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mercoledì 6 agosto 2014

Pasolini e Pound - Intervista con vampiro

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro


Intervista con vampiro

Tratto da:
In the Theater of my Mind:
Authorship, Personae, and the Making of Pier Paolo Pasolini’s Work

Gian-Maria Annovi

Submitted in partial fulfillment of the
requirements for the degree of
Doctor of Philosophy
in the Graduate School of Arts and Sciences

COLUMBIA UNIVERSITY
2011
© 2011
Gian-Maria Annovi



Tra i documenti più importanti del rapporto tra Pasolini e Pound c’è sicuramente l’intervista televisiva intitolata Un’ora con Ezra Pound, trasmessa originalmente dalla RAI la sera del 7 giugno 1968 e in seguito diffusa in una versione ridotta di circa venti minuti. Sulle circostanze in cui avvenne tale intervista è bene soffermarsi per un momento, visto che esistono alcune discrepanze tra le versioni fornite dagli studiosi del poeta americano. Innanzitutto è opportuno accordarsi sulla data: l’intervista non ebbe luogo “in Venice during the winter of 1968,”(76) come ha scritto David Anderson, ma con tutta certezza nell’autunno del 1967, almeno secondo il ricordo di Vanni Ronsisvalle, “a sicilian poet whose work – a detta di Pound – merits serious attention”(77) e iniziale ideatore del progetto che si rivelò in seguito un vero e proprio “lavoro da entomologi”(78) durato per più di sei mesi tra Sant’Ambrogio in Liguria e la casa veneziana di Pound di  Calle Querina.
La figura di Ronsisvalle fu però completamente messa in ombra dall’improvvisa e tempestosa partecipazione di Pasolini, tanto che nel lavoro di montaggio fatto successivamente sul girato, alcune delle risposte alle domande del giovane scrittore sembrano essere state rivolte da Pasolini. Secondo Anderson, ad oggi l’unico poundista ad essersi occupato dell’intervista e ad aver fornito una trascrizione in inglese del dialogo tra Pasolini e Pound, Ronsisvalle non sarebbe stato nemmeno presente al momento della registrazione e Pasolini si sarebbe presentato senza preavviso alcuno, spiegando che il giovane aveva dovuto andarsene improvvisamente per assistere il padre malato.(79) 
Se si visiona il documentario, in cui si scorge spesso la sagoma di un’altra figura seduta di fianco a Pasolini, intento in alcune sequenze a ritrarre Pound (“sono qui di fronte a lei ed accanto al nostro amico Ronsisvalle”)80 e soprattutto se si dà credito al diretto interessato, la versione di Anderson risulta essere frutto di fantasia o forse consapevole esercizio di deformazione. Il fatto è che Olga Rudge, compagna di Pound, all’epoca dell’intervista ottantaduenne e chiuso da anni in un ostinato quanto misterioso silenzio, si era opposta con fermezza all’ipotesi di fargli incontrare Pasolini: “non offro Ezra al macello, non si può sacrificarlo a questa cosa che ora le è passata per la mente come una tentazione diabolica.”(81)
Pound non pare dunque essere stato l’unico ad aver “sperimentato” pregiudizi  ideologici: forse, nel 1967, non aveva letto nulla – posto che l’abbia mai fatto – di Pasolini, ma di certo Olga era ben al corrente delle inclinazioni politiche  dell’intervistatore, dello scandalo provocato dalle sue opere cinematografiche e poetiche, delle polemiche sui quotidiani, dei numerosi processi per vilipendio alla religione e oscenità. La resistenza di Olga non rende comunque conto della versione dei fatti diffusa da Anderson, che non solo fa passare Pasolini per un bugiardo in combutta con Ronsisvalle,(82) ma lascia credere che Pound non fosse al corrente delle domande (definite “too abstract” e “ridiculous”) che l’intellettuale italiano gli avrebbe posto. Sembra infatti che, nei giorni precedenti, “to avoid slips in Italian, Pound followed the conventional practice of asking for a list of Ronsisvalle’s questions some days in advance of each  session. He prepared brief answers in English which he then translated into Italian. Olga Rudge wrote out the Italian texts in large letters on cardboard sheets which were held up at a distance from Pound during the interview […] he either read the answers directly onto the record, or based his answer on the prepared text.”(83)
Secondo la ricostruzione degli eventi di Anderson, presentandosi all’improvviso  Pasolini avrebbe inteso mettere Pound in difficoltà, impedendogli di prepararsi in anticipo alle domande. La confutazione del suo racconto sta in bella vista nello splendido volume fotografico di Vittorugo Contino dedicato a Pound e all’Italia, contenente anche alcuni stralci dell’intervista con Pasolini: Spots and dots. Ezra Pound and Italy.(84)
Nell’ultima sezione del libro, il fotografo ha sottoposto il poeta a una serie di scatti con alle spalle – secondo le parole stesse del protagonista – “facsimili of texts which, translated, I read in the course of interviews with Pier Paolo Pasolini and Vanni Ronsisvalle for an italian documentary. It was my first talk with Pasolini, enjoyable, if a little one sided through my fault.”(85)
Il confronto tra le frasi in inglese riprese nelle fotografie di Contino e le risposte di Pound nell’intervista con Pasolini non lascia dubbi circa la dinamica degli  avvenimenti, visto che anche le prime parole del poeta americano – una frase apparentemente estemporanea – sono in realtà annotate alle sue spalle.
Secondo il ricordo di Ronsisvalle, Pasolini “recitò disciplinatamente il testo delle quattro paginette di appunti” che aveva tracciato “con qualche sforzo di  memoria in quelle cinque ore di treno dalla capitale”(86) per raggiungere Venezia. Tali paginette devono essere passate prima dalle mani di Olga e poi in quelle di Pound, divise per nuclei e orchestrate in forma dialogica con le domande di Ronsisvalle. Le risposte, una volta concordate, sono state dapprima scritte in inglese e poi in italiano. Naturalmente, durante l’intervista, sia Pasolini che Pound si presero la libertà di una minima improvvisazione, ma di certo  quella che Anderson definisce “the misture of submissive reverence and aggressive misinterpretation on the part of Pasolini”(87) non colse impreparato l’anziano poeta, tutt’altro che disposto a lasciarsi vampirizzare dallo scandaloso ospite italiano.

