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giovedì 21 febbraio 2019

Pasolini e il teatro Greco - Mario Pozzi

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro






Pasolini e il teatro Greco 
Un’ Orestiade Africana 
E la poesia della Profezia in Poesia in forma di rosa 



Al di là dei sogni c’è la vita e in questa società dove non ci sono più sogni ma incubi dove andiamo? Scriveva Shakespeare siamo fatti della stessa materia che sono fatti i sogni. Nell’opera Pasoliniana ispirata a Calderon della barca “la vita è sogno”. Calderòn opera teatrale di Pier Paolo Pasolini divisa in tre temi due dei quali il sogno era ancora possibile nell’ultima fase, nel mondo omologato dove i sogni del tempo della storia non ci possono essere più. Ma solo una desertificazione interiore condizionata dal potere omologante che stabilisce cosa devi sognare.
Ero giovane, zingaro errante con le pezze al culo ma ero pieni di sogni – ero veramente un ragazzo dell’Europa avendola girata quasi tutta e in particolare l’Europa oltre la cortina di ferro, l’Europa Comunista. L’ho descritta nel mio romanzo “ viaggio d’un poeta attraverso la terra dipinta in quella desolata – Mario Pozzi”.

La libertà è un’esigenza interiore – primordiale, atavica nasce dell’esigenza primaria dell’uomo quella naturale dettata dalla Divina natura e dal suo essere nomade (Lucy e il nomadismo Africano.) Poi si sono fabbricati i muri, le gabbie, i recenti e l’uomo è divenuto schiavo delle stesse regole che si è inventato.
Le istituzioni per loro natura sono sempre commoventi ed essendo commoventi la loro espressione si riduce a pura inutilità e in questa inutilità si è concentrato il potere. Pasolini “Finché l’uomo sfrutterà l’uomo, finché l’umanità sarà divisa padroni e servi non ci sarà né normalità né pace. La ragione di tutto il male nel nostro tempo è tutto qui”.
E tutto questo è benedetto dall’inutili istituzioni che ci rendono inutili, perché schiavi. Ma il bello che in questa schiavitù globalizzata non si salva nessuno, nemmeno quelli che l’hanno creata. 

Scriverà il Leopardi “la giovinezza unico fiore”Io Mario Pozzi ho vissuto per cinque anni dal 1955 al 1960 alla Pisana, dai cinque anni a dieci, immerso nella natura in estrema libertà, libero di girovagare di giorno e di notte in quella campagna Romana dove facevo il bagno nei fontanili e nella marane e mangiavo le ranocchie – non ho frequentata le elementari, ero semianalfabeta ma felice. I miei genitori non li vedevo quasi mai e uno dei spettacoli più belli che ho visto nella mia vita era a giugno quando scendevamo per la valle della Pisana e passavamo attraverso miriadi di lucciole che ci accarezzavano. Da scritti corsari “la scomparsa delle lucciole”. E dormivo spesso con una vecchia nonna Africana che abitava nella mia stessa palazzina. Era una famiglia che proveniva dall’Etiopia e mi consideravano come un figlio. Era il tempo della gioia infinita, il tempo della vita. Poi sono andato a vivere accanto alla borgata Gordiani e ci ho vissuto fino al 1969, forse è stato il periodo più bello della mia vita. Anche qui ho girovagato tra la Tuscolana, il Quarticciolo dove ho frequentato l’università della strada, una delle migliori università del mondo, il Mandrione con il canto delle puttane e il Casilino sono stato quello che Pasolini definì un ragazzo vita, o come mi 
chiamava la mia famiglia uno stradarolo “ragazzo di strada”, zingaro che mi si addici di più, perché la mia anima è stata un’anima zingara fuori da ogni istituzione sia religiosa, scolastica che famigliare, un’anima liberà che ha vissuto sempre come gli pare. Se non avessi quasi settant’anni mi sarei aggregato con i quaranta mila che sono partiti dall’Honduras e attraversato con loro tutta l’America latina fino al muro Americano. Dovrebbe essere stato un viaggio favoloso che ogni giovane avrebbe dovuto fare non quello avvilente dell’”Erasmus” perché non conosceranno mai: Pasolini “ i vecchi fratelli coi figli di pane e formaggio! Da Crotone o Palmi saliranno a Napoli, e da lì a Barcellona, a Salonicco e a Marsiglia nella città della malavita. Anime e angeli, topi e pidocchi, nel germe della storia antica, voleranno davanti alle Willaye. Essi sempre umili. Essi sempre deboli. 

