sul
palcoscenico, uccidono Jago e Otello e portano in trionfo Desdemona e Cassio. I due attori-marionette (Jago e Otello) vengono buttati nel camion della spazzatura, poi nella discarica. Jago e Otello, semisepolti dai rifiuti, vedono sopra di loro il cielo azzurro cosparso di nuvole bianche. “Iiiiih, che so’ quelle”, chiede Otello. “Sono le nuvole”, risponde Jago. “E che so’ le nuvole? Quanto so’ belle! Quanto so’ belle!”, replica Otello.