Se paragonata alle suggestive riflessione contenute negli articoli di Pasolini su  Pound, su cui mi soffermerò tra un momento, l’intervista si rivela piuttosto  approssimativa in termini di riflessione poetica. Ciò che pare evidente è soprattutto che la conoscenza pasoliniana di Pound è limitata ai Pisan Cantos, letti nella splendida traduzione di Alfredo Rizzardi:(88) tutte le citazioni e i riferimenti fatti da Pasolini nel corso dell’intervista si riferiscono infatti ai canti 75, 76, 78, 83 e in due casi la citazione coincide con l’ultimo verso del componimento, quasi che lo scrittore avesse sfogliato velocemente il volume soffermandosi sulle interruzioni tra un canto e l’altro, come se la fine di un componimento potesse liofilizzarne l’intensità. Insomma, non si può affermare  che Pasolini si fosse realmente preparato per l’intervista. Ciononostante, coglie in pieno la rilevanza simbolica di quell’incontro in funzione della propria poetica, e la esplicita sin dall’inizio. Ecco, infatti, come inizia il suo approccio con il vecchio poeta americano:

“Ah, lasciate che un vecchio abbia quiete.” Così finisce il suo XXCIIcanto e io so benissimo che son qui a turbare la sua quiete, Pound. Però,prima di tutto vorrei esternarle lo stato d’animo con cui io sono qui difronte a Lei. Leggerò un suo testo. Se ricorda, una delle poesie di Lustra,in cui Lei si rivolge a Walt Whitman, e dice così:
Stringo un patto con te, Walt WhitmanTi ho detestato ormai per troppo tempo.Vengo a te come un figlio cresciutoChe ha avuto un padre dalla testa dura;Ora sono abbastanza grande per fare amicizia.Fosti tu ad abbattere il nuovo legno.Ora è tempo d’intagliarlo.Abbiamo un solo fusto e una sola radice:Ristabiliamo commercio tra noi.
Ora, io potrei rileggere questa poesia cambiando due soli piccoliparticolari, ossia il suo nome e un’altra cosa che adesso sentirà. Potreileggerla così:
Stringo un patto con te Ezra Pound[…](89)