Essi sempre timidi. Essi sempre colpevoli. Essi sempre sudditi. Essi sempre piccoli. - Essi si costruiranno leggi fuori dalla legge, essi che si adatteranno ad un mondo sotto il mondo, essi che cedettero in un Dio servo d’un Dio, essi che canteranno massacri d’un re, essi balleranno alle guerre borghesi, essi che pregarono alle lotte operaie … deponendo l’onesta delle religioni contadine, dimenticando l’onore della malavita, tradendo il candore dei popoli barbari, dietro ai loro Alì dagli occhi azzurri – usciranno da sotto terra per rapinare – saliranno dal fondo del mare per uccidere, scenderanno dall’alto del cielo per 
espropriare – e per insegnare ai compagni operai la gioia della vita – per insegnare ai borghesi la gioia della libertà, per insegnare ai Cristiani la gioia della morte - distruggeranno Roma e sulle sue rovine deporranno il germe della storia antica. Poi col Papa e ogni sacramento andranno come zingari su verso l’ovest e il nord con le bandiere rosse di Trotsky al vento … Dalla poesia Profezia – Poesie in forma di rosa – Pier Paolo Pasolini”. 



Africa mia ultima alternativa – Pier Paolo Pasolini. 

Non c’e nulla di più attuale che l’emigrazione dei popoli Africani verso L’Europa dopo che la civilissima e democratica razza bianca li ha schiavizzati, derubati sia dei loro beni che della loro identità, cioè delle loro culture particolari e tribali “Il padre selvaggio e L’Orestiade – Pier Paolo Pasolini”. Il padre selvaggio è una sceneggiatura del 1963 di un film che Pasolini doveva realizzare dopo Mamma Roma che fa parte dei film che non realizzò: “ San Paolo e Porno Teo Colossal” la sceneggiatura si differenzia dell’Orestiade che è del 1970 dal suo periodo storico. Quando scrisse la sceneggiatura Pasolini era ancora immerso nella storia e i suoi film erano quelli delle borgate Romane dove sopravviveva il sottoproletariato con la sua povertà, distante anni luce dalla borghesia Romana che non sapeva neanche che esistesse. E ancora non aveva affrontato il teatro Greco “ che risale al suo
periodo di Casarsa”. Il film doveva girarsi in Africa nel periodo colonialista, dove un giovane professore tanta di integrare i ragazzi con testi di cultura occidentale per assorbirli al potere borghese, sottraendoli ai loro villaggi dove la loro cultura arcaica era millenaria. Il giovane Davidson non capendo questa falsa integrazione si macchierà di delitti orrendi nelle guerre tribali scatenate dai colonialisti. Rifugiandosi nella foresta, scriverà una poesia dove esalterà la bellezza struggente della sua terra e della vita che si annida nella foresta e nei villaggi. E mentre continua a scrivere il suo viso s’illumina d’un fosco, innocente
sorriso. Pasolini risalta la vita campestre, rurale, tribale fuori dalla storia che la borghesia occidentale distrugge imponendo il suo modello di vita “una falsa democrazia”. Scriverà “nelle poesie della Religione del mio tempo – Frammento della morte. E ora … ah, il deserto assordato dal vento, lo stupendo e immondo sole dell’Africa che illumina il mondo. Africa! Unica mia alternativa ………………………
Appunti per un’Orestiade Africana dalla tragedia di Euripide è del 1975 e l’Africa sta perdendo la sua identità originaria, dove da qui a poco sarà totalmente colonizzata dal nuovo potere, schiavizzando e mercificando un intero continente le conseguenze dopo più di quarant’anni dalla morte del poeta sono sotto gli occhi di tutto il mondo.
Il pretesto dell’Orestiade per Pasolini come in Medea è lo stesso adoperando il tetro Greco è la ragione laica interpretata da Oreste “il nuovo potere” che aiutato da Atena dea della ragione vengono a distruggere tutto quel mondo arcaico e tribale che si era conservato per secoli. La dimostrazione è la pellicola girata in Tanzania e in Uganda riprendendo decine e decine di persone, che accosterà ai personaggi della tragedia selezionandoli uno per uno nella loro arcaicità, fuori dal tempo condizionato dal nuovo sviluppo Europeo. Le migliori inquadrature sono le donne Africane che vivono fuori dalla storia sempre sorridenti, con i loro copricapo di tutti i colori, accentando la vita come una festa ed esprimendo la felicità della vita dove erano vissute sin dalle sue millenarie origini dove la vita era eterna nel suo ripetersi. Tutto questo viene cancellato dall’occidente sfruttandola, inserendo la fabbriche e le scuole con una cultura occidentale che non gli appartiene.
Pasolini usa l’Orestiade come lui dichiara agli studenti. E la paragona ad Argo che con la democrazia cambiando le Furie in Eumenidi si cancellerà tutto quel mondo primitivo e tribale dove il ripetersi della vita era stata fuori dalla storia come la volevano e la vivevano gli occidentali. Se vediamo come è ridotta l’Africa con la globalizzazione, la desertificazione, le guerre, le discariche a cielo aperto, lo spostamento di milioni di persone verso il nostro continente per la fame e le malattie in un genocidio antropologico d’un intero continente.
Pasolini aveva ragione ed è stato veggente. E quando toccherà a noi?


Accademico Mario Pozzi
anno domini 2019




Curatore, Bruno Esposito

Collaborano alla creazione di queste pagine corsare:

Carlo Picca
Mario Pozzi
Alessandro Barbato
Maria Vittoria Chiarelli
Giovanna Caterina Salice
Simona Zecchi