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martedì 23 febbraio 2016

Le mura di Sana'a, di Pier Paolo Pasolini

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


 (Le immagini utilizzate per questa composizione sono di Roberto Villa).

 
"In nome degli uomini semplici che la povertà ha mantenuto puri".

"In nome della grazia dei secoli oscuri".

"In nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato".
 
  
Un uomo sta su un altare in mezzo al campo e schiocca una frusta, tiene lontani i passeri che vogliono saccheggiare il raccolto. In questa immagine d’apertura delle "Mura di Sana’a", nella figura di questo spaventapasseri vivente a cui il documentario è dedicato, è racchiuso il messaggio del filmato del 1971. Con gli scarti di pellicola che gli sono rimasti Pier Paolo Pasolini fotografa la corruzione della modernità che sta intaccando il Medioevo che si è miracolosamente salvato nella capitale dello Yemen.

 

Le mura di Sana'a.



“Era l'ultima domenica che passavamo a Sana'a, capitale dello Yemen del Nord. Avevo un po' di pellicola avanzata dalle riprese del film. Teoricamente non avrei dovuto possedere l'energia per mettermi a fare anche questo documentario; e neanche la forza fisica, che è il requisito minimo. Invece energia e forza fisica mi son bastate, o perlomeno le ho fatte bastare.

Ci tenevo troppo a girare questo documento.

“Si tratterà forse di una deformazione professionale, ma i problemi di Sana'a li sentivo come problemi miei. La deturpazione che come una lebbra la sta invadendo, mi feriva come un dolore, una rabbia, un senso di impotenza e nel tempo stesso un febbrile desiderio di far qualcosa, da cui sono stato perentoriamente costretto a filmare [...] Ma è chiaro che se volessi veramente ottenere qualcosa, dovrei dedicare a questo scopo la mia intera vita. Son cose che qualche volta si pensano ma poi non si fanno. Frustrazione terribile, ma consolata dal pensiero che ci sono persone che, in realtà, per mestiere dovrebbero occuparsi di questi problemi e che dunque la responsabilità è dovuta a loro [...] “Ma intanto ogni giorno che passa è un pezzo delle mura di Sana'a che crolla o vien nascosto da una catapecchia 'moderna'. [...] È uno dei miei sogni occuparmi di salvare Sana'a ed altre città, i loro centri storici: per questo sogno mi batterò, cercherò che intervenga l'Unesco”.

P.P.Pasolini


Per contribuire alla difesa dello Yemen Pasolini realizzò nel 1970 il cortometraggio Le mura di Sana’a, documentario in forma di appello all’ Unesco.

Il filmato non è mai uscito nei circuiti commerciali; è stato trasmesso dalla Rai il 16 febbraio 1971 e replicato nel 1997". 

Girò inoltre in Yemen alcuni dei suoi momenti cinematografici più alti  come ad esempio Il fiore delle Mille e una notte.


 
L'appello


«Ci rivolgiamo all’Unesco perché aiuti lo Yemen a salvarsi dalla sua distruzione, cominciata con la distruzione delle mura di Sana’a. 

Ci rivolgiamo all’Unesco perché aiuti lo Yemen ad avere coscienza della sua identità e del paese prezioso che esso è. 

Ci rivolgiamo all’Unesco perché contribuisca a fermare una miseranda speculazione in un paese dove nessuno la denuncia. 

 Ci rivolgiamo all’Unesco perché trovi la possibilità di dare a questa nuova nazione la coscienza di essere un bene comune dell’umanità, e di dover proteggersi per restarlo.

 Ci rivolgiamo all’Unesco perché intervenga finché è in tempo a convincere una ancora ingenua classe dirigente che la sola ricchezza dello Yemen è la sua bellezza; che conservare tale bellezza significa oltretutto possedere una risorsa economica che non costa nulla, e che lo Yemen è in tempo a non commettere gli errori commessi dagli altri paesi.

 Ci rivolgiamo all’Unesco in nome della vera se pur ancora inespressa volontà del popolo yemenita, in nome degli uomini semplici che la povertà ha mantenuto puri, in nome della grazia dei secoli oscuri, in nome della scandalosa forza rivoluzionaria del passato».

P.P.Pasolini 

(Solo nel 1986 la capitale dello Yemen è stata dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'umanità).
 
Il Video:
 

@Eretico e Corsaro - Le Pagine Corsare

Curatore, Bruno Esposito

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