La sostituzione effettuata da Pasolini sul testo, non a caso intitolato “A Pact,” non è solamente il coup de theatre di un personaggio abituato a interagire con la telecamera, e che rivela ancora una volta la capacità di trasformare  l’intervista in una performance autoriale, ma un ben più raffinato gioco concettuale. Infatti, il ribaltamento provocato sostituendo il nome Whitman con Pound è molteplice. Prendendo letteralmente il posto dell’autore del componimento originale e l’odio evocato diventa così quello del Pasolini di un tempo (“Non amo Pound”), in una riflessione a posteriori del proprio percorso
artistico e intellettuale. Per un verso, infatti, si tratta di un odio puramente letterario: così come Pound aveva inizialmente rifiutato la poesia di Whitman in quanto linguisticamente non disciplinata, non radicata nella grande cultura poetica occidentale, così Pasolini non era riuscito a capire come si potesse impiegare nel presente la dirompente forza di rielaborazione dalla tradizione sperimentata da Pound nella prima metà del secolo, associandola a un modernismo conservatore. Allo stesso tempo, così come il fascista Pound scende a patti con il liberalissimo Whitman, il marxista eretico Pasolini stringe amicizia con Pound: “abbiamo un solo fusto e una sola radice.” Nel farlo, emerge però  anche l’aspetto edipico della suggerita relazione padre/figlio: l’odiato padre omosessuale Whitman, giudicato osceno proprio per la propria sessualità usata apertamente in Leaves of Grass, diventa per il figlio Pasolini l’odiato padre eterosessuale Pound. Come non ha mancato di ricordare nelle numerose narrazioni autobiografiche, anche il padre di Pasolini “approvava il fascismo,” tanto che in “Poeta delle ceneri” non esita a parlare di odio nei suoi confronti e afferma di essere stati “grandi nemici.”(90)
Che Pasolini fosse un “odiatore del padre,” secondo la bella definizione di  Gianfranco Contini, è risaputo, lo è forse meno il fatto che, oltre che sessista e antisemita, Pound fosse anche piuttosto omofobo, tanto che come ha notato Wayne Koestenbaum, studioso americano che si è occupato dell’omoerotismo implicito nella collaborazione letteraria tra Pound ed Eliot, l’apporto principale del miglior fabbro a The Waste Land è stato proprio quello di riconvertire in opera maschile – in discorso attivo – ciò che all’inizio si presentava ai suoi occhi con i tratti passivi dell’isteria femminile,(91) convinto che “trying to create a revolution in poetry was a phallic act.”(92) Per Pound, infatti, la ricerca della conoscenza “coincide con l’atto copulativo eterosessuale, il quale richiede la sottomissione della femmina da parte del maschio.”(93) Nonostante Pound si divertisse a vedere in Eliot la moglie da lui ingravidata, si premurò di eliminare ogni riferimento all’ambiguità della componente sessuale dell’autore di The Waste Land, allontanando lo spettro dell’omoerotismo della loro collaborazione.
Il fatto che Pasolini possa aver colto e amplificato l’allusione sessuale nella  relazione di Pound con Whitman è ipotizzabile se si legge il finale di A Pact: “Let there be commerce between us.” Ristabiliamo commercio tra noi. Verso che non lascia dubbi circa (l’ironico) riferimento alla natura sessuale del commercio in questione. Ma c’è di più. Nell’”Appunto 129C” di Petrolio, Pasolini descrive una festa antifascista, dove a un certo punto compare un personaggio grottesco, Padre Pambo, un “prete del dissenso” sfacciatamente ubriaco e omosessuale. Allontanato subito, s’incarica di leggere un testo al suo posto “un certo  Balestrini, un belloccio con certi capelli cotonati, di un colore tra il giallo e il rosa.”94 Ecco la descrizione della scena:

