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domenica 21 aprile 2013

Il Vangelo secondo Matteo di Fabrizio Ferzetti, il Messaggero 9/4/2004

"Le pagine corsare " 
dedicate a Pier Paolo Pasolini

Eretico e Corsaro



« Un Vangelo in bianco e nero interpretato da attori non professionisti fra cui sottoproletari, scrittori (Gatto, Ginzburg, Leonetti, Siciliano, Wilcock), un futuro filosofo (Agamben) e la madre dell’autore nel ruolo della Madonna. Un Gesù giovane e aguzzo che sembra uscito da un quadro di El Greco o di Georges Rouault, mentre nella realtà era uno studente spagnolo in esilio. Un film austero e sapiente, tutto girato fra Basilicata, Puglia e Calabria, perché Pasolini non pensò nemmeno un minuto di ricreare la Palestina del I secolo, ma ne cercò l’equivalente in quel Sud arcaico e pastorale che era al centro della sua personale mitologia. Tutto questo e molto di più è Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, che si riaffaccia restaurato in un pugno di sale mentre lo “spottone” pulp di Mel Gibson invade gli schermi come una forza d’occupazione. Naturalmente il paragone fra i due film non ha senso. Nel ’64 infatti il mondo non era sull’orlo di una guerra di religione; Pasolini inoltre era un poeta e da poeta affrontò il testo di Matteo, lanciandosi in ogni sorta di sperimentazione per cercare le soluzioni stilistiche più adeguate. Addio dunque alla famosa sacralità di Accattone, che sarebbe stata retorica applicata a un soggetto simile, e via con zoom, carrellate, teleobiettivi, tecniche quasi documentarie che danno al suo Vangelo quell’andatura “rubata” ancor oggi così commovente. Mai la parola di Gesù avrebbe avuto tanta forza al cinema, né l’avrebbe ritrovata in seguito. Mai passi così noti e commentati («Il mio film è la vita di Cristo più duemila anni di storie sulla vita di Cristo») sarebbero apparsi così umili, quotidiani, concreti. Pochi sguardi feriti, una fuga lungo un orto, e si consumano lo sconcerto e il prodigio della maternità di Maria. Un fischio alla pecorara e parte la strage degli innocenti. Una corsa a perdifiato, ed ecco Giacomo e Giovanni. Mentre i ricchi, i potenti, i sacerdoti, vivono nei fantasiosi costumi di Danilo Donati, incastonati con naturalezza davvero miracolosa fra i Sassi di Matera e i castelli di Puglia. Naturalmente il Vangelo di Pasolini non era fatto per piacere a tutti, e se a Venezia fu premiato fra gli sputi fascisti, solo il coraggio del produttore Alfredo Bini vinse l’indifferenza ostile delle banche. Visto oggi ci riporta a un’epoca remota, quando il cinema lo facevano gli uomini, non le macchine; e il dibattito culturale non aveva l’isteria malata, quasi militarizzata di oggi. Curiosamente ma non troppo, nel tempo Pasolini continuò a cambiare idea al suo riguardo (un film «ambiguo e sconcertante» arrivò a definirlo). Forse temendo di aver messo in quel Cristo sferzante troppo di sé ».
Fabrizio Ferzetti, il Messaggero 9/4/2004 ©

« ...il nostro cineasta ha soltanto composto il più bel film su Cristo che sia stato fatto finora, e probabilmente il più sincero che egli potesse concepire. Di entrambe le cose gli va dato obbiettivamente, ma non entusiasticamente atto ».
l'Unità ©

Voce alle Maestranze

« Avrei potuto demistificare la reale situazione storica, i rapporti fra Pilato e Erode, avrei potuto demistificare la figura di Cristo mitizzata dal Romanticismo, dal cattolicesimo e dalla Controriforma, demistificare tutto, ma poi, come avrei potuto demistificare il problema della morte? Il problema che non posso demistificare è quel tanto di profondamente irrazionale, e quindi in qualche modo religioso, che è nel mistero del mondo. Quello non è demistificabile... ».
Pier Paolo Pasolini, il regista

Voce agli Interpreti

« Ciò che accadde è che quel film fu girato in parte in Calabria, e a quell'epoca il sud dell'Italia era più meridionale del sud della Spagna: le persone che sfilavano in abiti neri mi chiedevano che realizzassi qualche miracolo, non erano disposte a credere che io non fossi Cristo, oppure si offendevano quando fumavo. Perché Cristo non fuma ».
Enrique Irazoqui, Gesù Cristo nel film

Curiosità

Il film si classificò 68° nella classifica dei film più visti al cinema nella stagione 1964-65.
Il film è dedicato da Pasolini alla "cara, lieta e familiare" memoria di Giovanni Paolo XXIII.
La pellicola originale ha subito un restauro nel 2004 da Mediaset, con il Centro Sperimentale di Cinematografia in collaborazione con Compass Film.
Le riprese del film si effettuarono dall'aprile al luglio del 1964.
Quando fu presentato, il film fu largamente apprezzato e premiato dalla critica cattolica, quanto aspramente contestato dalla sinistra politica.

Fonte:
http://calabriainciak.blogspot.it/2010/12/il-vangelo-secondo-matteo-italia-1964.html


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Curatore, Bruno Esposito

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