Si raschiò la gola, si tolse dalla tasca un foglietto che con sollievo di tutti apparve unico e piccolissimo, e cominciò a leggervi i seguenti versi, dal titolo, detto con voce altra e secca guardando fissamente e un po’ minacciosamente il pubblico, di Dirge:
flotsam and jetsamare gentlemen poedsurseappeal netsamour spinsters and coeds)thoroughly bretishthey scout the inhumanitarian fetishthat man isn't wumanvive the millennium three cheers for laborgive all things to ennione bugger thy nabor(neck and senecktieare gentlemen ppoydseven whose recktieare covered by lloyd's
Naturalmente in tutta la platea non c’era nessuno in grado di capire che si trattava di uno di quei testi inauditi che solo Ezra Pound – e solo lui – riesce a citare nei suoi scritti di poetica con tanta naturalezza, e con pretese magari sublimemente didattiche.(95)

L’intraducibile testo riportato è di E. E. Cummings, e Pasolini lo trova citato in Carta da visita, pubblicato da Scheiwiller nel ’74. Non si tratta di una scelta ingenua, perché la poesia, scritta come “a satire of Auden and Spender,”(96) presenta delle allusioni alla relazione tra omosessualità e poesia,  sufficientemente chiare perché proprio Pound eliminasse una citazione da questo testo nella sua opera cesarea su The Waste Land di Eliot.
L’inversione a chiasmo dei nomi in “A Pact,” dunque, non è solo simbolica, ma anche di natura sessuale. Con un gesto che sarebbe poi stato tipico dei movimenti di liberazione degli anni Sessanta, Pasolini ribalta la dialettica inclusione/esclusione: lo scrittore omosessuale, italiano e marxista diventa colui che accetta il padre che, “simbolicamente” e storicamente, lo ha rifiutato: l’americano Pound, il fascista Pound, il poeta Pound. Insomma, come già per d’Annunzio, anche nel caso di Pound l’interesse di Pasolini sembra attivato dalla componente omosessuale più o meno latente nell’opera.
Torna in mente la breve intervista a Giuseppe Ungaretti in Comizi d’amore, dove è proprio tramite lo scambio con il vecchio poeta che Pasolini stabilisce un primo parallelo tra la natura scandalosa dell’atto poetico e quella della propria sessualità.

Note:

76 David Anderson, "Breaking the Silence: The Interview of Vanni Ronsisvalle and Pier Paolo Pasolini with Ezra Pound in 1968," Paideuma, 10, 2 (1981 Fall): 331.

77 Ezra Pound, "Introduction," Vittorugo Contino, Spots and Dots. Ezra Pound in Italy (New York: Rizzoli, 1970).

78 Vanni Ronsisvalle, "Pasolini e Pound," Galleria, 35, 1-4 (1985): 169.
79 "On the last day of filming, Ronsisvalle did not appear at the usual time, between 10 o’clock and 10:30 in the morning. Pound and the RAI crew were ready and waiting upstairs in Pound’s studio. Shortly after 10:30, Pier Paolo Pasolini arrived downstairs and hurriedly explained to Olga Rudge that Ronsisvalle had been called away to his ailing father," Anderson, 331.

80 Ronsisvalle, 171.

81 Ivi, 169

82 "He [Pasolini] proceeded upstairs and took over the interview himself, leaving Miss Rudge with the suspicion that Ronsisvalle and pasolini might have agreed beforehand to "share" the interview with Pound," Anderson, 331-32.

83 Ivi, 331.

84 Cfr. nota 73.

85 Pound, "Introduction," Contino, 5.

86 Ronsisvalle, 168.

87 Anderson, 332.

88 La prima traduzione di Rizzardi fu pubblicata da Guanda nel 1953, seguita da un’edizione Garzanti nel 1977.

89 Mia trascrizione dalla registrazione video conservata presso la Cineteca di Bologna.

90 Pasolini,"Poeta delle ceneri," TP, Vol. II, 1262.

91 La moglie di Eliot, Vivien Haigh-Wood soffriva di gravi disturbi nervosi che portarono anche il poeta a un grave esaurimento nervoso. È proprio nel sanatorio svizzero in cui si era ritirato per curarsi che inizia a scrive The Waste Land.

92 W. Koestenbaum, Double talk: the erotics of male literary collaboration (New York: Routledge, 1989), 122.

93 D. Tryohnopoulos, "’(T)hat…the phallos percieves its aim’: L’aspetto educativo del coito nell’opera di Ezra Pound,’ Ezra Pound educatore, cit., p. 214. Sul tema dell’erotismo e del coito in Pound cfr. Richard Sieburth, Instigations. Ezra Pound and Remy de Gourmount (Cambridge & London: Harvard University Press, 1978).

94 Pasolini, Petrolio, 519.

95 Ivi, 519.

96 Christopher Sawyer-Laucanno, E. E.Cummings: a Biography, (New York: Sourcebooks, 2004), 467.



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Pasolini e Calvino - La funzione dell’intellettuale negli anni 1923-1985

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QUADERNI DEL LICEO SCIENTIFICO STATALE
“GALILEO GALILEI”ALILEO GALILEI”
numero 2
Sentieri letterari del Novecento
Relazioni su temi di Letteratura italiana
a cura di
Lina D’Andrea
PROVINCIA DI PERUGIA


La funzione dell’intellettuale negli anni 1923-1985

Definire il ruolo dell’intellettuale in rapporto alle caratteristiche e alle peculiarità del Novecento in ambito letterario rappresenta un problema di non facile soluzione.
Delimitando la nostra analisi al periodo che va dal 1955 ai nostri giorni ci ritroviamo comunque dinanzi ad una complessità di eventi e di fenomeni sociali che evidenziano la crisi dell’intellettuale soprattutto con l’affermarsi dell’industria delle comunicazioni e dello spettacolo, veicoli privilegiati di opinioni e di miti di massa. L’intellettuale si esprime in questo periodo soprattutto nel rapporto realtà - finzione con il rituale della visibilità e con caratteristiche funzionali alla visibilità stessa.
Entra perciò in crisi la figura dell’intellettuale-umanista e dell’intellettuale - legislatore, portatore di valori e ideologie; a livello alto si diffondono invece le figure dell’intellettuale-esperto, dell’intellettuale-manager e dell’intellettuale-intrattenitore inserito nei mass-media.(1)
E. Gioanola, integrando la riflessione precedente, afferma che la letteratura di questo secolo ha tutti i caratteri della negatività, informata com’è al pessimismo, alla nevrosi, al non-senso, ma è pur vero che essa ha giocato una disperata partita per la sopravvivenza contro una cultura sempre più funzionalizzata ai valori borghesi dell’efficienza e della produttività economica. Per questo ha rifiutato tutte le maschere del perbenismo e delle illusioni idealistiche, svuotandosi dei valori tradizionali, ma assicurando così la presenza di quel valore che essa stessa di per sè rappresenta (la “poesie pure” dei simbolisti), come possibilità di alternativa alle varie forme di razionalizzazione e come custodia dell’“altro” .(2)
Questa riflessione affronta il tentativo di penetrare nella complessità labirintica del problema integrando le due chiavi interpretative esposte: la prima prevalentemente sociologica, la seconda prevalentemente psicoanalitica, per affermare, ad esempio, non più la contrapposizione Calvino-Pasolini, ma piuttosto la loro convergenza sul terreno di comune riflessione sull’essere attraverso modalità ideative differenziate: la parola-imago e l’immagine-imago.
I due intellettuali sono stati assunti come modelli per le peculiarità espresse nella loro attività letteraria ed i segni lasciati nel nostro Novecento.



1) R. Luperini - P. Cataldi - L. Marchiani - F. Marchese, La scrittura e l’interpretazione, G. B. Palumbo,1999, 3, III pag. 543
2) E. Gioanola, Il Novecento, Colonna Edizioni, Milano, 1999, pag. 109


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